Scontri, manifestazioni e guerriglia urbana, cosa sta succedendo a Panama?

Da oltre una settimana, il Panama è nella morsa degli scioperi e delle manifestazioni.
Migliaia di persone da giorni scendono in piazza e si scontrano con le forze di polizia, trasformando le manifestazioni in guerriglia urbana.
Il paese si è paralizzato dopo che gli insegnanti hanno deciso di scioperare. In poco tempo, alla categoria si sono giunte altre categorie come quella degli edili, degli studenti o degli indigeni.

Dopo la crisi economica dovuta alla pandemia e dopo l’approvazione delle sanzioni alla Russia, a Panama i prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati in maniera vertiginosa. Non solo, ad aumentare sono stati anche i prezzi dell’elettricità, della benzina e dei farmaci.

Con l’inflazione alle stelle ed i salari che hanno praticamente dimezzato il loro potere d’acquisto, i cittadini non hanno avuto altra scelta se non scendere in piazza per far sentire la loro voce.

Le misure adottate dal governo del Panama per porre fine alle manifestazioni e alla crisi

Intanto il governo di Panama si è impegnato a tagliare la spesa pubblica, riducendo lo stipendio dei dipendenti pubblici del 10%. Mentre sono stati sospesi gli aumenti salariali previsti ed i benefit dei funzionari pubblici.

Dopo un aumento vertiginoso del 47% da inizio anno fino ad oggi, anche il prezzo della benzina ha visto un calo, precisamente – 24%.
Il presidente panamense Laurentino Cortizo, ha comunicato che dal 15 luglio il prezzo di un gallone di benzina (3,78 lt) non supererà il costo di 3,95 dollari.

Il presidente inoltre, ha informato i cittadini su un’altra misura intrapresa dal suo governo, si tratta del congelamento dei prezzi di una dozzina di prodotti di prima necessità.

Sospese le proteste, i manifestanti si dicono pronti a riprenderle laddove il Governo non mantenga le promesse fatte. Intanto il presidente Cortizo, colpito da una malattia del sangue in queste ultime settimane, rassicura i suoi cittadini dicendosi pronto ad adottare nuove misure per a favor di piazza.

Intanto le manifestazioni coinvolgono sempre più persone, segnate già dagli analisti le più massicce mai viste a Panama, sicuramente le più più grandi da quando tre anni fa Laurentino Cortizo è salito al potere.
 

Il ruolo della Chiesa per la mediazione

Nel frattempo gli organi religiosi panamensi, accolgono l’invito del Governo di contribuire come mediatori in una fase così delicata come quella che la società panamense sta attraversando.

Dopo oltre una settimana di proteste, monsignor José Domingo Ulloa, arcivescovo di Panama, con un comunicato stampa ha dichiarato: “Visto l’appello del Governo a svolgere un ruolo di mediazione da trovare una via d’uscita, inclusiva e partecipata, alla situazione che il Paese sta vivendo, comunichiamo ai cittadini che la Chiesa cattolica accoglie l’invito a essere mediatori nella costruzione del consenso necessario per una pacifica convivenza”.

Intanto gli occhi rimangono puntati su tutta l’America Latina, dove diversi paesi stanno affrontando una durissima crisi dovuta all’inflazione e alla guerra in Ucraina.

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