fbpx
CinemaCulturaIl filo nascostoRubriche

Via col vento di Victor Fleming – Il filo nascosto

Per il nuovo appuntamento con Il filo nascosto, rimaniamo nel 1939 con un'altra pietra miliare di Victor Fleming.

«C’era una terra di cavalieri e campi di cotone chiamata il Vecchio Sud… Qui, in questo bel mondo, la galanteria fece il suo ultimo inchino… Qui per l’ultima volta furono visti i cavalieri e le loro dame, il padrone e lo schiavo. Cercatelo soltanto nei libri, perché non è altro che il ricordo di un sogno, una civiltà andata via col vento…»

A ben vedere, il cuore di Via col vento sta tutto in queste poche e semplici parole, presentate al termine di una delle più celebri overture della storia del cinema. Possiamo infatti rintracciarvi l’amore per l’epica e per il romanticismo, ma anche la nostalgia per un lontano passato, spazzato via dalla guerra civile americana, e un approccio inevitabilmente datato alla politica e alla società, soprattutto per quanto riguarda la comunità nera. Un tema tornato prepotentemente in auge dopo la morte di George Floyd, che ha portato alla temporanea rimozione del film dal catalogo di HBO Max e a un rinnovato acceso dibattito intorno a una vera e propria pietra miliare della settima arte.

Dopo avervi parlato de Il mago di Oz nel precedente appuntamento con la nostra rubrica cinematografica Il filo nascosto, restiamo dunque nel 1939 con un’altra opera firmata da Victor Fleming, anch’essa costellata da una lavorazione complessa e da diversi avvicendamenti dietro alla macchina da presa, sotto la guida del produttore David O. Selznick. Problematiche che non hanno ostacolato il successo del film, ancora superiore a quello dell’omonimo romanzo del 1936 di Margaret Mitchell: tenendo conto dell’inflazione, Via col vento è infatti il più grande successo al botteghino della storia del cinema, con un incasso complessivo stimato in quasi 4 miliardi di dollari odierni.

Offerta
Via col vento
  • Mitchell, Margaret (Autore)

Via col vento: una pietra miliare del cinema, più forte del tempo e delle polemiche

Via col vento

La storia segue l’altalenante percorso esistenziale di Scarlett O’Hara (Rossella nell’adattamento italiano), giovane figlia del proprietario di una piantagione di cotone in Georgia. La ragazza (interpretata dalla strepitosa Vivien Leigh) ama segretamente Ashley Wilkes (Leslie Howard), che però decide di sposare sua cugina Melania Hamilton (Olivia de Havilland). Scarlett ripiega così sul fratello minore di Melania, Carlo, che muore poco dopo il matrimonio a causa della rosolia, contratta durante il suo servizio nell’esercito confederato. La prima di tante rovinose cadute di Scarlett, la cui vita si intreccia in maniera indissolubile coi lutti e con i problemi economici. Intorno a lei, poche ma fondamentali costanti: l’amore della famiglia, la sua saggia nutrice nera Mami (Hattie McDaniel), la sanguinosa e devastante guerra civile e soprattutto il sornione Rhett Butler (Clark Gable), fascinoso uomo sempre più vicino al cuore di Scarlett.

Siamo di fronte a uno dei film più ambiziosi mai realizzati, che ha richiesto più di 5 mesi di riprese, oltre 2400 comparse e un colossale budget di quasi 4 milioni di dollari dell’epoca, confluito in 238 minuti di pellicola. Ma i freddi numeri non bastano a rendere il lavoro certosino svolto dalla produzione a ogni livello, riscontrabile anche nei raffinati costumi indossati dai protagonisti (quelli di Scarlett entrati di diritto nell’immaginario collettivo), nelle sontuose scenografie e in una raffinata fotografia, che come il già citato Il mago di Oz fa ampio ricorso al technicolor.

Un lavoro iniziato da George Cukor, licenziato dopo pochi giorni e sostituito proprio Victor Fleming, chiamato così dalla MGM al doppio sforzo di filmare Via col vento di giorno e di seguire il montaggio del musical con Judy Garland di notte. Un impegno insostenibile sul lungo periodo, che infatti portò all’esaurimento nervoso Fleming, temporaneamente sostituito prima da Sam Wood e poi dallo scenografo William Cameron Menzies.

