fbpx
NewsTech

L’Intelligenza Artificiale è ancora poco inclusiva?

Come migliorare il rapporto tra genere e tecnologia?

L’Intelligenza Artificiale non è così equa come sembra. Sfortunatamente ci troviamo davanti ad un argomento piuttosto complicato e che rappresenta solo una minima parte di un settore poco inclusivo e che spesso rischia di perpetuare vecchi stereotipi. Una recente ricerca di EIGE attesta che in Europa e nel Regno Unito solo il 16% delle persone che lavorano nel campo dell’IA sono donne. Inoltre è stato evidenziato che più si va avanti con la carriera, più il gender gap si fa evidente.

Intelligenza Artificiale: un settore ancora poco inclusivo

Le problematiche qui sopra accennate si riflettono sugli algoritmi di cui si nutre l’Intelligenza Artificiale. Giulia Nocchi, Marketing e Communication Specialist di Giuneco, ha dichiarato:

“Si è soliti pensare alla tecnologia come a uno strumento neutro, al riparo da stereotipi perché lontano dalla coscienza e dagli impulsi umani dei pensieri prettamente soggettivi. In realtà la discriminazione e i pregiudizi di genere (ma non solo) sono troppo spesso insiti in queste nuove tecnologie. […]”

Secondo Giuneco, la software house che trasforma progetti in soluzioni tecnologiche, per migliorare il rapporto fra genere e tecnologia non basta limitarsi a promuovere adeguate politiche per avvicinare le ragazze alle discipline STEM. È necessario, oltre a ciò, agire anche alla base, correggendo bias e pregiudizi insiti nel settore IT per renderlo un luogo più inclusivo.

I modelli di AI sono costruiti in modo da imparare dalle informazioni che vengono fornite dagli ingegneri che li programmano, ovvero i dati. Se questi dati utilizzati per “addestrare” la macchina sono stati settati con informazioni non ragionate e non del tutto rappresentative possono produrre esiti discriminatori. Modificare tali approcci richiede un maggior equilibrio di genere e una maggiore eterogeneità, in generale, in chi ha la responsabilità di programmare l’IA.

Come possiamo risolvere?

donne intelligenza artificiale tech princess

Purtroppo si rivolge poca attenzione al modo in cui si raccolgono ed organizzano i dati nei data-set utilizzati per l’addestramento degli algoritmi.

Ed è quindi per questo motivo che l’intelligenza artificiale non appare affatto neutrale come ci si può aspettare e, anzi, rispecchia il contesto della società attuale che fatica a celebrare una parità di genere senza discriminazioni, più composita e rappresentativa della realtà.

Giulia Nocchi ha poi affermato:

“Di che cosa ci parlano questi fenomeni? Niente di nuovo, purtroppo, ma mettono ancora una volta in risalto quanto immenso lavoro ci sia da fare per raggiungere una vera parità di diritto per abbattere quei pregiudizi che sono talmente insiti ed interiorizzati nella nostra società da sorprenderci per quanto siano potenti e deleteri.

L’utilizzo non consapevole dell’Intelligenza Artificiale può mettere in evidenza le iniquità che ci circondano. Non sono gli algoritmi a discriminare, ma siamo noi a nutrirli con set di dati che, riflettendo la situazione esistente in molteplici realtà, rappresentano un mondo in cui la discriminazione è ancora diffusa.”

Quindi, per uscire da questi circoli viziosi, cosa si può fare?

La comunità scientifica si sta concentrando sull’interpretabilità dei risultati, ovvero sul capire come mai il modello restituisca un certo output. Al momento, questi sono solo delle “black box” a cui viene fornito un input e restituito un output. Tuttavia non si sa con esattezza quali siano tutti i passaggi interni che hanno portato proprio a quel determinato risultato, anche se è corretto.

È chiaro però che risolvere questa sfida potrebbe portare a nuovi metodi che cambieranno il modo in cui viene sviluppata l’AI. Questo, di conseguenza, porterà anche a soluzioni scientifiche per tutti i modelli che presentano “comportamenti” discriminatori.

Federico Teotini, Software Engineer di Giuneco, ha affermato:

“Nel frattempo, ciò che possiamo fare in prima persona è formare professioniste e professionisti sull’etica del processo. In questo modo sarà più immediato comprendere i limiti dei dati e “maneggiarli” con cura e consapevolezza. Introdurre procedure che regolamentino i processi di verifica, validazione e certificazione, può essere il secondo step per dare una maggior garanzia di correttezza.”

L’impegno di Giuneco per le donne Stem

Per favorire l’inclusione delle donne nel mondo tech, Giuneco ha dato vita al Dorothy Program. Si tratta di un percorso che aiuta giovani ragazze e donne a farsi strada nel mondo delle Stem.

In che modo lo fa? Molto semplice! Attraverso interventi e interviste a donne esperte nel mondo tech che possano essere un punto di riferimento per chi si sta affacciando in questo settore. Non mancano poi laboratori nelle scuole e supporto nel mondo del lavoro attraverso borse di studio.

Per ulteriori informazioni sul Dorothy Program potete consultare il sito ufficiale.

Da non perdere questa settimana su Techprincess

✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
 
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
 
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
 
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
 
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
 
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

Veronica Ronnie Lorenzini

Videogiochi, serie tv ad ogni ora del giorno, film e una tazza di thé caldo: ripetere, se necessario.

Ti potrebbero interessare anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button