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Google rinuncia alla promessa di non usare l’AI per armi e sorveglianza

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Il colosso di Mountain View ha cambiato radicalmente i suoi principi sull’uso dell’intelligenza artificiale. Google ha infatti eliminato le restrizioni che vietavano lo sviluppo di AI per armi e sorveglianza, sostituendole con impegni più generici sulla responsabilità e il rispetto delle leggi internazionali. Un’inversione di marcia decisamente allarmante, soprattutto tenendo conto delle attuali tensioni geopolitiche e della deriva suprematista e trumpiana negli Stati Uniti.

Google modifica i suoi principi sull’uso dell’AI: ok a armi e sorveglianza

Nel 2018, Google aveva pubblicato una serie di linee guida etiche sull’intelligenza artificiale, dichiarando esplicitamente che non avrebbe progettato o distribuito tecnologie AI per scopi militari o di sorveglianza. Queste restrizioni sono ora scomparse nell’ultima versione del documento.

Ora l’azienda afferma di impegnarsi per uno sviluppo responsabile, sottolineando la necessità di supervisione umana e il rispetto delle norme internazionali. Un linguaggio che quindi appare ben più vago rispetto alle precedenti dichiarazioni, che vietavano in modo specifico l’uso dell’AI per finalità belliche o di controllo della popolazione.

È importante comprendere il contesto in cui avviene questa scelta

La modifica arriva in un momento in cui Google sta aumentando la sua collaborazione con governi e forze armate. Già nel 2021, l’azienda ha partecipato all’asta per un contratto del Pentagono legato al cloud computing militare. Più recentemente, alcune inchieste hanno rivelato che Google ha fornito supporto al Ministero della Difesa israeliano per espandere l’uso dell’intelligenza artificiale nelle operazioni governative.

Le nuove linee guida sembrano quindi aprire la strada a una maggiore flessibilità nel lavorare con istituzioni che intendono usare l’AI per scopi strategici e di sicurezza. Il tutto in un momento in cui le big tech si sono tutte schierate al fianco della nuova – e controversa – amministrazione Trump.

Le reazioni, la giustificazione di Google e la posizione dell’AI Act sul tema armi

La nuova presa di posizione di Google ha ovviamente sollevato preoccupazioni tra esperti di tecnologia e diritti civili. In passato, migliaia di dipendenti dell’azienda avevano protestato contro il coinvolgimento di Google nei progetti militari, portando alla chiusura del contestato contratto Project Maven con il Dipartimento della Difesa USA (che prevedeva l’impiego di Machine Learning per combattere l’ISIS)

Di fronte alle critiche, Google ha giustificato la revisione della sua policy sottolineando il carattere “general-purpose” dell’AI. In un post ufficiale, il CEO di DeepMind Demis Hassabis e il vicepresidente James Manyika hanno spiegato che la tecnologia si è evoluta e che è fondamentale che le democrazie guidino il suo sviluppo.Secondo Google, quindi, il nuovo approccio permetterà di bilanciare innovazione e sicurezza, evitando che siano altre nazioni a dettare le regole nel settore dell’intelligenza artificiale.

La questione diventa ben più complessa sul territorio europeo, dato che proprio pochi giorni fa, il 2 febbraio, è scattata la prima sentenza per il rispetto dell’AI Act dell’Unione Europea. Per chi non conoscesse la normativa, l’AI Act rappresenta un primo tentativo di regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale per scopi critici. Il documento vieta espressamente alcune applicazioni considerate “inaccettabili”, come il social scoring e la manipolazione subliminale. Tuttavia, le regole sull’uso dell’AI per scopi militari o di sorveglianza restano in gran parte nelle mani dei singoli governi.

Siamo ancora nel far west dell’AI? Evidentemente si.

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Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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