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Tame, l’app di dating per parlare con un partner alla volta

L'app invita anche a fornire spiegazioni se volete passare a un altro match. Per molti utenti, è controversa

Il mondo delle app di dating continua a evolversi, fornendo agli utenti in cerca di partner diverse funzioni e possibilità. Ci sono applicazioni per scegliere rapidamente chi vi interessa in base alle fotografie, altre che chiedono di compilare lunghi profili. App per over 50, quelle LGBTQI+ friendly, per persone con mille interessi diversi. Fra queste, una delle più discusse negli ultimi giorni è Tame: un’app di dating che promette di farvi parlare con un solo partner alla volta e di eliminare lo spettro del ghosting. Qualcosa che potrebbe interessare a molti utenti, ma che per tanti altri online rende l’app controversa.

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Tame, l’app di dating che vi collega a un partner alla volta

Il sistema di Tame (qui il sito ufficiale, dove potete anche scaricare le app per iOS e Android) risulta piuttosto semplice nel concetto: potete parlare con una persona soltanto alla volta. Secondo il sito, questo vi incoraggia a dare davvero una chance all’altra persona”.

Invece dell’ormai classico approccio alla Tinder dello “swiping” che vi fa scorrere fra una serie di fotografie e informazioni sulle altre persone, Tame promette un approccio più lento. Infatti, chiede di compilare una serie di domande di un questionario per valutare gli interessi degli utenti. Se un’altra persona apprezza il vostro profilo, dovrà rispondere a una serie di domande che voi stesso avete impostato. Una volta lette le risposte, potete scegliere se iniziare a messaggiare.

Niente ghosting

Il sito promette di mostrarvi solo utenti attivi nell’ultima settimana, in modo da non farvi perdere tempo con una persona che non è più interessata a utilizzare l’app. Inoltre, promette di annullare il fenomeno del ghosting: smettere di scrivere a un utente online senza dare ragioni. Invece, potete scegliere fra una lunga lista di opzioni per cui non sentire più il vostro match: da “non è scattata la scintilla” a “il partner non risponde”.

tame app dating

Ma se smettete di scrivere per “comportamenti scorretti“, Tame promette di investigare la questione: la piattaforma adotta una politica a tolleranza zero per l’hate speech e i comportamenti non civili“. In altre parole, se ricevete fotografie indesiderate oppure se l’altro utente scrive cose offensive, potete far sì che Tame prenda dei provvedimenti (o almeno così riportano i gestori dell’app).

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Ci sono inoltre dei controlli di sicurezza per verificare la vostra identità, in modo da evitare profili fasulli o problematici, qualcosa che molte app di dating implementano. La verifica avviene tramite un selfie e Tame assicura che non archivierà questo selfie in alcun modo.

Un modo per “nutrire le connessioni umane” o un’app problematica

Nella descrizione che Tame fa della propria app di dating, il team di creatori spiega che l’obiettivo di questo servizio vuole essere il nutrire le connessioni umane”. Secondo il team, lo swiping delle immagini riduce le persone alle singole immagini (anche se quasi tutte le app di dating hanno un profilo interessi da compilare). La possibilità di basarsi sui propri interessi e il parlare con una sola persona alla volta dovrebbe invece permettere di conoscere le persone più a fondo. Il fatto che prima di passare a un altro match serva spiegare il motivo del disinteresse dovrebbe alimentare l’interesse a trattare con garbo il proprio match.

Ma online diversi utenti hanno fatto notare come questa filosofia possa risultare problematica. Spesso sulle app di dating si abbandona una conversazione perché l’altra persona ha detto o fatto qualcosa che si considera fuori luogo. Ma non sempre chi scrive vuole dare spiegazioni. Tame ha spiegato su Instagram che resta la possibilità di scegliere “preferisco non dirlo” in questi casi.

Tame, l’app di dating più criticata

Un’altra critica fatta è al post che dice di “mantenere una giusta proporzione fra i generi“. Un post che secondo alcuni utenti farebbe pensare a un’app esclusivamente per eterosessuali. Il team di Tame ha tuttavia spiegato che questa opzione vale solo per chi indica “eterosessuale” nel proprio profilo, mentre l’app è aperta a tutti.

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Resta tuttavia evidente che l’app non è pensata per chi intende avere più di un partner. Online in molti criticano questa scelta, che sembra voler giudicare negativamente chi sceglie questo stile di vita. Anche se chi non è interessato può semplicemente evitare di scaricarla. Le app di dating come Tame, che hanno particolari sfumature, diventano per loro natura escludenti: non tutti saranno interessati a usarle.

“Che cos’è un nome?”

L’ultima critica fatta, soprattutto dal pubblico anglofono, riguarda il nome: “Tame” in inglese significa “domare” (basti pensare che il nome dell’opera shakespeariana La Bisbetica Domata in originale è The Taming of the Shrew). Ma poiché l’app ha sede in Francia, sembra si ispiri a “t’âme, ti amo in francese. Insomma, i creatori sembrerebbero essersi ispirati più a Jacques Prévert che a William Shakespeare. Anche se, visto che il materiale marketing è tutto in inglese, forse avrebbero fatto meglio a riflettere di più sul nome.

La premessa di questa applicazione può piacere o non piacere. E i più scettici dovrebbero forse aspettare un po’ prima di iscriversi, considerando anche il fatto che l’app richiede il pagamento di un abbonamento. La possibilità che l’app si riempia di “delusi” da Tinder che non vogliono accettare che qualcuno smetta di rispondere ai messaggi, che molti utenti suggeriscono sui social, sembra piuttosto alta.

Tame sembra aver avuto più di qualche problema di comunicazione: ma è proprio per questi suoi aspetti più controversi che l’app di dating ha fatto parlare di sé. Se pensate che questa “monogamia da app” faccia per voi, qui trovate l’indirizzo ufficiale. Altrimenti potete continuare a utilizzare le app che preferite, scrivendo a quante persone desiderate. In ogni caso, ricordatevi che si tratta della vostra vita sentimentale e sessuale: nessuno ha il diritto di giudicarvi.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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