Via col vento e il razzismo

Via col vento non è solo una fulgida testimonianza della maestosità dell’epoca d’oro di Hollywood, capace di dare vita a sfarzose e memorabili epopee per il grande schermo in grado di trascinare al cinema decine di milioni di persone in tutto il mondo. Il lavoro di Fleming è anche una chiara fotografia del suo tempo, che riflette sia le tensioni geopolitiche del momento, sia il complesso quadro sociale statunitense del 1939. Memorabile in questo senso è soprattutto la rappresentazione della guerra come minaccia sempre più incombente e vicina per Scarlett, che trova un interessante parallelo negli stessi Stati Uniti, entrati ufficialmente nella seconda guerra mondiale poco tempo dopo l’uscita del film.

Ma a lasciare ineluttabilmente perplessi gli spettatori durante la visione di Via col vento con la sensibilità di oggi è ovviamente la rappresentazione della comunità black e in particolare dello schiavismo, presentato su schermo come una condizione accettabile e a tratti addirittura piacevole. Criticità riscontrabili soprattutto nei personaggi di Hattie McDaniel e Butterfly McQueen, protagoniste di una rappresentazione impregnata di stereotipi razziali e a tratti volutamente comica, con la conseguenza di sminuirne lo spessore umano e intellettuale.

Queste evidenti problematiche devono però necessariamente essere contestualizzate, dal momento che nel 1939 di Via col vento la segregazione razziale era ancora ampiamente diffusa nella società statunitense: giova infatti ricordare che l’indimenticabile atto di ribellione di Rosa Parks, che rifiutò di lasciare il proprio posto a sedere a un bianco sull’autobus, arrivò solo nel 1955. Senza sottovalutare il disagio e la delusione che ancora oggi comporta vedere la rappresentazione particolarmente libera e spontanea di una persona nera sottomessa a una bianca, è opportuno compiere uno sforzo in più, e concentrarci sul mondo che Via col vento mette in scena, fatto di virtù ma anche di evidenti lati oscuri.

Via Col Vento Edizione Integrale: Traduzione inedita e...
  • Margaret Mitchell (Autore) - Francesca Di Modugno(Narratore)

La parabola di Scarlett O’Hara

Via col vento

Via col vento è soprattutto una toccante storia di rivincita, rinascita e affermazione personale, che ruota intorno all’iconica figura di Scarlett. La conosciamo come una capricciosa e infantile ragazza benestante e seguiamo la sua ardita lotta per acciuffare una vita che sembra continuamente sfuggirgli e che successivamente la sbatte letteralmente a terra («Giuro davanti a Dio, e Dio m’è testimonio, che i Nordisti non mi batteranno! Supererò questo momento e quando sarà passato non soffrirò mai più la fame, né io né la mia famiglia, dovessi mentire, truffare, rubare o uccidere. Lo giuro davanti a Dio: non soffrirò mai più la fame!», grida rabbiosamente dopo aver mangiato una radice). Viviamo con lei, il riscatto, le ripetute perdite di mariti e familiari e la persistenza dell’ossessione per Ashley, che fa allontanare Rhett proprio quando Scarlett capisce che quell’elegante e sornione uomo è l’unico vero amore della sua vita.

A differenza di quanto sentenziato da quest’ultimo nella sua celeberrima battuta conclusiva, francamente non ce ne infischiamo di Scarlett, che, pur in un contesto patriarcale, razzista e alimentato da una costante malinconia per lo stile di vita Sud degli Stati Uniti prima della guerra secessione, si trasforma in una straordinaria figura femminile e femminista, costantemente in guerra contro tutto e tutti per agguantare la vita che desidera. Un percorso non esente da cadute (la tenuta di Tara saccheggiata dai nordisti) e colpi bassi (il marito sottratto alla sorella per meri benefici economici), che anche grazie a quel “domani è un altro giorno” finale diventa emblema di un speranza e redenzione, pur in un contesto cupo e melodrammatico.

