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Il CEO di TikTok al Congresso USA: ecco cosa ha detto sui legami dell’app con la Cina

Nonostante le rassicurazioni del dirigente, sembra che la politica USA sia pronta ad agire

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Il CEO di TikTok, Shou Zi Chew, ha affrontato il suo primo confronto pubblico davanti al Congresso degli Stati Uniti giovedì. Il dirigente del social ha cercato di dissipare le preoccupazioni sulle presunte legami dell’app con il governo cinese. Ma anche rassicurare sulla capacità di contrastare i contenuti “nocivi”. Il risultato, tuttavia, non sembra aver cambiato di molto le posizioni dei deputati USA. Anche dopo aver sentito le rassicurazioni del CEO, sembra che il Congresso stia pensando a un ban dell’applicazione.

Il CEO di TikTok al Congresso USA non evita il possibile ban

L’audizione, che si è protratta per più di cinque ore, si è svolta davanti alla commissione per l’energia e il commercio della Camera dei rappresentanti, che non hanno nascosto il crescente sostegno bipartisan per prendere provvedimenti contro TikTok. Infatti, democratici e repubblicani della commissione hanno espresso scetticismo sull’autonomia dell’azienda dal governo cinese.

Chew ha cercato di ritrarre l’app, che ha 150 milioni di utenti mensili negli Stati Uniti, come sicura e protetta. Ha anche sostenuto che l’azienda sta adottando azioni che supereranno gli standard del settore in termini di protezione dei dati e trasparenza. Ma i politici USA non sembrano convinti.

La diffidenza di Washington

I legislatori hanno ripetutamente chiesto a Chew dell’influenza della Cina su TikTok. La presidente repubblicana della commissione Cathy McMorris Rodgers non ha usato mezzi termini, dicendo che La sua piattaforma dovrebbe essere bandita. Mi aspetto che oggi dirai qualsiasi cosa per evitare questo risultato”.

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Il tono delle domande e delle dichiarazioni ha ripreso le dichiarazioni degli ufficiali governativi che hanno definito TikTok uno “strumento” del governo cinese. E sembra che anche la presidenza Biden stia valutando come imporre la vendita della società a un gruppo americano, oppure bandirla del tutto.

Il CEO di TikTok risponde alle accuse del Congresso

Chew sostiene che TikTok non ha mai collaborato con il governo cinese per condividere i dati degli utenti americani e che non lo farebbe mai se glielo chiedessero. Chew afferma inoltre che le accuse contro TikTok sono basate su ipotesi e non su prove concrete. Chew si dice disposto a discutere le preoccupazioni dei legislatori basandosi su fatti e non su speculazioni.

Le argomentazioni di Chew hanno merito, ma sono pochi i membri del Congresso americano che sembrano disposti ad aspettare prove concrete. La politica USA teme che l’app possa essere usata da attori stranieri per influenzare o spiare gli utenti americani: il sospetto da solo e alcune prove circostanziali sembrano sufficienti a diventare diffidenti.

“Questi strumenti sono molto, molto potenti”, ha dichiarato mercoledì a The Verge il senatore Mark Warner, presidente del Senate Intelligence Committee. Dicendo: “Non sto dicendo che lo stiano facendo in questo momento. Ma perché dovremmo aspettare fino a quando il presidente Xi e la Cina diranno: “Sono pronto a premere il grilletto e invadere Taiwan”?”

Le proteste dei Tiktokers avranno un peso?

Una proposta di legge bipartisan che potrebbe portare al divieto di TikTok negli Stati Uniti ha ricevuto il sostegno della Casa Bianca e di diversi senatori. Il RESTRICT Act, presentato dai senatori Warner e Thune, autorizzerebbe il Segretario al Commercio a esaminare e bloccare le transazioni che coinvolgono tecnologie provenienti da paesi avversari come la Cina e la Russia. Almeno 18 senatori, di diversa astrazione politica, oltre che l’amministrazione Biden, sembrano sostenere il ban di TikTok. E non sembra che il CEO della società li abbia convinti a cambiare idea.

TikTok

Tuttavia, non tutti sono d’accordo con questa misura. Un gruppo di deputati democratici della Camera si è espresso contro il disegno di legge, sostenendo che si basa su motivazioni xenofobe e non su prove concrete. Il deputato Bowman ha organizzato una conferenza stampa con decine di influencer di TikTok che si oppongono a un eventuale divieto dell’app. “Di solito, se c’è una questione di sicurezza nazionale, tengono un briefing bipartisan del Congresso su quella particolare questione“, ha detto Bowman mercoledì. “Non abbiamo ricevuto un briefing bipartisan del Congresso sul rischio per la sicurezza nazionale di TikTok”.

Il CEO di TikTok propone la soluzione al Congresso: il Project Texas

Tanto davanti al Congresso che nella sua dichiarazione scritta, il CEO di TikTok ha puntato verso la soluzione preferita dalla società. In un tentativo di allontanare le preoccupazioni sull’influenza cinese, TikTok si è impegnata a trasferire tutti i dati degli utenti statunitensi su server al di fuori della Cina attraverso uno sforzo intitolato Project Texas. Qualcosa di simile potrebbe succedere anche in Europa, portando i server in Irlanda con Project Clover.

L’azienda si è impegnata a completare lo sforzo entro la fine dell’anno. Ma alcuni legislatori hanno messo in dubbio se ciò sia possibile, con centinaia di milioni di righe di codice sorgente che richiedono una revisione in un periodo relativamente breve. Ma soprattutto, diversi esperti di cybersecurity hanno espresso il dubbio che sia sufficiente a escludere qualsiasi interazione con il governo di Pechino.

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La reputazione di TikTok non è immacolata, anche se non ci sono prove schiaccianti del suo pericolo per la sicurezza nazionale. Ci sono stati diversi casi in cui i dipendenti di ByteDance hanno acceduto indebitamente ai dati degli utenti americani, tra cui gli indirizzi IP dei giornalisti americani. TikTok ha ammesso lo scandalo, sostenendo che i dipendenti “hanno abusato della loro autorità” per poi licenziarli.

Tuttavia, Chew non ha ignorato il fatto che anche le aziende americane hanno commesso errori simili in passato. “Con tutto il rispetto, le società sociali americane non hanno una buona reputazione in materia di privacy dei dati e sicurezza degli utenti”, ha detto Chew. “Basta guardare a Facebook e Cambridge Analytica, per fare un esempio”.

Una dichiarazione che fa capire come al centro del discorso non ci sia solo tecnologia e privacy. Ma anche la geopolitica.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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