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La ricerca basata sull’AI di Google “si prende il suo tempo” per dare risultati

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Google ha lanciato da qualche settimana il proprio motore di ricerca basato sull’AI, capace di dare una risposta generata dall’intelligenza artificiale nella parte alta della pagina, sopra ai classici link. Ma dopo che negli Stati Uniti diversi utenti hanno iniziato a fare i primi test, sembra che la funzione abbia almeno un problema. La ricerca basata sull’AI di Google sarebbe infatti troppo lenta – tanto che gli utenti preferiscono cliccare i link sottostanti, piuttosto che aspettare.

Google, la ricerca basata sull’AI sembra troppo lenta

Google ha aperto la fase di test per la propria ricerca basata sull’AI generativa, che produce risultati creati dall’AI che rispondono in maniera diretta alle domande degli utenti. Ma secondo quanto riportano diversi tester, tra cui Jay Peters di The Verge, la risposta generata dall’AI arriva molto più lentamente rispetto ai soliti link di Google.

Usando la Ricerca Google tradizionale, le risposte arrivano quasi subito. Basta inserire una parola o una frase nella barra di ricerca, e Google mostra una serie di informazioni pertinenti. Che potete esplorare cliccando sui link. Qualcosa che con il tempo è diventato tanto semplice e naturale che ogni giorno milioni di persone la utilizzano: il sito di Ricerca di Google resta fra i più visitati al mondo. Ma l’azienda di Mountain View ha voluto innovare e puntare sull’AI generativa.

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I risultati più “naturali” sono anche più lenti

A maggio, Google ha presentato una nuova funzione chiamata Search Generative Experience (SGE) che sfrutta i sistemi di intelligenza artificiale di Google per sintetizzare i risultati di ricerca. Niente più clic su una lista di link, non ci sarà più bisogno di scrivere nuove richieste nella casella di ricerca. Google ci dice direttamente quello che cerchiamo.

Le risposte alle ricerche diventano quindi più complesse e colloquiali. Quando tutto funziona nel modo giusto, le risposte sono altrettanto accurate ma più semplici da capire. Ma nella pratica, le persone che si registrano alla lista d’attesa di Google nei suoi Search Labs, hanno spesso lamentato un’attesa troppo lunga.

I riassunti AI compaiono appena sotto la casella di ricerca, sopra i link. Ma non tutti restano soddisfatti dei risultati. Per esempio, il già citato Jay Peters di The Verge riporta che spesso l’AI fornisce troppi “extra” quando dà una risposta. Quando chiede “Dove posso vedere Ted Lasso”, si aspetta che la risposta sia “Su Apple TV+”. Magari che aggiunga il costo del servizio, o il numero delle stagioni. Invece l’AI riassume la trama, cita i creatori e gli attori dello show, suggerisce quale sia il modo più conveniente per abbonarsi a Apple TV+. Inoltre mostra i link che ha usato per estrapolare quelle informazioni.

Ma Peters (e altri sui social) notano per prima cosa che i risultati, oltre a essere spesso pieni di informazioni superflue, arrivano un po’ in ritardo. Non che la ricerca con l’AI su Google sia estremamente lenta – ma quei pochi secondi che impiega a generare il testo sembrano un passo indietro rispetto alle risposte immediate delle normali ricerche. Peters in particolare nota che alcune richieste hanno portato ad attese di sei secondi – che definisce “un’eternità su internet”. O almeno, a quello a cui ci siamo abituati in questi anni.

Difficile cambiare per chi è primo

Le critiche di The Verge e di altri esperti del settore che hanno testato la (lenta) ricerca AI di Google possono sembrare ingiuste. Abbiamo passato mesi ad aspettare che ChatGPT avesse abbastanza risorse sui server per connettersi. Chi usa Bing Chat spesso trova bug e risposte mancanti o incomplete. Eppure dell’intelligenza artificiale di OpenAI si è parlato soprattutto elogiandone i meriti – anche mentre ci si lamentava dei rischi.

Ma la maggior attenzione data ai dettagli nell’analizzare l’AI di Google sta nel fatto che, se gli altri sono un’alternativa interessante, Google è la ricerca online. In americano, “cercalo online” si dice “Google it” e persino nella nostra lingua più avversa ai neologismi “googlare” è un verbo riconosciuto dalla Treccani. Cambiare la ricerca su Google significa cambiare la ricerca online. Quindi la Search Generative Experience deve funzionare al meglio.

Interi business basano la propria attività online sulla propria capacità di farsi trovare su Google Ricerca. E tantissimi, dagli studenti che preparano una tesi a chi vuole solo sapere dove guardare Ted Lasso, struttano Google per ottenere in formazioni. Accurate – e in fretta.

Quindi lo scrutinio di come Google sta cambiando Ricerca con l’AI resterà più severo e attento. E valuterà i rischi dell’uso dell’AI, il possibile impatto sugli inserzionisti, l’effetto che avrà sulla diffusione di fake news oppure di informazioni veritiere. Ma anche i tempi tecnici: se è troppo lenta, preferiremo cliccare i classici link.

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