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Gli Editoriali di Tech PrincessRubriche

Briatore e la polemica sulla pizza: ed è subito estate

Ufficialmente iniziata la stagione del disimpegno

Un tempo, quando eravamo semplici, facevamo iniziare la stagione estiva dal solstizio d’estate. Che cade il 21 di giugno e designa la giornata più lunga dell’anno.

Forse perché si tratta di una ricorrenza malinconica (in fondo, da quando comincia l’estate i giorni prendono ad accorciarsi) si sono scelti altri parametri per decidere di essere finalmente entrati nella stagione dei tuffi, delle creme abbronzanti e delle parole crociate.

Un metodo piuttosto infallibile era dato dalla comparsa del tormentone estivo. Ovvero un brano musicale generalmente dall’armonia semplicissima e dal testo che non somiglia troppo a un trattato di filosofia morale. Ma dal ritornello e dal ritmo accattivanti (perché ossessivi).

Tutto bello. Ma poi i social hanno preso il sopravvento, e da qualche anno l’estate inizia quando un vip – evidentemente a corto di Champagne o di serie TV sulla principessa Sissi – pensa bene di tirar su una polemica pretestuosa e/o arrogante.

E tutto il resto del Paese che fa? Gli va dietro, dividendosi in fiancheggiatori e oppositori, tra articoli piccati e dibattiti televisivi.

Come se non vedessimo l’ora di accapigliarsi su un argomento di per sé trascurabile. Ma che, se dilatato all’infinito, indica inequivocabilmente il passaggio alla stagione estiva.

Pizza

Briatore e la polemica sulla pizza

E così, cari lettori di Tech Princess, siamo in estate.

Lo siamo da quando Flavio Briatore ha valutato congruo accusare i pizzaioli di far pagare le pizze troppo poco.

Ignorando l’esistenza di cibi popolari, per costo e tradizione, Briatore ha subito individuato la causa nella mediocrità degli ingredienti.

La polemica sulla pizza è proseguita. L’imprenditore ha spiegato che nel suo Crazy Pizza è vero che il grande classico della gastronomia italiana arriva a costare fino a 65 euro, ma vuoi mettere gli ingredienti?

E poi, si è domandato Briatore (che deve avere una leggerissima ossessione per il denaro): dove stanno i margini di profitto se si vende una pizza a 5 euro?

Infine, con la sua consueta misura, l’uomo d’affari ha pensato bene di aggiungere che nel suo locale la pizza costerà pure 65 euro, ma il personale viene tutto pagato con stipendi in regola.

“Come fanno a vendere una pizza a 4 e 5 euro? Cosa mettono dentro queste pizze? Se devi pagare stipendi, tasse, bollette e affitti i casi sono dure: o vendi 50mila pizze al giorno o è impossibile. C’è qualcosa che mi sfugge”.

La polemica monta

A quel punto, sarebbe bastato prendere atto della notizia, lasciare all’alta borghesia milanese il brivido di spendere tanto per una pizza quanto per un volo intercontinentale, e continuare a gustarsi pizza e birra a 10 euro, magari in un godibile localino sul mare.

Però l’estate è iniziata, e bisogna pur testimoniarlo sui social. Va aggiunta una considerazione. Noi non possiamo vantare un Elon Musk, che ne twitta una al giorno: dobbiamo appenderci a quel poco che abbiamo.

Ecco allora la “dura replica” delle pizzerie napoletane, che hanno fatto una levata di scudi contro il Briatore-pensiero. Capitanate dalla storica pizzeria Sorbillo, hanno offerto la mitica Margherita al prezzo simbolico di 4 euro.

Inoltre pizzaioli, uomini politici e personaggi dello spettacolo si sono lasciati andare ad arringhe difensive sulla pizza, e sulla inequivocabile napoletanità di questo squisito e popolare piatto.

La risposta di Briatore

D’accordo. Affondo di Briatore, risposta degli affezionati alla prolet-pizza, 1-1 e fine della polemica sulla pizza.

Nemmeno per sogno. Briatore è quindi intervenuto al ben noto programma radiofonico La Zanzara, se possibile rincarando la dose. E puntando ad esempio sul carattere ormai internazionale del piatto. “Non è vero che la pizza è napoletana, la si mangia in tutto il mondo. E anche se è stata inventata a Napoli, gli altri l’hanno migliorata con gusti diversi: uno può inventare una roba e gli altri la possono modificare e farla meglio.”

In più, prodigandosi in raffinate disquisizioni tecniche, ha sentito il bisogno di aggiungere: “A me la pizza napoletana non piace perché ha troppo contorno, poi ha molto lievito… Preferisco la romana che è più sottile. Per esempio a Salerno fanno una pizza diversa, più sottile che a Napoli. Poi, ognuno ha il suo gusto”.

L'affaire Briatore
  • Sceresini, Andrea (Autore)

I ricami

Da lì, non sono mancati articoli anche di autorevolissimi quotidiani italiani, che si sono domandati: “Ma quanto costano in Italia le pizze d’autore?”. Esibendo nomi e prezzi delle pizze nei locali più in del Paese, allo scopo di ingenerare nel consumatore medio non si capisce se un sentimento di rivolta o un complesso d’inferiorità.

Non poteva astenersi dal regalarci il suo consolatorio punto di vista Massimiliano Gramellini, nella rubrica che tiene sul Corriere.

L’estensore di questo articolo, accendendo la TV all’ora di pranzo nella giornata di giovedì 23 giugno, ha seguito stralci della trasmissione di RaiTre Fuori Tg, interamente dedicata alla querelle. Nella quale si segnala un particolarmente focoso Oscar Farinetti, fondatore di Eataly. Che, in collegamento video da non ci ricordiamo dove, partendo dalla polemica sulla pizza ha avuto modo di ricordare (dieci volte) quanto lui sia stato bravo ad alzare il sederino – parole sue – per portare i prodotti italiani in giro per il mondo.

Insomma: l’estate è iniziata, buona estate a tutti.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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