C’è qualcosa di tetro e sinistro in quell’arpeggio di organo che domina tutta la prima parte di In Every Dream Home a Heartache dei Roxy Music, brano contenuto nel secondo album della band: For Your Pleasure (1973). Parliamo, per capirci, dell’ultimo disco del gruppo con Brian Eno nella formazione. Del resto c’era tanta carne sul fuoco in quel periodo.
Non è per niente facile descrivere il fermento musicale della Londra dei primi anni ‘70. Tra David Bowie che presentava al mondo Ziggy Stardust e Marc Bolan che lanciava nella stratosfera i suoi T-Rex. Stava insomma nascendo il movimento glam. Ed è in questo contesto che a Londra un gruppo di piccoli geni si ritrovò a formare una band chiamata Roxy Music. Anima e cuore di questo progetto due ragazzi dal nome simile, Brian e Bryan.
Il primo, che di cognome faceva Peter George St. John le Baptiste de la Sall Eno, ma che impareremo a conoscere semplicemente come Brian Eno, è tra i geni indiscussi della musica contemporanea. Il secondo invece è Bryan Ferry, voce iconica di quei Roxy Music, nonchè autore della maggior parte dei testi.
Il significato della canzone
Tutti hanno una propria cifra stilitica. Mark Knopfler era in grado di far cantare la propria chitarra. Ronaldo (il fenomeno ovviamente) era un campione nel saltare l’uomo in velocità. Bryan Ferry invece era un maestro assoluto nella scrittura di brani come fossero sceneggiature di film. E in Every Dream Home a Heartache il maestro ci regala una masterclass.
Senza avere paura di rovinare qualsiasi forma di poesia, lo diciamo chiaramente: questa è una canzone d’amore dedicata ad una bambola gonfiabile. E sebbene l’idea faccia sorridere, il brano è invece carico di critiche sociali e sentimenti che corrodono l’anima. La canzone è infatti un cupo e funesto monologo di un uomo ricco, che apparentemente ha tutto. Un uomo che, per colmare i propri vuoti sentimentali, ha accumulato oggetti di valore. Per esempio ha una nuova piscina, nella quale galleggia l’unica entità verso la quale riesce ad esprimere delle emozioni, tanto sentimentali quanto fisiche: la sua bambola gonfiabile.
Il brano non ha ritornelli. Solo strofe attraverso le quali Ferry, complice anche un’ossessiva e cantilenante melodia resa ancor più tetra dall’interpretazione dell’artista, ci descrive ogni aspetto dell’inquietante psicologia del protagonista. Il tutto è accompagnato da un tetro arpeggio di organo (che armonicamente ruota sulla sequenza di accordi D# F# F G#) e da un sintetizzatore VCS3 che dominano per quasi tutta la canzone. Poi una frase emblematica. Dieci parole incredibilmente piazzate ci spalancano le porte a uno degli assoli di chitarra più belli della storia degli anni ‘70. Assolo firmato Phil Manzanera, ovviamente.
Dentro al testo di In Every Dream Home a Heartache
In every dream home a heartache
And every step I take
Takes me further from heaven
Is there a heaven?
I’d like to think so
La canzone, che come detto è un enorme monologo, si apre con l’uomo che torna a casa e rivela tutta la sua inquietudine. Il protagonista prosegue descrivendoci il suo enorme appartamento di città. Capiamo che si tratta di una persona decisamente ricca, dato che la sua è praticamente una casa di lusso con tutti i comfort. Nonostante tutto egli è infelice, “cosa ci faccio con tutto questo?” si chiede, suggerendo forse che quell’abitazione manca di un amore, di una donna, di un partner con cui condividerla.
I bought you mail order
My plain wrapper baby
Your skin is like vinyl
The perfect companion
You float in my new pool
De luxe and delightful
Finalmente l’uomo sembra rivolgersi a qualcuno, anzi a qualcosa. “Ti ho acquistata per corrispondenza, la tua pelle è come il vinile. La mia compagna perfetta che galleggia nella mia nuova piscina”.
Inflatable doll, my role is to serve you
Disposable darling, can’t throw you away now
Immortal and life size
My breath is inside you
I’ll dress you up daily
And keep you till death sighs
Inflatable doll, lover ungrateful
Arriva finalmente la rivelazione: il protagonista si sta riferendo alla sua nuova bambola gonfiabile. Ferry riesce, con incredibile senso poetico, a farci trasparire tutta la tristezza dell’uomo attraverso immagini potentissime. Frasi come “il mio fiato è dentro di te” o “inflatable doll, lover ungrateful” arrivano come un pugno nello stomaco.
I blew up your body
But you blew my mind
Poi quella frase. Quella di dieci parole di cui sopra. Una frase che potremmo rendere in italiano in questo modo: “con il fiato gonfio il tuo corpo, il tuo corpo che mi toglie il fiato”. La traduzione letterale invece, sfuggendo da qualsiasi significato poetico, sarebbe “io gonfio il tuo corpo ma tu mi fai impazzire”. Dopo tre minuti di martellante melodia, il pezzo diventa ora una suite caratterizzata da un incredibile solo di chitarra elettrica.
Verso la fine della canzone Ferry riprende a cantare, questa volta in modo decisamente più impetuoso rispetto alle strofe. “Oh those heartache. Dream home heartache”.
La suite finale del brano è inoltre caratterizzata da un finto finale. Non solo: si ritiene sia il finto finale più lungo nella storia della musica rock. In realtà questa scelta fù quasi casuale: la parte del solo era molto lunga, e si decise quindi di tagliarla e riprenderla come inizio del lato B dell’LP. La canzone quindi sfumava sul finire del lato A e ricominciava sull’inizio del lato B. L’effetto fu così straniante e apprezzato che i Roxy Music decisero di mantenerlo anche sulla versione CD, creando così il finto finale.
Bryan Ferry: “È una delle canzoni di cui vado più orgoglioso”
Intervistato da Q Magazine nell’aprile del 2007, Bryan Ferry ha dichiarato che Every Dream Home a Heartache è la canzone di cui è più orgoglioso. L’artista ha poi spiegato la genesi del testo:
“Avevo un amico artista che mi ha dato in prestito la sua villa in un posto remoto nel Derbyshire. L’idea era di passare del tempo lì, da solo, per scrivere delle canzoni. Ricordo di essere salito sulla mia Renault 4 con un registratore a nastro, delle tastiere, blocchi di carta e penne. Ho guidato fin lassù con il preciso scopo di scrivere alcune canzoni, e questa è una di quelle. La vita era molto più semplice nel 1973.”
Alcune parti del testo che Ferry ha scritto durante quel periodo, che non sono finite nella versione definitiva del brano, sono state riprese in San Simeon, canzone solista di Bryan Ferry uscita nel 2002. In questo brano ci viene descritta in modo più approfondita la casa che fa da cornice all’intera canzone.
La canzone, in versione editata, è stato stata utilizzata nello spot pubblicitario del profumo Gucci, Mémoire d’une Odeur con Harry Styles. La pubblicità ha avuto un discreto successo anche in Italia.
Infine, coloro che hanno visto la serie Netflix Mindhunter, l’hanno potuta ascoltare nella sequenza iniziale del primo episodio della seconda stagione.
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