Le discussioni più o meno accese sul domani che ci attende con l’irruzione dell’intelligenza artificiale generativa nelle nostre vite, di solito si appiattiscono sul presente o sul futuro prossimo.
Dal novembre del 2022 (quando ChatGPT è stato lanciato sul mercato) a oggi, per fortuna, i discorsi sono sempre meno manichei e sempre più razionali. Stiamo iniziando a fidarci del fatto che l’IA non ci ruberà l’anima: l’importante sarà imparare a conoscerla, amministrarla e usarla in modo virtuoso e non perverso.
Pochi sono però, almeno per adesso, i ragionamenti diacronici. Gli excursus storici, insomma, su come sta cambiando la conoscenza dal sapere per così dire analogico ai chatbot conversazionali.
Prova a colmare questo vuoto Gino Roncaglia, che per Laterza ha pubblicato (ottobre 2023) L’architetto e l’oracolo. Forme digitali di sapere da Wikipedia a ChatGPT.
L’autore
Come è ormai nostra abitudine, due parole introduttive dell’autore.
Gino Roncaglia insegna all’Università Roma Tre Editoria digitale, Informatica umanistica e Filosofia dell’informazione. Tra i maggiori esperti italiani di culture digitali e di rete, ha partecipato alla stesura del Piano Nazionale Scuola Digitale e collabora con RAI Cultura nella realizzazione di trasmissioni televisive dedicate al rapporto fra cultura e nuovi media.
Per Laterza è autore di diversi volumi, tra cui La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro (2010) e L’età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale (2018, seconda edizione accresciuta 2020).
L’architetto e l’oracolo
Nel curioso titolo, L’architetto e l’oracolo, sta il senso e la prospettiva del volume.
Roncaglia si occupa di mostrare come l’organizzazione del sapere negli ultimissimi tempi abbia subito un brusco cambio di paradigma.
La classificazione per così dire classica della conoscenza, dalle enciclopedie cartacee e Wikipedia, si basa sulla sua sistematizzazione. Insomma su una organizzazione e catalogazione minuziosa (ma anche gerarchica e statica) dei vari ambiti dello scibile, come se fosse appunto opera di un meticolosissimo architetto.
Con quello che Roncaglia chiama “ecosistema digitale”, vigente oggi, si cerca invece di rendere fruibile un sapere allo stesso tempo più ampio ed eterogeneo da un lato, e dall’altro più frammentato, pulviscolare e dai confini molli. O liquido, a voler scomodare il grande sociologo Zygmunt Bauman.
Ecco: per l’organizzazione di questo sapere è più congruo affidarsi non a modelli sistematici ma statistico-probabilistici, come accade per i chatbot conversazionali quali ChatGPT. E la figura più congrua che lo rappresenta è quella dell’oracolo.
Il libro
Se la tesi di fondo de L’architetto e l’oracolo è affascinante (e condivisibile), e andava magari indagata più frontalmente, l’organizzazione del volume è forse un po’ dispersiva.
La prima parte dà infatti conto in modo piuttosto approfondito del sapere enciclopedico (quello governato dall’ipotetico architetto) ai tempi del digitale, e la seconda fa altrettanto con le reti neurali (quelle che, in sintesi, hanno dato la stura al sapere puntiforme di ispirazione oracolare).
Anche la quarta parte, seppure suggestiva e di piacevole lettura, non sembra troppo coerente col nucleo de L’architetto e l’oracolo.
Qui Roncaglia indaga alcune opere letterarie, tra cui la celeberrima Trilogia della fondazione di Isaac Asimov. Al duplice scopo di scoprire quanto certa buona letteratura, specie di fantascienza, sia stata anticipatoria del presente, e quanto potrà esserlo del futuro.
La memoria
Più calzante con la dicotomia architetto-oracolo è il differente modo in cui viene trattata la memoria nel passaggio dal sapere cosiddetto enciclopedico a quello in cui domina l’intelligenza artificiale generativa.
Roncaglia spiega (p.135) che oggi esiste “la possibilità di costruire una sorta di ‘memoria completa’ della propria vita attraverso l’uso di dispositivi personali per la registrazione continua e automatica di video e audio e attraverso la digitalizzazione e conservazione integrale di tutti i testi e materiali letti e prodotti.”
E aggiunge che l’idea probabilmente non sarebbe dispiaciuta a Jorge Luis Borges. Ma ci permettiamo di ricordare che Borges ha scritto il racconto il (mirabile) racconto Funes, el memorioso, in cui un personaggio che ricorda tutto finisce per soccombere.
Per cui, forse, anziché concentrarsi solo su quante nuove e mirabolanti possibilità potrà offrirci l’IA, sarebbe bene capire come possa venirci in soccorso – fin da subito – per espletare meglio i compiti cui siamo chiamati.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API