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Pubblicità politica e uso dei dati sensibili: stretta della Commissione Ue

Chiesta più trasparenza in previsione delle elezioni del 2024

Giovedì 25 novembre la Commissione europea ha presentato una proposta sulla trasparenza della pubblicità politica, nell’ottica di una maggior tutela dell’integrità delle elezioni e del dibattito democratico.

Nello stesso giorno compare una dettagliata nota sul sito ufficiale della Commissione, che illustra la proposta nei particolari.

L’idea, in estrema sintesi, è che la pubblicità politica online appaia con la massima trasparenza. Non solo nel senso che gli utenti della Rete dovrebbero sempre sapere con chiarezza quando si trovano di fronte a uno spot politico. Ma anche nel senso che la pubblicità politica a pagamento dovrebbe essere palesata come tale.

Scopriamo dunque in cosa consiste la proposta avanza dalla Commissione Ue.

La proposta della Commissione sulla trasparenza della pubblicità politica

Come leggiamo nella nota, la proposta della Commissione nasce con un preciso obiettivo. “Ogni messaggio pubblicitario di natura politica dovrebbe essere chiaramente qualificato come tale e contenere informazioni riguardanti, ad esempio, chi l’ha finanziato e quanto è costato. Le tecniche di targeting politico e di amplificazione dovrebbero essere spiegate pubblicamente e con un livello di dettaglio inedito, e sarebbero vietate quando si utilizzano dati personali sensibili senza il consenso esplicito dell’interessato.”

Due dunque gli ambiti di intervento: la maggior trasparenza dei messaggi e lo stop all’uso improprio dei dati sensibili.

Maggior trasparenza dei messaggi

Nello specifico, la Commissione europea chiede che ogni messaggio di pubblicità politica online contenga almeno tre informazioni. E cioè l’importo speso per lo spot, la provenienza dei fondi utilizzati e la correlazione tra il messaggio e le elezioni (o il referendum) a cui si riferisce.

L’utilizzo dei dati sensibili

La Commissione chiede inoltre che sia vietato il cosiddetto micro-marketing politico basato su dati sensibili come l’origine etnica, le convinzioni religiose o l’orientamento sessuale. A meno che non ci sia stato un esplicito consenso della persona interessata.

In soldoni: non si possono utilizzare i dati sensibili desunti ad esempio dai social, ai fini di una pubblicità politica mirata.

Leggiamo inoltre nella nota: “Per la prima volta sarà obbligatorio includere negli spot informazioni chiare che spieghino per quale motivo la persona è oggetto di targeting, e pubblicare, tra le altre cose, quali gruppi di individui sono stati presi in considerazione, in base a quali criteri e con quali strumenti o metodi di amplificazione.”

Le sanzioni

Ogni Stato membro dell’Ue deciderà in autonomia l’introduzione di “sanzioni pecuniarie efficaci, proporzionate e dissuasive in caso di violazione delle norme sulla trasparenza della pubblicità politica”.

È richiesta una vigilanza particolare proprio sull’uso dei dati personali per finalità di targeting politico.

Le dichiarazioni

Sulla proposta si è espressa Věra Jourová, Vicepresidente per i Valori e la trasparenza Věra Jourová. Che ha detto: “Le elezioni non devono essere una gara tra chi usa metodi ambigui e non trasparenti. I cittadini devono sapere perché guardano uno spot pubblicitario, chi l’ha finanziato, quanto è costato e quali criteri di microtargeting sono stati utilizzati. Le nuove tecnologie dovrebbero essere strumenti di emancipazione, non di manipolazione. Questa ambiziosa proposta porterà un livello di trasparenza senza precedenti alle campagne politiche e limiterà le tecniche ambigue di targeting.”

E Didier Reynders, Commissario per la Giustizia, ha dichiarato: “Elezioni eque e trasparenti sono parte integrante di una società dinamica e funzionale. È per questo che dobbiamo sostenere una partecipazione inclusiva ed equa alle elezioni del Parlamento europeo del 2024 e alle elezioni comunali in tutta l’UE. Con la proposta sulla pubblicità politica rendiamo sicuro l’uso dei dati personali nel contesto del targeting politico, tutelando il processo democratico. Insieme, portiamo avanti la nostra azione comune per la democrazia.”

Verso il 2024

La proposta rientra in un disegno più ampio, per “garantire una partecipazione inclusiva in vista delle elezioni europee del 2024”.

Due gli altri punti di interesse sottolineati dalla Commissione Ue. Il primo riguarda il finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee: la Commissione ha chiesto di rivedere le norme per renderle più snelle e trasparenti.

Altra questione, quella dei cosiddetti cittadini mobili dell’Unione europea. Cioè coloro che risiedono in uno Stato membro diverso da quello di cui hanno la cittadinanza. E per i quali l’accesso al voto dovrebbe essere agevolato.

Intanto arriva anche in Italia l’esperimento del voto elettronico. Si inizierà il 31 dicembre con una simulazione che coinvolgerà gli italiani residenti all’estero, chiamati a votare i membri dei Comitati degli italiani all’estero (Comites).

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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