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Quanto inquina un sito web? Più di quanto credi

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Istintivamente sembra strano pensare all’inquinamento quando si parla di siti web. Per quanto si siano avvicinati negli anni, il mondo digitale e quello reale ci appaiono ancora due entità separate. Sarà dovuto a tutta la fantascienza cyberpunk che ha in qualche modo influenzato il nostro immaginario, ma la verità è che il collegamento è forte, anche in un momento in cui lo sguardo è tutto sul fantomatico Metaverso. Ed è tempo di iniziare seriamente a parlare di impatto ambientale.

Inquinamento e siti web, partiamo dai FAANG

Conoscete l’acronimo FAANG? È un modo per indicare i cinque colossi principali del mercato tech, in base alla loro capitalizzazione: nell’ordine Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google. Proprio loro sono stati al centro di una ricerca curata da AvantGrade.com, presentata in questi giorni a Milano. Un’indagine volta a scoprire quali siano i consumi di queste compagnie e cosa stanno facendo per contenerli.

A introdurre e moderare l’incontro era presente il divulgatore e creator Rudy Bandiera, che ha presentato al pubblico i due principali relatori: Ale Agostini, CEO di AvantGrade.com e Founder del progetto Karma Metrix, e Roberto Razeto, Head of International Affairs per IULM e Communication Strategist per Connect4Climate.

Le loro voci ci hanno guidato nell’analisi dei bilanci di sostenibilità delle diverse società. Un modo per capire in maniera più concreta quale possa essere l’impatto del mondo digitale sull’ambiente. E così aprire la porta a un modo nuovo per analizzare l’inquinamento dei siti web.

Quanto inquinano effettivamente le Big del Tech?

L’analisi si è basata sui bilanci di sostenibilità relativi agli ultimi tre anni disponibili a oggi. Si tratta dei dati comunicati dalle stesse aziende, a volte in maniera non dettagliata nei suoi aspetti più specifici, che permettono di farsi un’idea appunto di quale sia l’impatto ambientale delle varie compagnie.

Andando a vedere la CO2 emessa, si nota subito come il contributo principale venga dalle compagnie che operano più attivamente anche nel mondo ‘analogico’. Amazon ha toccato nel 2020 un picco di 60 milioni di tonnellate prodotte, in crescita di quasi il 40% rispetto al 2018. Ma questo non significa che siano meno impressionanti le 10 tonnellate prodotte da Google nello stesso anno o le 4 di Facebook.

Studiando l’energia consumata dalle diverse compagnie, si nota anche qui il primato di Amazon, che sfiora i 25.000.000 di MWh sempre nel 2020. Secondo posto per Google, seguito da Facebook ed Apple, tutti e tre in crescita per quanto riguarda i consumi.

Questo trend è fortunatamente bilanciato da un’attenzione maggiore alle fonti da cui si attinge, motivo per cui l’impatto ambientale, per quanto sia alto è in calo. Ma la soluzione non è questa. Come ha efficacemente riassunto Rudy Bandiera nel suo discorso: “Dobbiamo comprare la colla per riparare i vasi? No, dobbiamo smettere di rompere i vasi!“.

Anche perché i dati parlano chiaro. Il consumo energetico delle FAANG è superiore a quello annuale di Perù e Portogallo. E guardando alla CO2 emessa i numeri non migliorano: le cinque aziende sono sopra la Repubblica Ceca e appena dietro il Qatar.

Come generano inquinamento i siti web?

Ci sono tre fattori attraverso cui i siti web generano inquinamento:

Ciascuno di questi tre parametri contribuiscono all’impatto ambientale del mondo digitale. E in una società che è sempre più ibrida, che guarda sempre di più alla tecnologia nel suo futuro con l’arrivo tanto chiacchierato del Metaverso come prossimo trend, sarebbe bene iniziare a occuparsi seriamente di come questo possa influire sull’ambiente. Sappiamo bene infatti come il nostro pianeta sia in crisi e come sia tempo di trovare una soluzione.

Come si contrasta l’inquinamento dei siti web?

Alla luce di tutto ciò nasce il progetto Karma Metrix, che affronta il problema a partire dalle basi. Il primo passo da compiere per trovare una soluzione è comprendere le dimensioni di ciò che si deve risolvere. Così, questa piattaforma, grazie a un algoritmo proprietario permette di calcolare l’impatto ambientale di una pagina web. Se siete curiosi, potete fare una prova gratuita direttamente dal sito di Karma Metrix e farvi un’idea precisa dell’inquinamento prodotto dai vostri siti web.

Il passo successivo è un’analisi approfondita che studi tutte le singole pagine, in maniera dettagliata. Da lì si può procedere a una consulenza su come ridurre l’impatto complessivo del sito. Questo può passare attraverso accorgimenti relativamente semplici, che si tratti dell’introduzione di una dark mode o una revisione del codice per renderlo più snello e alleggerire le necessità di calcolo. In futuro saranno anche fattori come questi a incidere sul successo di una pagina (e Google sta già prendendo provvedimenti in tal senso nei propri ranking).

Passi piccoli, che già molte aziende hanno intrapreso, per dare il proprio contributo nel contenere la crisi ecologica. Una questione che è assolutamente attuale e che dobbiamo impegnarci a risolvere, tutti insieme.

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