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Facebook e Instagram non saranno più disponibili in Europa?

La minaccia arriva direttamente da Meta

Non ci sono dubbi: dalle prime dichiarazioni di Frances Haugen in poi, non si può dire che l’ex gruppo Facebook, oggi Meta, abbia vissuto giornate tranquille.

I Facebook Papers prima, il rebranding dopo. E nelle settimane successive scandali, multe, colpi di scena.

Sino al recentissimo e clamoroso tonfo di Meta a Wall Street. Che tra le altre ripercussioni potrebbe avere anche quella (tutto sommato non grave) di estromettere Mark Zuckerberg dalla lista dei dieci uomini più ricchi del pianeta.

Ed ecco arrivare, proprio dai vertici di Meta, una clamorosa dichiarazione ai confini con la minaccia. Secondo cui l’azienda sarebbe pronta a chiudere Instagram e Facebook in Europa.

Per quale motivo centinaia di milioni di utenti rischiano di non avere più accesso a due tra i social più famosi e utilizzati del pianeta?

Instagram e Facebook chiuderanno in Europa?

La notizia è apparsa nel rapporto annuale presentato giovedì 3 febbraio dall’azienda di Zuckerberg alla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti.

Ma occorre contestualizzare la minaccia di Meta di chiudere Instagram e Facebook in Europa. E per farlo occorre tornare su una delle tante querelle che vedono impegnata l’azienda di Menlo Park. In questo caso, occorre riferirsi alla dibattuta questione del trasferimento dei dati europei negli Stati Uniti.

facebook instagram

Il problema del trasferimento dei dati

Il nuovo quadro normativo dell’Unione europea vieterebbe infatti il trasferimento dei dati dall’Europa agli Stati Uniti.

Ma questo limiterebbe di molto la politica – piuttosto aggressiva – di Meta nei confronti della propria utenza. La raccolta dei dati, infatti, è necessaria all’azienda per poter calibrare la pubblicità su esigenze e gusti di ogni singolo utente delle due piattaforme.

Più precisamente, Meta ha contestato l’ordine preliminare dall’authority irlandese che intende impedire all’azienda di trasferire i dati europei negli Stati Uniti. La commissione irlandese per la protezione dei dati ritiene illegittima questa pratica alla luce dei regolamenti dell’Unione europea sulla tutela della privacy.

Irlanda? No, Europa

Ma l’Irlanda può decidere per l’Europa?

Sì, perché Meta ha deciso di eleggere Dublino a sede di riferimento per il nostro continente. L’azienda raccoglie lì i suoi ricavi europei (e ha scelto quella sede per le aliquote modeste del Paese).

Ma ora è la stessa Irlanda a mettere in guardia Meta. E Meta ha risposto ventilando l’ipotesi di chiudere Instagram e Facebook in Europa.

Al solo Facebook, per dare un’idea dei numeri, accedono mensilmente circa 410 milioni di utenti europei.

La minaccia di Meta

Meta ha dunque dichiarato che se l’Ue negherà il trasferimento dei dati dall’Europa agli Stati Uniti, la società non potrà più “offrire alcuni prodotti e servizi”, come appunto Instagram e Facebook.

“​Se non siamo in grado di trasferire dati tra paesi e regioni in cui operiamo, o se ci è vietato condividere dati tra i nostri prodotti e servizi, potremmo non essere più in grado di offrire servizi o di indirizzare gli annunci” spiega Meta, che però ha fiducia in un accordo con le autorità nel 2022.

In questo senso Nick Clegg, vicepresidente degli affari globali, ha invitato l’Unione europea ad “adottare un approccio proporzionato e pragmatico per ridurre al minimo le interruzioni per le molte migliaia di aziende che, come Facebook, hanno fatto affidamento su questi meccanismi in buona fede per trasferire i dati in modo sicuro”.

La parziale ritrattazione

I lettori si immagineranno facilmente le reazioni suscitate da simili dichiarazioni. Peraltro rilasciate in un periodo – come abbiamo già detto – piuttosto turbolento per il colosso di Menlo Park.

Che tramite un suo portavoce ha smorzato i toni della polemica. “Facebook non minaccia di ritirarsi dall’Europa. I documenti legali depositati presso l’Alta Corte irlandese affermano la semplice realtà che Facebook, e molte altre aziende, organizzazioni e servizi, fanno affidamento sui trasferimenti di dati tra l’Ue e gli Stati Uniti per operare i loro servizi”. 

Il ruolo di Max Schrems

Un ruolo centrale nella salvaguardia della privacy degli utenti europei lo riveste Max Schrems. Ovvero un attivista austriaco che ha più volte denunciato la violazione dei dati degli utenti europei da parte dei colossi tech americani. E lo ha fatto tramite la sua associazione, Noyb.

Una delle due azioni di Noyb, di cui vi abbiamo parlato in un altro articolo, ha portato l’autorità di controllo austriaca a fare causa a Google. E il motivo è del tutto analogo a quello alla base della minaccia di Meta di chiudere Instagram e Facebook nel nostro continente. L’accusa del garante austriaco è quella che Google Analytics, esportando i dati negli Stati Uniti, avrebbe violato il GDPR europeo, cioè il regolamento generale sulla protezione dei dati.

La scorsa primavera, sempre tramite sollecitazione di Schrems, la Corte Suprema dell’Austria aveva denunciato i metodi con cui Facebook raccoglie i dati dei suoi utenti.

Aggiornamento: la dichiarazione di Meta

Durante la stesura dell’articolo è arrivata la nota di un portavoce di Meta, che riportiamo per intero: “Non abbiamo assolutamente alcun desiderio e alcun piano di ritirarci dall’Europa. Semplicemente Meta, come molte altre aziende, organizzazioni e servizi, si basa sul trasferimento di dati tra l’UE e gli Stati Uniti per poter offrire servizi globali. Come altre aziende, per fornire un servizio globale, seguiamo le regole europee e ci basiamo sulle Clausole Contrattuali Tipo (Standard Contractual Clauses) e su adeguate misure di protezione dei dati.

Le aziende, fondamentalmente, hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere a lungo termine i flussi di dati tra Stati Uniti ed UE, e come più di 70 altre aziende in una vasta gamma di settori, mano mano che la situazione si evolve, stiamo monitorando da vicino il potenziale impatto sulle nostre operazioni europee”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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