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Hacker filorussi attaccano siti della Nato

Intanto l’ambasciata Usa invita i cittadini americani a lasciare la Russia

Che i conflitti oggi si consumino sempre più anche sul versante informatico lo sta dimostrando la guerra russo-ucraina. Attacchi hacker incrociati, disinformazione, propaganda e censura. E, ultima in ordine di tempo, una controversia sull’uso improprio che l’esercito ucraino starebbe facendo di Starlink, il sistema Internet satellitare globale a banda larga di SpaceX.

Ma nelle ultime ore un’offensiva ha rinverdito la guerra fredda per antonomasia, quella tra gli Stati Uniti e la Russia.

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È infatti stato sferrato un attacco hacker ai siti della Nato, e il gruppo filorusso Killnet è fortemente sospettato. Anche se il gesto potrebbe non essere un diretto attacco antiamericano, fa scalpore (e si fatica a non istituire una relazione) un’altra recentissima notizia. Ovvero l’invito rivolto dall’ambasciata Usa ai cittadini americani in Russia di lasciare quanto prima il Paese.

Ma andiamo con ordine.

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L’attacco hacker alla Nato

Ricordiamo, anzitutto, che la Nato è un’organizzazione internazionale per la collaborazione nel settore della difesa. Si basa sul Patto Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile 1949 da Stati Uniti, Canada e diversi Paesi occidentali. Oggi i Paesi membri della Nato sono 30.

Cosa sappiamo dell’attacco? Intanto, che è stato sferrato nella giornata di domenica 12 febbraio. Poi, che esso è stato rivendicato dal gruppo Killnet (su cui torneremo) su un canale Telegram, e ha preso di mira la rete informatica della Nato.

La stessa Nato ha confermato l’offensiva a un’agenza di stampa tedesca, la Dpa.

Sono stati attaccati vari siti, tra cui quello del quartier generale delle operazioni speciali della Nato (Nshq).

Questa la dichiarazione della Nato alla Dpa: ”Gli esperti informatici della Nato stanno attivamente affrontando un incidente che ha colpito alcuni siti web della Nato. La Nato si occupa regolarmente di incidenti informatici e prende molto sul serio la sicurezza informatica.”

Attacchi Ddos

Si è trattato di attacchi Ddos (Distributed denial of service), che in sostanza mandano in tilt i server per mezzo di svariate migliaia di tentativi di accesso contemporanei.

Gli attacchi Ddos dunque, a differenza di quelli portati tramite ransomware, non sottraggono dati ma hanno piuttosto una funzione dimostrativa. Fungono, insomma, da avvertimento.

Anche se in questo caso, come ha riportato il Daily Telegraph, i siti della Nato momentaneamente fuori uso avrebbero rallentato gli aiuti aeree alle zone di Turchia e Siria colpite dal terremoto.

Il gruppo Killnet

A rivendicare (in modo del tutto credibile) l’attacco hacker ai siti della Nato è stato Killnet. Ovvero un collettivo di cybercriminali ideologicamente vicino a Mosca, che attacca i Paesi più o meno fortemente critici verso l’offensiva russa contro l’Ucraina.

Si parla di un gruppo di hacker giovanissimi (intorno ai vent’anni) che vanta decine di migliaia di seguaci su Telegram.

Lo scorso maggio, Killnet aveva dichiarato “guerra all’Italia”, e in un’offensiva incrociata aveva colpito diversi nostri siti istituzionali, tra cui quello della Difesa e quello del Senato.

Nei mesi scorsi, Killnet era stato accusato anche di offensive informatiche contro i siti del Bundestag (il parlamento federale tedesco), della polizia e delle infrastrutture critiche in Germania. Ma anche ai siti del ministero della Difesa e a quello delle ferrovie della Romania.

Sino ad arrivare all’attacco, recentissimo e clamoroso, ai siti dell’Alleanza atlantica.

L’ambasciata Usa: i cittadini americani in Russia lascino il Paese

La Nato è in fondo un’alleanza difensiva tra Stati Uniti ed Europa, quindi è chiaro che un attacco all’Alleanza atlantica è anche (se non soprattutto) un attacco agli Usa. Portato, a quanto sembra, da un gruppo di hacker vicini a Mosca.

Non sappiamo quanto questa offensiva sia collegabile alla dichiarazione dell’ambasciata americana in Russia. Che nelle scorse ore ha invitato i suoi cittadini a lasciare immediatamente il Paese. In una nota pubblicata online si legge che i cittadini statunitensi i quali “risiedono o viaggiano in Russia dovrebbero partire immediatamente.” C’è poi l’invito a “esercitare una maggiore cautela a causa del rischio di detenzioni illegali”.

Inoltre, eventuali cittadini americani in partenza sono pregati di “non recarsi in Russia a causa delle conseguenze imprevedibili dell’invasione immotivata e su larga scala dell’Ucraina da parte delle forze militari russe, del potenziale di molestie e di detenzione di cittadini statunitensi da parte di funzionari di sicurezza del governo russo, dell’applicazione arbitraria della legge locale, dei voli limitati in entrata e in uscita dalla Russia, della limitata capacità dell’Ambasciata di assistere i cittadini statunitensi in Russia e della possibilità di terrorismo”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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