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Frances Haugen testimonia contro Facebook al Congresso

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L’ex product manager che sta accusando Facebook, Frances Haugen, ha parlato davanti al Congresso degli Stati Uniti. Il focus dell’udienza è stata la ricerca del social sull’impatto di Instagram sui minori, diventata pubblica solo dopo che Haugen l’ha fatta pubblicare sul Wall Street Journal. Ma la ex dirigente ha parlato anche di altre presunte tattiche del social network. E sembra che i senatori abbiamo ascoltato con molto interesse.

Frances Haugen testimonia davanti al Congresso contro Facebook

“Le scelte fatte all’interno di Facebook sono disastrose per i nostri bambini, per la sicurezza pubblica, per la nostra privacy e per la nostra democrazia”. Frances Haugen non è andata sul sottile nelle accuse contro il gigante dei social network nell’udienza senatoria di martedì.

L’ex product manager (che prima di Facebook ha lavorato anche a Google, Yelp e altre aziende tecnologiche) ha illustrato ai senatori i dettagli della ricerca che pubblicato sul Wall Street Journal. Haugen però ha anche accusato Facebook di prendere di mira gli adolescenti, anche quelli sotto i 13 anni. E ha aggiunto di non credere che Instagram Kids sia stato davvero sospeso: secondo lei il social per bambini è ancora in sviluppo.

Inoltre, secondo l’ex dipendente Facebook non ha abbastanza personale per monitorare e tutelare gli utenti sulla piattaforma. La società per lei sarebbe “intrappolata in un circolo vizioso in cui fatica ad assumere. Questo crea progetti sotto-personale, che provoca scandalo, che rende ancora più difficile assumere”.

In particolare, questo impatterebbe il monitoraggio della piattaforma nei Paesi dove non si parla inglese. Haugen ha detto che l’87% della spesa per combattere la disinformazione è su contenti in Inglese, anche se solo il 9% degli utenti lo parla come prima lingua.

Serve un intervento politico

La “whistleblower” ha anche spiegato che la presunta mancanza di trasparenza rende necessario un intervento legislativo. “Il fatto che Facebook sia così spaventato di anche la più basica trasparenza, che si impegni a bloccare i ricercatori che stanno facendo domande, dimostra la necessità di un controllo del Congresso”.

Mark Zuckerberg ha risposto alle accuse in un lungo post su Facebook. Sia lui che la portavoce dell’azienda Lena Pietsch concordano però almeno su un punto con Haugen. “Nonostante tutto questo, siamo d’accordo su una cosa: è arrivato il momento di iniziare a creare regole standard per l’uso di internet. L’ultima volta che sono state aggiornate era 25 anni fa e invece che aspettarsi che sia l’industria a fare decisioni sociali questo compito spetta ai legislatori. È tempo che il Congresso agisca”.

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