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Freedomleaks, la piattaforma a difesa dell’aborto in Italia

Un'iniziativa dell'Associazione Luca Coscioni e Soccorso Civile

Nelle ultime settimane ci siamo concentrati sulla questione della sentenza Roe negli Stati Uniti, senza mai soffermarci sulla reale condizione del diritto all’aborto in Italia. Come ben sappiamo, da circa 44 anni la legge 194 garantisce alle donne il diritto all’interruzione volontaria alla gravidanza. Ma questo non significa certo che ricorrere all’aborto sia così facile nel nostro Paese. Anzi, tutt’altro. Le cliniche pullulano di obiettori di coscienza, e spesso risulta difficile – se non impossibile – avviare la pratica per interrompere la gravidanza. Proprio per questo, l’Associazione Luca Coscioni ha lanciato Freedomleaks, una piattaforma online pensata per raccogliere segnalazioni anonime sull’applicazione della legge 194 in Italia. Uno strumento che finalmente farà luce sul difficile percorso che moltissime donne sono costrette ad affrontare ogni giorno.

L’aborto in Italia: uno sguardo alla situazione attuale

La questione relativa all’aborto in Italia è incredibilmente complessa. Nonostante la legge 194 sia in vigore da oltre 40 anni, è quasi impossibile avere dati effettivi sulla sua applicazione. Come riferisce l’Associazione Luca Coscioni, il Ministero della Salute condivide esclusivamente “dati chiusi, aggregati solo per regione e aggiornati al 2019“. Questo significa che non è possibile sapere quali sono le strutture che permettono alle donne di accedere all’interruzione di gravidanza. Nè tanto meno dove sono concentrati gli obiettori di coscienza. E come potete immaginare, la mancanza di queste informazioni rende molto difficile il percorso delle donne che scelgono di interrompere la gravidanza, tanto da “costringerle” ad optare spesso per un aborto clandestino.

Freedomleaks aborto
Credits: ANSA

Questa, per quanto possa stupirvi, è la situazione dell’aborto in Italia oggi. E da qui nasce l’indagine “Mai dati” di Chiara Lalli e Simona Montegiove che, insieme all’Associazione Luca Coscioni, hanno chiesto alle istituzioni di aprire i dati sull’applicazione della legge 194. Nel giro di alcuni mesi, sono stati così raccolti una serie di dati specifici al fine di costruire una mappa che potesse segnalare gli ospedali con il 100% di obiettori di coscienza. E quelli con una percentuale superiore all’80% per tutte le altre categorie professionali – ginecologi, anestesisti, personale non medico -. I risultati, come forse potete immaginare, non sono stati poi così confortanti.

A quanto pare, ci sono “72 ospedali che hanno tra l’80 e il 100% di obiettori di coscienza“. E “22 ospedali e 4 consultori con il 100% di obiezione tra medici ginecologi, anestesisti, personale infermieristico e OSS“. Inoltre, sono ben 18 gli ospedali con il 100% di ginecologi obiettori. E 46 le strutture “che hanno una percentuale di obiettori superiore all’80%“. In totale, sono 11 le Regioni italiane in cui c’è almeno un ospedale con il 100% di obiettori. Tra queste, “le regioni più inadempienti sono la Sardegna e la Sicilia, con più dell’80% di mancata risposta all’accesso civico generalizzato“. Insomma, la fotografia del diritto all’aborto in Italia non è così idilliaca come sembra. Ed è proprio per questo che l’Associazione Luca Coscioni ha scelto di lanciare la piattaforma Freedomleaks. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Freedomleaks, la piattaforma che difende il diritto all’aborto in Italia

La legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza è applicata?“. Questo il quesito a cui intende rispondere Freedomleaks, la piattaforma messa a punto dall’Associazione Luca Coscioni per monitorare lo stato reale di applicazione della legge in Italia. Uno strumento rivolto a tutte quelle donne che hanno incontrato problemi nell’accesso al servizio di interruzione della gravidanza. Promosso da Soccorso Civile, quindi, Freedomleaks raccoglie segnalazioni di donne che hanno avuto difficoltà nel reperire informazioni utili sulle cliniche per l’aborto. O che hanno avuto problemi nel prenotare visite specifiche. Donne che sono state trattate male per la decisione che hanno preso, o che addirittura non sono riuscite a ricevere il servizio che la legge 194 gli garantisce. Oppure ancora, studenti di Medicina o specializzandi di Ostreticia che hanno una storia particolare da raccontare.

Le segnalazioni, come potete immaginare, sono tutte in forma anonima, così da garantire il rispetto della privacy delle persone. Il funzionamento della piattaforma, poi, è semplice ed intuitivo. Basta collegarsi al sito di Freedomleaks, scegliere la sezione nell’ambito in cui si vuole effettuare la segnalazione – Interruzione di Gravidanza/Legge 194/78 – e seguire le istruzioni. Vi sarà richiesto di inserire la vostra categoria di appartenenza – Donna che ha chiesto di abortire, Personale sanitario, Studente – e poi di seguire una serie di step che vi permetteranno di compilare la vostra segnalazione. Una volta completata, vi basterà inviarla, così da ricevere un codice a 16 cifre, che “consentirà di tornare a collegarsi in un secondo momento al sito report.freedomleaks.org, leggere le nostre risposte ed eventualmente fornire ulteriore documentazione“.

Un procedimento semplice, che assicurerà alle donne italiane la possibilità di segnalare la propria esperienza con l’interruzione alla gravidanza. Così da riuscire a raccogliere quei dati che in Italia ancora rimangono segreti. Nonostante la legge 194 sancisca il diritto all’aborto sul nostro territorio.

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Chiara Crescenzi

Editor compulsiva, amante delle serie tv e del cibo spazzatura. Condivido la mia vita con un Bulldog Inglese, fonte di ispirazione delle cose che scrivo.

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