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Con l’intelligenza artificiale 300 milioni di posti di lavoro sono a rischio

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Non più tardi di qualche settimana fa abbiamo redatto un articolo in cui cercavamo di razionalizzare le ansie di chi adopera la scrittura creativa per lavoro.

Romanzieri e poeti, ma anche copywriter e giornalisti – sintetizziamo – possono stare tranquilli, purché la loro scrittura sia sufficientemente vivida, originale e non omologabile.

L’intelligenza artificiale generativa, dicevamo, saprà sostituire facilmente ogni scrittura pedissequa e replicabile: ma ogni scrittore di talento, capace di rendere unica la propria penna, potrà essere copiato da ChatGPT e affini solo in modo parziale e goffo.

Tuttavia, quella di chi di adopera la scrittura creativa per mestiere è una posizione per così dire estrema.

Ora uno studio ci fa riflettere su come l’intelligenza artificiale possa mettere a rischio numerosissimi posti di lavoro: circa 300 milioni, per la precisione.

Lo studio di Goldman Sachs

Lo studio è citato in un articolo del Financial Times pubblicato nella giornata di lunedì 27 marzo.

È stato redatto da Joseph Briggs and Devesh Kodnani di Goldman Sachs, e ha per titolo The potentially large effects of artificial intelligence on economic growth. Ovvero Gli effetti potenzialmente grandi dell’intelligenza artificiale sulla crescita economica.

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Un titolo effervescente (anche perché, ricordiamolo, Goldman Sachs è una delle maggiori banche d’affari del mondo), e che dunque potrebbe sviare.

E in effetti, lo studio parla di un considerevole aumento del Pil grazie ai nuovi approdi della tecnologia. Peccato che a farne le spese sarebbero, o forse dobbiamo dire saranno, i lavoratori.

Vediamo cosa dice più nel dettaglio lo studio.

L’intelligenza artificiale e i posti di lavoro a rischio

La ricerca di Goldman Sachs mostra l’impatto che sul mondo del lavoro avrà l’intelligenza artificiale generativa. Quella, cioè, in grado di produrre nuovi contenuti (testuali o visivi).

A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, l’IA che sostituisce gli umani là dove i contenuti prodotti sarebbero identici, porterebbe a un boom della produttività, che in soli dieci anni farebbe aumentare il prodotto interno lordo globale di circa il 7%.

Peccato però che, appunto, ChatGPT e “soci” sostituirebbero lavoratrici e lavoratori. In quale misura?

Lo studio ci dice che un quarto del lavoro, negli Stati Uniti e in Europa, potrebbe venire automatizzato.

Intelligenza artificiale: 300 milioni di posti di lavoro a rischio

Questo passaggio di consegne (chiamiamolo così) dai lavoratori umani all’intelligenza artificiale, metterebbe a rischio qualcosa come 300 milioni di posti di lavoro nelle grandi economie.

Negli Stati Uniti, ciò avverrebbe in modo più massiccio per il 63% dei lavoratori, mentre il 30% (che svolge lavori prevalentemente fisici) non sarebbe per nulla coinvolto. E per il 7% dei lavoratori l’intelligenza artificiale potrebbe svolgere almeno la metà delle loro mansioni.

I lavori più a rischio

Tornando al nostro ragionamento iniziale, l’intelligenza artificiale metterebbe a rischio soprattutto i posti di lavoro in cui è richiesto un minor grado di creatività.

Il personale amministrativo, ad esempio, potrebbe essere a rischio di sostituzione. Ma potrebbero esserlo anche commercialisti e avvocati nei loro compiti più semplici e compilativi. Oltre a diversi ruoli del settore bancario e di quello finanziario.

Dal report di Goldman Sachs si evince inoltre che, se gli investimenti aziendali nell’intelligenza artificiale continuassero a crescere a un ritmo simile a quello degli investimenti in software negli anni Novanta del secolo scorso, gli investimenti statunitensi potrebbero avvicinarsi all’1% del Pil degli Usa già entro il 2030.

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L’analisi di OpenAI

Giorni fa OpenAI, azienda che ha creato ChatGPT, ha pubblicato un report non dissimile.

Secondo i dati di questa ricerca, pare che l’80% del totale dei lavoratori statunitensi potrebbe vedere almeno il 10% dei propri compiti svolti dall’IA generativa.

E circa il 19% dei lavoratori potrebbe subire un impatto su almeno il 50% delle proprie mansioni.

Inoltre, gli umani hanno indicato 15 occupazioni come completamente a rischio di sostituzione a favore dell’intelligenza artificiale. Mentre il modello linguistico ha etichettato ben 86 professioni come completamente esposte.

C’è poi un sondaggio condotto dall’Università del Queensland e da Kpmg Australia, che ha coinvolto 17.193 intervistati provenienti da 17 Paesi. In questo caso, due quinti del campione teme che l’intelligenza artificiale metta a rischio il proprio posto di lavoro, subentrando in toto agli umani o comunque svolgendo i compiti chiave.

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