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Industria del cartone in crisi. Aziende senza pacchi per Natale?

A rischio soprattutto l’e-commerce. In difficoltà anche il settore librario

La pandemia non fa sconti. Dopo la crisi dei chip, che pare si protrarrà sino al 2023, ne è ora esplosa un’altra che investe diversi settori: quella dell’industria del cartone e della carta.

In conseguenza di ciò, un comparto particolarmente a rischio (già zoppicante nel nostro Paese per una certa disaffezione degli italiani alla lettura) è quello librario. Ma le ricadute negative della crisi dell’industria del cartone e della carta colpiranno anche tutte le aziende che lavorano con scatole e imballaggi di cartone, appunto.

Ci riferiamo anzitutto all’e-commerce, che sta prendendo sempre più piede. E che nelle settimane prima di Natale vedrà moltiplicarsi le richieste di spedizione.

Ma potrebbe per la prima volta verificarsi una clamorosa mancanza di materia prima per le confezioni. O un aumento inopinato proprio delle spese di spedizione. Come mai? Quali sono i motivi alla base del complicato momento dell’industria della carta e di quella del cartone? Cerchiamo di capire cosa sta accadendo.

La crisi dell’industria di carta e cartone: i motivi

La scintilla si è accesa nella primavera del 2020. Quando, in concomitanza col primo e più severo lockdown, sono accadute due cose. Intanto, tutte le grandi cartiere hanno dovuto chiudere temporaneamente i battenti. Prima di riuscire a garantirsi le sufficienti scorte di materiale da utilizzare nel periodo natalizio.

Nel contempo, proprio durante lo stop della produzione di carta e cartone, l’impossibilità di accedere ai negozi fisici ha modificato le abitudini d’acquisto. Sempre più persone, anche quelle di solito meno avvezze, hanno iniziato a comprare online. Ma affidarsi all’e-commerce significa anche movimentare grandi quantità di carta e cartone.

Terzo e non meno importante motivo, la penuria della cellulosa. Che alla fine del 2020 ha visto rincari sino al +70%.

industria cartone

Il cartone degli imballaggi

In questa situazione si è inserita un’aggravante, derivata dall’estate torrida e dagli incendi devastanti.

Incendi che, tra le altre piccole e grandi devastazioni, hanno anche messo fuori uso per giorni diverse centrali elettriche, soprattutto negli Stati Uniti.

Ecco che le raffinerie, a corto di energia, hanno dovuto stoppare la produzione di plastica da utilizzare per gli imballaggi. Conseguenza? Si è dovuto ricorrere alla già stressata industria del cartone. Ulteriore conseguenza: se sale la richiesta e scende la disponibilità di un prodotto, i prezzi schizzano alle stelle. Come conferma Vipul Shah di Next Trucking, startup di tecnologia logistica operante negli Usa e in Europa. Shah ha detto: “Abbiamo assistito ad un aumento del 50% del prezzo di quasi tutti i tipi di materiali che sono fondamentali per le spedizioni, sia a livello di prodotto finito che a livello di materie prime. L’industria del packaging è in una situazione simile”.

Penalizzate le piccole e medie imprese

Il rischio implicito, prosegue Shah, è che la crisi del cartone contribuisca ad aumentare il divario tra i colossi dell’e-commerce e le piccole e medie imprese. Il perché è quasi ovvio: “Qualcuno come Amazon sarà ovviamente in prima linea per ottenere la propria quota di prodotto, mentre le piccole imprese si trovano in fondo alla fila. Non hanno la capacità di assorbire questi costi con la stessa facilità. Saranno le piccole e medie imprese a rimanere sempre più bloccate o dovranno pagare prezzi esorbitanti”.

Concetto ribadito da Andrew Hogenson, esperto di beni per consumatori e spedizioni presso Infosys Consulting. “Grandi produttori come Amazon saranno i primi a ricevere i rifornimenti, mentre le aziende e i negozi più piccoli si troveranno a essere l’ultima ruota del carro e dovranno pagare cifre esorbitanti. Queste aziende, però, non possono assorbire così facilmente certi costi”.

La crisi della carta. E del libro

Altro settore inevitabilmente colpito dalla crisi del cartone e della carta è quello librario.

I dati dell’Associazione italiana editori aggiornati all’ottobre del 2021 ci dicono che il mercato editoriale in Italia vale quest’anno 1,7 miliardi di euro, contro gli 1,5 del 2020. Ma la crisi della carta, e il conseguente aumento del suo costo, cosa comporteranno?

Difficile pensare che il digitale sostituirà il libro fisico. Attualmente occupa una fetta di mercato troppo esigua: nel 2021 ha finora fatturato circa 93 milioni di euro. Facendo peraltro segnare un brusco crollo (- 8%) rispetto all’anno precedente. E non è secondario considerare il prezzo di copertina di un e-book, ben più modesto di quello del corrispettivo cartaceo.

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Una possibile via d’uscita

La crisi dell’industria di carta e cartone rischia così di mettere in ginocchio l’e-commerce e tutta la filiera editoriale, partendo da editori e tipografie.

Forse una soluzione potrebbe individuarsi nel riciclo. Proprio un recentissimo report sorride in questo senso al nostro Paese. L’Italia infatti ha superato già nel 2020, con ben 15 anni di anticipo, l’obiettivo europeo fissato per il 2035. Entro quella data è stato richiesto agli Stati membri dell’Ue di riciclare almeno l’85% della carta, e l’Italia è già all’87,3.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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