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Giovani e social: il 49,2% ritocca le foto prima di pubblicarle

I dati emersi dall'indagine preliminare del progetto SatisFACE

Tutti allarmati perché i nostri ragazzi passano troppo tempo sulle piattaforme social.

E dire che, anziché essere in preda all’ansia, gli adulti avrebbero un’egregia alternativa, anzi due. Impostare là dove possibile tutti i filtri e gli strumenti di controllo possibili. E, per chi ai metodi un po’ coercitivi preferisse il dialogo, decidere assieme ai figli come trascorrere – per quantità e qualità – il proprio tempo sui device.

Ma al di là di questo, cosa fanno i giovani sui social? Com’è – anche in termini emotivi – il loro rapporto con Instagram, TikTok e affini?

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Provano a rispondere l’Università Vita-Salute San Raffaele e il Cussb (Centro Universitario di Statistica per le Scienze Biomediche). Che assieme hanno dato vita al progetto SatisFACE.

Scopriamo di cosa si tratta, e vediamo i dati emersi dall’indagine preliminare del progetto stesso.

daria nepriakhina

Il progetto SatisFACE

Il progetto SatisFACE è stato sviluppato dal CUSSB e dall’UniSR, con la collaborazione di un gruppo di ricercatori della Facoltà di Psicologia, oltre al supporto del comitato etico e di alcuni ricercatori della Università Sigmund Freud.

Ha l’importante compito di studiare problematiche e potenzialità legate alla gestione dell’immagine di sé nell’era digitale, concentrandosi proprio sul rapporto dei giovani col proprio viso.

I giovani, i social e l’immagine di sé

Leggiamo nella home page del sito di SatisFACE che si tratta di un “progetto interdisciplinare che integra le competenze di statistica, psicologia, digital health, psicologia sociale, con l’obiettivo di misurare ed analizzare la percezione dell’immagine del proprio viso e la relazione tra questa e il mondo digitale.

Il progetto si pone come fine la rigorosa valutazione quali-quantitativa dell’impatto delle tecnologie digitali sull’immagine di sé, anche come possibile predittore di eventuali disagi psicologici soprattutto in età pre e post adolescenziale, nell’ottica di  promuovere il digital wellbeing”. Ovvero il benessere digitale.

Lo studio pilota

I ricercatori hanno realizzato un questionario online pilota, su un campione di 120 ragazzi dai 12 ai 16 anni.

Lo scopo era quello di capire meglio il loro uso del rapporto tra i giovani e i social, soprattutto su alcuni aspetti legati alla propria immagine.

Cioè il selfie behaviour (il comportamento assunto nello scatto del selfie), l’attitudine rispetto all’editing e all’uso dei filtri (frequenza in cui si scattano o si modificano i selfie, tipi di filtri usati per il volto), la consapevolezza delle funzioni predefinite di fotoritocco facciale, la gestione e la percezione dell’immagine digitale, l’appearance anxiety (ansia legata all’aspetto) e la presenza di sintomi internalizzanti (come ansia e depressione).

I risultati

Dal questionario si evince che i social più utilizzati dai ragazzi sono WhatsApp (92,5% del campione), TikTok (88,3%), Instagram (76,7%) e YouTube (75%).

Inoltre, ben più della metà degli intervistati (il 65,9%) ha dichiarato di trascorrervi sulle piattaforme social fino a 4 ore al giorno, e il resto del campione almeno 2 ore.

I ragazzi esprimono preoccupazioni per un utilizzo non appropriato delle loro foto condivise nei social, che possono essere “manomesse/ritoccate” o utilizzate con finalità diverse da quelle di partenze (web-related anxiety). E sono consapevoli dei rischi della condivisione delle immagini.

Il ricorso all’editing

Più tempo i giovani trascorrono sui social, maggiore è l’ansia legata al proprio aspetto fisico.

C’è quindi un grande ricorso ai programmi di editing fotografico, per migliorare le proprie foto e piacere di più ai follower. Appena il 25,4% del campione è soddisfatto della resa al primo scatto, mentre il 37% ha dichiarato di scattare tra i 2 e i 5 selfie prima di reputarne uno soddisfacente.

Inoltre quasi la metà dei ragazzi, il 49,2%, ritocca le proprie foto prima di postarle sul proprio profilo Instagram.

Percentuale che poco si discosta dal 50% emerso da una simile ricerca condotta lo scorso anno dall’Università di Cassino.

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Il commento

Sul questionario pilota si è espressa Chiara Bombrin, coordinatrice del progetto.

Bombrin ha detto: “Abbiamo rilevato un notevole interesse degli studenti e dei docenti su un tema così complesso come quello dell’uso delle tecnologie digitali e il rapporto con la propria immagine. Interesse percepibile anche nei genitori, forse i più in difficoltà nel seguire le conseguenze della rapida evoluzione dei meccanismi psicologici generati dall’uso del digitale sui propri figli.

Il progetto ha una finalità scientifica con immediate ricadute pratiche: promuovere il benessere digitale negli adolescenti e sensibilizzarli rispetto ai potenziali rischi della manipolazione e mistificazione del sé digitale.”

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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