Il potere del colore e dell’immagine

Rapiti dalla lucida e approfondita disamina del clima durante la guerra civile americana, dalle roboanti musiche di Max Steiner e da folgoranti battute («Ma d’una cosa sono certo: che vi amo, da sempre. A dispetto vostro e mio e di questo mondo che ci crolla intorno, vi amo. Perché siamo eguali. Gentaglia, tutti e due. Egoisti e scaltri. Ma capaci di guardare le cose in faccia e chiamarle col loro nome»), rischiamo di sottovalutare il sontuoso lavoro tecnico dietro Via col vento, che dà vita a momenti di purissimo e straordinario cinema.

È questo il caso dei tre sovrapponibili quadri che racchiudono Scarlett all’inizio, a metà e alla fine del film: momenti di pura arte pittorica prestata al cinema, con l’inquadratura che lentamente si allarga scoprendo la natura intorno alla protagonista, con colori variabili in base allo stato d’animo della protagonista. Attimi che già da soli basterebbero a sottolineare la grandezza di un cinema bigger than life, in cui l’immagine è al servizio dello spettatore e dello spettacolo. Ma Via col vento sa regalare momenti ancora più complessi dal punto di vista produttivo e registico, come la scena dell’incendio di Atlanta, girata all’inizio della lavorazione dando realmente alle fiamme scenografie di film precedenti, fra cui una di King Kong. Una sequenza in grado di conferire al racconto un tono ancora più cupo e avventuroso, perfetta cornice alla parabola di Scarlett e al suo tormentato amore con Rhett.

La regia di Via col vento

Via col vento

Ancora più abbagliante la scena alla stazione, con più di mille comparse e svariati manichini coinvolti, realizzata attraverso una gru che alzandosi lentamente dà l’idea del costo in termini di dolore e di vite umane del conflitto, chiudendo poi in maniera emblematica sulla svolazzante bandiera confederata, presagio dell’imminente catastrofico epilogo del conflitto per i sudisti. Una scena che riporta inevitabilmente alla mente un momento analogo di C’era una volta il West di Sergio Leone, con l’arrivo alla stazione di Claudia Cardinale accompagnato da un altro memorabile connubio fra musica e lento movimento di macchina verso l’alto. Ma la regia di Fleming, Cukor, Wood e Menzies sa trarre il meglio anche dai dagli interni e da scenografie sapientemente studiate in ottica narrativa.

Evidente per esempio il continuo ricorso alle scale e alle finestre all’interno di Via col vento. Le prime diventano lampante metafora della stessa esistenza di Scarlett, che le sale e le scende in continuazione nelle varie fasi della sua vita, vivendo sui gradini alcuni dei momenti più segnanti della sua esistenza, come l’uccisione di un malvivente e la fine della sua storia d’amore con Rhett, coincidente con una possibile ennesima ripartenza. Il congedo del personaggio di Clark Gable avviene non casualmente davanti a una finestra caratterizzata da sbarre, l’ultima di svariate apparizioni di questo elemento architettonico, continuamente utilizzato per racchiudere, separare o fare da sfondo ai personaggi. Scelta che proprio come quella delle scale trova un parallelo nel racconto, costellato da contrasti fra esterni e interni, da passaggi dalla luce all’oscurità e da incessanti separazioni.

La terra come casa e fonte di sostentamento

Via col vento

Anche il quadrangolo amoroso su cui si basa Via col vento rischia di distogliere l’attenzione da temi altrettanto fondamentali per l’economia del racconto. Il più evidente e approfondito è sicuramente quello della terra, intesa sia come fonte di sostentamento e ricchezza, sia come ideale casa a cui fare ritorno. Un tema esplicitato dal padre di Scarlett Gerald, che nel momento in cui la figlia gli ricorda le sue origini irlandesi declama senza incertezze «E sono molto fiero di esserlo. E non dimenticare, Rossella, che per metà lo sei anche tu. E chiunque abbia una goccia di sangue irlandese ama la terra come la propria madre. Ma per ora sei troppo giovane. L’amore per la terra ti verrà col tempo, è fatale quando si è nati irlandesi».

