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LucasArts, la casa di produzione capace di farci sognare

Entrata di diritto nell'Olimpo dei miti dei videogiocatori, alla LucasArts va il merito di aver creato alcune delle avventure grafiche più belle di sempre

Se vi descrivessi un omino piccolo e dorato, con le braccia alzate ed una specie di mezzo sole del medesimo colore poco sopra la testa, a cosa pensereste? No, nessun mimo, tranquilli. Sto parlando del logo della mitica LucasArts, conosciuta anche come LucasFilm Games.

LucasArts, il mito della nostra infanzia

George Lucas

Per i nati tra gli anni ’80 ed i primi anni ’90, la LucasArts ha rappresentato un baluardo nella storia videoludica. Personalmente, fin da bambina, sono sempre stata una grande appassionata (e perdutamente innamorata) di Indiana Jones. Non potevo, quindi, lasciarmi scappare i videogames.

Ricordo perfettamente il dischetto quadrato, con il titolo del gioco ed il simbolo della LucasArts. Le mani piccole e paffute che lo inserivano nello slot del PC e poi… iniziava la magia!

Tuttavia, la serie videoludica di Indiana Jones è solo un esempio di quello che è stata la LucasArts. Potrei nominare un altro capolavoro, ovvero Monkey Island. Andiamo, quanti di noi hanno perso interi pomeriggi  in compagnia di Guybrush Ulysses Threepwood?

Oppure Labyrinth, basato sull’omonimo film prodotto dalla LucasFilm o, ancora, chi non ha risolto il mistero di Maniac Manson?

Parliamo di un’avventura ai limiti dell’horror che ha visto l’introduzione dello SCUMM, il linguaggio di scripting che, dal 1987 in poi, avrebbe caratterizzato i videogames della LucasArts.

Un altro grande gioco, che da bambina mi divertiva parecchio, era Day of the Tentacle che, neanche a farlo di proposito, è il sequel di Maniac Manson.

1995: il sole inizia a tramontare sulla LucasArts

Verso la metà degli anni ’90, sono arrivati anche i videogames ispirati alla saga di Guerre Stellari, uno dei primi, grandi capolavori cinematografici di George Lucas.

Tuttavia, dal 1995 la LucasArts ha iniziato a subire un lento declino, nonostante alcuni titoli di successo, fino ad approdare al 2013, anno della sua chiusura. Questa caduta negli abissi è legata a molti fattori, uno su tutti l’alto costo che comportava lo sviluppo di videogames. Senza contare, poi, che di fronte a nuovi giochi, dotati di tecnologie più avanzate dello SCUMM e di una cura dei dettagli eccezionale per l’epoca, le avventure grafiche avevano perso di fascino, calando nettamente tra gli interessi dei giocatori.

Cosa fare, quindi? Per mantenere alta la bandiera, la LucasArts non solo ha abbandonato nel 1997 lo SCUMM per nuove tecnologie sicuramente più avanzate ed accurate, ma ha iniziato anche a puntare il tutto e per tutto sui giochi dedicati a Star Wars, lanciando di tanto in tanto titoli legati ad altri successi, come i sequel di Monkey Island o di Indiana Jones, rendendoli accessibili anche per altre piattaforme, come PlayStation e Nintendo.

Sfortunatamente, ogni sforzo fatto non ha portato a quella risalita dagli abissi che ci aspettava e nel 2013, insieme alla LucasFilm, la LucasArts è stata acquistata dalla Disney.

Nello stesso anno, la Disney ne ha dichiarato la chiusura definitiva.

Non ci restano che i ricordi

Personalmente, per quanto alcune serie, – come quella di Indiana Jones – siano andate avanti, sono molto affezionata ai giochi della LucasArts, smuovendo negli ultimi anni mari e monti per procurarmeli. Non molto tempo fa, infatti, ho giocato ad “Indiana Jones e l’ultima crociata” e ad “Indiana Jones ed il destino di Atlantide”. L’ultimissimo è stato “Indiana Jones e la macchina infernale”, un bellissimo titolo del 1999, prodotto sempre dalla LucasArts e che vede un Indy videoludico per la prima volta in 3D.

Non potendo più godere dei giochi della LucasArts, non ci restano che i ricordi, il procurarsi i videogames che ci hanno tenuto compagnia per tanti anni. I migliori, a mio modesto parere, resteranno sempre le avventure grafiche: così semplici rispetto ai giochi di oggi, ma stupende e avvincenti, tanto da rappresentare una novità, una grande svolta per l’epoca in cui uscirono.

Ci sarà mai una casa di produzione di videogiochi come la LucasArts? Personalmente non credo. C’è la EA, la Nintendo, la ATARI, ma quella di George Lucas ha rappresentato qualcosa di più: è stata nostra amica, ci ha permesso di combattere i nazisti, di diventare dei pirati o i salvatori del mondo.

Un vero peccato non aver potuto sfruttare le potenzialità della LucasArts, lasciandoci da 2013 un po’ orfani, ma sicuramente pieni di bellissimi ricordi.

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Maria Stella Rossi

Mangiatrice seriale di biscotti e ghiotta di pizza, adoro scrivere da sempre, ancor prima di imparare a tenere per bene una penna fra le dita. Sono una grande appassionata di libri, telefilm, film, videogiochi e cucina, mentre il mio sogno nel cassetto è quello di riuscire a catturare ed addomesticare una Furia Buia. Ma anche continuare a scrivere non è poi così male come desiderio.

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