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“Mamma, ho rotto il telefono” e altre truffe su WhatsApp: come difendersi

Come difendersi

L’estate, complici anche le vacanze e una certa maggior distraibilità generale, è la stagione in cui – più che in ogni altra – attecchiscono le truffe online di varia natura. Da quelle legate a finti siti di viaggi a quelle che promuovono fantomatici concorsi con mini frigo in regalo, solo per prendere due esempi.

Nelle ultime settimane, sulle varie chat di messaggistica rapida (in primis WhatsApp) truffe legate a una specifica fattispecie si stanno moltiplicando. E fanno leva in maniera astuta (oltre che subdola) sulla… credulità dei genitori. Vediamo di cosa si tratta, dopo di che facciamo un doveroso ripasso sulle norme da seguire per tenersi alla larga dai tentativi di raggiro in rete e sulle piattaforme social.

July 10, 2020, Brazil. In this photo illustration the WhatsApp logo seen displayed on a smartphone.

“Papà, ho perso il telefono” e le altre truffe su WhatsApp

No, non è un remake maldestro di “Mamma, ho perso l’aereo” ma uno degli incipit delle truffe che stanno prendendo piede su WhatsApp.

Basta fare un giro dei social e sull’argomento si trovano svariate testimonianze di genitori. Che riportano le frasi arrivate in chat. Alcuni esempi: “Ciao papà, il mio telefono si è rotto e questo è il mio nuovo numero: xxxxxxx”. Oppure: “Ciao papà, questo è il mio nuovo numero di telefono. Potresti salvarlo e mandarmi un messaggio sul WhatsApp quando lo hai letto?” O ancora: “Ciao mamma, il cellulare è rotto. Questo è il mio nuovo numero. Mi mandi un messaggio? Grazie mille”

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Insomma: cambia la forma ma non la sostanza. Un figlio o una figlia avvisa uno dei due genitori che, a causa di un furto (ma non necessariamente), il numero di telefono è cambiato. E la comunicazione si chiude con l’invito a mandare un messaggio per confermare di aver salvato il nuovo numero in rubrica.

La richiesta può anche arrivare per SMS, e in quel caso riporta in calce un link a WhatsApp.

Il raggiro

Quale genitore non farebbe ciò che il figlio o la figlia richiede? Specie se, come in questo caso, la richiesta appare più che legittima.

Il problema è che, se un genitore abbocca, la conversazione prosegue. E quanto prima il fantomatico figlio si dichiara momentaneamente impossibilitato a eseguire un bonifico, proprio per via del nuovo numero. Chiede dunque al padre o la madre di provvedere al suo posto, con la promessa di restituire la somma entro pochi giorni.

Il rapporto di fiducia

Sì, da una parte c’è il sentimento genitoriale, ma dall’altra dovrebbe esserci, ancor più spiccato, il buon senso (torneremo sull’argomento).

Queste tipologie di messaggi nascondono infatti nuove truffe circolanti su WhatsApp. Messaggi che vengono inviati a caso, anche a chi figli non ne ha. E in quel caso è assai facile subodorare le cattive intenzioni e ignorare la richiesta.

Viceversa, nel caso di un genitore, la truffa è del tutto simile a quella circolante qualche tempo fa, quando il mittente era (anzi, sembrava) il proprio istituto bancario. Il raggiro gioca sul rapporto di fiducia: quale banca o quale figlio mentirebbe? Ma se gli istituti bancari non richiedono mai con urgenza via messaggio di cliccare su un link, quale figlio chiederebbe (senza peraltro firmarsi) di inviare un messaggio dopo aver smarrito lo smartphone? Chi perde davvero un telefono, o cambia numero, comunica semplicemente quello nuovo, e chiede al massimo che venga salvato in rubrica.

“Mi manchi molto”

Già nel mese di aprile vi avevamo parlato di una versione analoga di truffa circolata su WhatsApp. Allora il tentativo di raggiro faceva leva non sul rapporto genitori-figli ma su quello erotico-sentimentale con… non si sapeva bene chi.

Infatti una non meglio definita persona scriveva: “Ciao, non ti contatto da molto tempo. Non so se ti ricordi ancora di me, quindi ti ho inviato una mia foto. Mi Manchi molto. Come stai? Sono passato a un nuovo account WhatsApp e vorrei che tu aggiungessi il mio nuovo account WhatsApp. Possiamo connetterci meglio qui”.

Come difendersi

Certo: a livello squisitamente tecnico, l’indicazione è quella di non cliccare mai su link sospetti.

Più in generale, però, la norma da seguire è: ricacciate l’emotività, affidatevi alla razionalità. Siete veramente disposti a sganciare al volo anche diverse migliaia di euro se è un figlio a chiederveli? Anche senza mai avere sentito la sua viva voce? E anche se, come nel caso di queste nuove truffe su WhatsApp, la sintassi dei “suoi” messaggi è spesso traballante, e il fantomatico interlocutore non risponde a nostre eventuali domande, ma tira dritto con la sua richiesta?

Siamo nel medesimo territorio delle fake news, e l’invito è il medesimo. Ormai non è più possibile – visto il larghissimo uso che fa dei device l’intera popolazione, dai ragazzini agli anziani – navigare su Internet o accedere ai social senza essere alfabetizzati.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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