Un vero e proprio presagio della vita della protagonista, per cui la terra e la piantagione di cotone significano di volta in volta sicurezza e abbondanza, rovina economica e solida base da cui ripartire. Ma la terra occupa un ruolo importantissimo anche nell’impetuoso epilogo, dal momento che sono proprio i ripetuti ricordi di menzioni della terra, e in particolare della tenuta di Tara, a dare a Scarlett l’idea di fare ritorno a casa, e da lì dare il via alla difficile riconquista dell’amato Rhett. Un messaggio di speranza, ma allo stesso tempo anche un evidente richiamo alle origini e all’America rurale, diffuso in un momento in cui gli Stati Uniti si trovano in bilico fra slanci tecnologici e industriali e i sempre più forti venti di guerra.

Via col vento e Il mago di Oz

Non è un caso che Via col vento e Il mago di Oz, usciti nello stesso anno, per la stessa casa di produzione e con la contemporanea partecipazione dietro alla macchina da presa di Victor Fleming e George Cukor, condividano anche una iconica protagonista femminile e il dirompente tema del ritorno a casa.

Mentre per Dorothy la casa è prima un posto da lasciare per il sogno di una vita migliore e successivamente un porto sicuro in cui fare ritorno dopo aver compreso che molto di quello di cui sentiamo il bisogno si trova dentro di noi, per Scarlett Tara è una sorta di stato d’animo, che funge da punto di partenza per le tante risalite della sua esistenza. Il celeberrimo monito “There’s No Place Like Home” nel caso di Scarlett diventa così un sommesso invito a costruire e mantenere solide basi, capaci di diventare un punto di riferimento negli inevitabili momenti di difficoltà nella vita. Un messaggio incastonato all’interno di una cornice dall’indubbia matrice conservatrice, ma caratterizzato da una forza emotiva e cinematografica che neanche il tempo e le polemiche sono riusciti a scalfire.

Via col vento: domani è un altro giorno

Via col vento

Fra le memorabili interpretazioni dei protagonisti, merita certamente una menzione proprio quella di Hattie McDaniel, premiata con uno degli 8 Oscar (più due riconoscimenti speciali) attribuiti a Via col vento. L’attrice statunitense fu la prima persona nera a conquistare un Oscar ma, a testimonianza del clima imperante negli Stati Uniti dell’epoca, fu costretta a partecipare alla serata più attesa nel mondo del cinema in un tavolo separato dal resto dei presenti, e le fu addirittura proibito di prendere parte alla sontuosa prima mondiale del film.

La sua Mami, rappresentata con tratti macchiettistici e indigesti per la mentalità odierna, ma a ben vedere sempre capace di anticipare i possibili pericoli per la sua figlioccia, racchiude tutti i paradossi di quest’opera fiume, fondamentale per la storia della settima arte. Un film in certi casi respingente per la mentalità e per i comportamenti messi in scena, ma capace di compensare tutti i possibili difetti con una raffinatezza e un amore per l’immagine e per la narrazione che sintetizza il potere e la magia del cinema. Ed è per questo che nonostante tutto di Via col vento non ce ne infischieremo mai.

Via col vento

«Tara! A casa! A casa mia! E troverò un modo per riconquistarlo. Dopotutto, domani è un altro giorno!»
Scarlett O’Hara

Via col vento

Il filo nascosto nasce con l’intento di ripercorrere la storia del cinema nel modo più libero e semplice possibile. Ogni settimana un film diverso di qualsiasi genere, epoca e nazionalità, collegato al precedente da un dettaglio. Tematiche, anno di distribuzione, regista, protagonista, ambientazione: l’unico limite è la fantasia, il faro che ci guida è l’amore per il cinema. I film si parlano, noi ascoltiamo i loro dialoghi.

Via Col Vento (1939)
  • Dal celebre romanzo di Margaret Mitchell
  • Vincitore di 10 Premi Oscar nel 1939
  • Premio Oscar come miglior film

Da non perdere questa settimana su Techprincess

🌍 Giornata della Terra: ciascuno può dare il suo piccolo contributo per salvaguardarla
 
🍿Fallout: tutte le domande irrisolte alle quali la Stagione 2 dovrà rispondere
 
🛞Come scegliere gli pneumatici estivi per l’estate? I fattori da considerare
🤯Google licenzia 28 dipendenti per proteste contro il progetto Nimbus in Israele
 
✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
 
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
 
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
 
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
 
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
 
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button