Come è cambiato il metodo di pagamento nella storia? Cosa c’era prima del denaro contante, e – visto cosa sta accadendo oggi con le criptovalute e gli smartphone – cosa ci sarà dopo?
Come è cambiato il metodo di pagamento: prima di monete e banconote
Pagare significa, almeno per adesso, mettere mano al portafogli. E in molti casi (quanto meno in Italia, terzultimo Paese in Europa nell’uso delle carte di credito) equivale al gesto di estrarre banconote e monete. Si tratta del cosiddetto denaro contante, o liquido, universalmente accettato in un determinato territorio di riferimento, che di solito è uno Stato o un’unione di più Stati.
Ma non è sempre stato così. Scopriamo come è cambiato il metodo di pagamento nella storia umana, e come sta (rapidamente) mutando in questi ultimi anni.
Il baratto diretto
Il desiderio di possedere ciò che non si ha è nato assieme all’uomo. Quando ancora non esisteva il denaro, l’unico metodo di pagamento disponibile sembrava essere il baratto diretto. Ovvero, né più né meno, lo scambio immediato di un bene con un altro.
I popoli antichi, come gli Egizi, i Cretesi e i Greci, utilizzavano dunque i beni anziché le monete: le compravendite erano assicurate dal reciproco scambio di bestiame, legno, sale e vari materiali.
Tutto funzionava se gli accordi erano soddisfacenti e il baratto avveniva in diretta. I problemi sono tuttavia iniziati con lo scambio a credito (“Tu mi dai X oggi, io in cambio ti porterò Y domani”). Si tratta di una pratica basata sulla fiducia, che richiede rapporti consolidati tra diverse popolazioni.
Ma come garantire il pagamento a credito?
Il baratto mediato e la moneta merce
Nasce allora il baratto mediato, che sostituisce quello diretto. E che vede l’introduzione di una terza merce come garanzia, detta moneta merce. Nel mondo occidentale, diventano monete merce alcune specifiche lavorazioni di metalli, tra cui l’oro. Ecco l’introduzione del denaro, inizialmente come valore-ponte, per dare la possibilità di scambi differiti: pratica indispensabile quando la compravendita era tra prodotti disponibili in momenti diversi dell’anno.
La moneta, il mercato, i tassi di cambio
Il denaro compare per la prima volta nell’ottavo secolo a.C. nella Lidia, regione dell’Asia Minore. E poco dopo l’entrata in scena della prima moneta, l’elektron, nasce il mercato.
La nuova figura del mercante (colui, cioè, che guadagna con le compravendite) introduce i tassi di cambio tra due beni: può decidere di acquistare un bene scambiandolo con altro bene (o denaro) per poi rivenderlo a un valore maggiore.
Come è cambiato il metodo di pagamento: banconote e banche
Le banconote nascono in Cina all’inizio del nono secolo d.C., ma la loro ampia diffusione in Europa dovrà attendere il diciottesimo secolo.
Per quanto riguarda le banche, già nell’antichità Babilonesi e Greci prestavano a interesse il denaro che si accumulava nei templi grazie alle offerte dei fedeli. Ma le prime vere e proprie banche fioriscono a partire dal Quattrocento, soprattutto tra Genova e Venezia, e il secolo successivo è la volta dei primi mercati finanziari.
Nell’Ottocento viene introdotto il concetto di denaro convertibile: in sintesi, il denaro può avere un valore intrinseco più basso rispetto al suo valore di scambio, cioè il metallo di cui è fatta una moneta (o il materiale di cui è fatta una banconota) vale meno delle merci a cui viene fatta corrispondere.
Le carte di credito
Il 1950 è un anno cruciale, perché dà il via alla smaterializzazione del denaro.
È allora che la Diners Club International inventa la prima carta di credito: un aneddoto vuole che l’idea sia venuta a Frank McNamara subito dopo aver dimenticato il denaro per pagare il conto al ristorante.
Le prime carte di credito non erano elettroniche ma si appoggiavano a dispositivi manuali che trasferivano su voucher cartacei l’impronta dei dati della carta.
In Italia le prime carte del circuito BANCOMAT si diffondono nel 1983, e tra il 1995 e il 1996 nasce PagoBANCOMAT.
Il presente (e oltre)
Più le carte di credito sono andate evolvendosi e più hanno eroso la leadership al denaro contante. I vantaggi sono ben noti: rapidità, attenzione all’ambiente, igiene e soprattutto maggior tracciabilità delle operazioni.
Oggi si è arrivati ai pagamenti fingerprint (tramite impronta digitale) e contactless (avvicinando lo smartphone al Pos). Per non parlare delle criptovalute: moda del momento o inevitabile approdo?
Tuttavia, come spesso avviene quando la tecnologia accelera in modo sorprendente, stiamo assistendo nel contempo a un curioso ritorno a diverse forme di baratto, pur rivisitate in salsa tech. Tralasciando il baratto amministrativo, introdotto per legge in Italia nel 2014, basti pensare agli scambi di appartamenti, o alle app che consentono di scambiarsi oggetti senza ricorrere al denaro.
Attendiamo con trepidazione un futuro in cui il cameriere del bar all’angolo contratterà in chat col cliente seduto a pochi metri da lui, per decidere quante Marlboro senza filtro potrà valere un cocktail Martini.
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