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Leggende Pokémon Arceus: la recensione di un gioco fatto di luci ed ombre

Durante gli scorsi giorni abbiamo avuto modo di provare in modo estensivo Leggende Pokémon Arceus, il nuovo spin off del franchise Pokémon sviluppato da Game Freak e già disponibile su Nintendo Switch. Questo titolo aveva molto da dimostrare, dato che si tratta del primo approccio di Game Freak ad un titolo semi open world, ma il risultato finale ci ha convinto soltanto in parte, andiamo a scoprire perché nella nostra recensione di Pokémon Leggende Arceus.

La nostra avventura ad Hisui

La nostra avventura in quel di Hisui inizia in modo del tutto inaspettato, spingendo fin da subito sull’acceleratore della trama in un modo che non ci saremmo mai aspettati ma che abbiamo apprezzato, nella sua pur semplice struttura narrativa.

Sì, perché ricordiamoci innanzitutto che Leggende Pokémon Arceus si pone come obbiettivo primario quello di raccontare le origini del mondo Pokémon; una missione in cui tutto sommato riesce, raccontandoci lo sviluppo della piccola comunità del villaggio Giubilo, che avrebbe poi gettato le fondamenta per la creazione della Sinnoh del presente.

Leggende Pokémon Arceus recensione

Insomma, la domanda che Leggende Arceus si pone è fondamentalmente questa: come hanno fatto esseri umani e Pokémon a convivere pacificamente tra di loro?

Un’idea semplice, ma allo stesso tempo rivoluzionaria se pensiamo che ad averla partorita sia stata proprio Game Freak, che ha fatto, senza usare troppi giri di parole, dell’immobilismo e della reiterazione delle stesse idee in salsa lievemente diversa, la sua cifra stilistica ormai da tempo.

Una narrazione nuova ma tradizionale

Ed eccoci quindi a vestire i panni di un novello membro del Team Galassia, prodigio nella cattura delle creaturine tascabili, incaricato di investigare gli strani fenomeni che si stanno verificando in tutta Hisui… Fenomeni che hanno a che fare con delle strane distorsioni di spazio e tempo.

Ma per quanto concerne la trama ci fermiamo qui, dato che si tratta di uno dei selling point del gioco che dovreste scoprire da soli. Ci limitiamo a specificare che, sebbene semplice, l’abbiamo trovata funzionale al titolo, anche se probabilmente qualche dettaglio extra su alcuni aspetti della lore di quarta generazione ci avrebbe fatto sicuramente piacere.

Leggende Pokémon Arceus recensione

L’intero impianto narrativo è infatti ancora estremamente lineare e vittima di alcune delle ingenuità che da sempre caratterizzano il franchise. Come se non bastasse le vicende ingranano davvero soltanto nell’ultima parte di storia, un po’ come abbiamo sempre visto nei giochi Pokémon, un cliché narrativo che questa volta speravamo di non vedere.

Per quanto riguarda i personaggi, questi sono sufficientemente caratterizzati, specie se teniamo conto del tipo di storia che il gioco ci vuole raccontare, anche se in questo caso ci saremmo aspettati un pizzico di impegno in più da parte della software house, magari doppiando almeno le cutscene, presenti in buona quantità lungo tutta l’avventura.

Prima di passare al lato ludico di questa avventura, che è quello che a nostro parere funziona di più, dobbiamo necessariamente spendere due parole (amare) riguardo al comparto tecnico.

La recensione di Pokémon Leggende Arceus: il comparto tecnico

Esistono casi in cui un videogioco porta sul mercato un’offerta ludica così radicale e così rivoluzionaria che si è disposti all’unanimità a perdonare qualche spigolo di troppo per quanto concerne la sua veste grafica e in generale il suo comparto tecnico.

Questo non è il caso di Leggende Pokémon Arceus, che in questo aspetto è niente meno che un vero e proprio disastro, al punto che in certe sezioni di gioco sembra di trovarsi davanti ad un prodotto amatoriale fatto con i proverbiali “due ‘spicci” piuttosto che ad un videogioco confezionato da una delle software house più ricche del pianeta.

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Che Game Freak sia sempre stata poco competente in termini di grafica e ottimizzazioni non è certo un segreto, ma proporre nel 2022 un prodotto che graficamente avrebbe già fatto alzare un sopracciglio qualche generazione fa non è ammissibile.

Le regioni di Hisui sono purtroppo caratterizzate da texture a bassissima risoluzione e molte volte ripetute all’infinito, soprattutto negli interni e nelle grotte, senza contare che in alcuni luoghi specifici anche la modellazione poligonale degli elementi a schermo lascia parecchio a desiderare, con bordi squadrati che ricordano quei giochi horror indipendenti che si trovano nei meandri del deep web.

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Ma non è tutto: le varie regioni che ci troveremo ad esplorare presentano anche pesantissimi problemi di pop up e di fogging, con una gestione delle ombre che deve essere stata oggetto di numerosi problemi in sede di sviluppo, dato che durante il giorno queste ultime risultano, inspiegabilmente, di colore viola scuro.

La grafica superata del gioco peraltro gioca anche a sfavore della direzione artistica del titolo che, sebbene sia timidamente presente qua e là, viene totalmente affossata dal colpo d’occhio generale, che risulta sporco e poco invitante.

Ma non si tratta solo di un problema estetico, perché la povertà degli ambienti fa a pugni in varie occasioni con il gameplay, che vorrebbe invitare il giocatore ad adottare un approccio furtivo. Approccio che però non è sempre possibile a causa della mancanza di elementi a schermo utili a nascondersi.

Almeno il gioco riesce ad essere generalmente stabile sotto il profilo del framerate, elemento che abbiamo apprezzato insieme ai modelli dei Pokémon, che si salvano parzialmente rispetto a tutto il resto grazie ad una quantità di poligoni di gran lunga superiori.

L’esplorazione

Fatto il punto sulla situazione tecnica del gioco veniamo alla sua offerta ludica, un elemento che per molti è stato determinante per dare a questo nuovo gioco Pokémon una chance. Ebbene anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un argomento ricco di luci ed ombre, ma in generale il gameplay loop del titolo ci ha convinto.

Durante le nostre peregrinazioni in quel di Hisui dovremo calcare diversi tipi di biomi, dalle foreste, fino alle steppe glaciali, passando per il mare. Se dal punto di vista geografico questi ecosistemi non sono caratterizzati in modo ottimale, anche a causa della grafica, la grande varietà di creature tascabili che troveremo in ogni singola area è abbastanza per invogliare l’esplorazione di fino.

Particolare attenzione è stata data alle animazioni delle mosse che i Pokémon selvatici possono scatenare, forse per la prima volta nel franchise (anche se c’è la fregatura) e l’idea di aprire nuove strade al giocatore mano a mano che sblocca i Pokémon cavalcabili ci è sembrata piuttosto efficace, complice anche la grande estensione dei singoli biomi e la densità di piccoli segreti da trovare osservando attentamente il mondo di gioco.

A valorizzare ulteriormente il tutto c’è un ciclo giorno/notte e una vasta gamma di condizioni atmosferiche in cui possiamo imbatterci, le quali hanno vari effetti pratici sul gameplay, dall’apparizione di particolari specie di Pokémon, fino ad un’influenza diretta sugli scontri.

A gettare ombre su questa costruzione del mondo di gioco, altrimenti ottima, c’è di nuovo il comparto tecnico, che in molti casi rende davvero difficile immergerci nella natura che ci circonda, visti gli ambienti spogli, i pop up e i Pokémon che più che abitare quei luoghi sembrano piazzati come dei semplici segnaposto.

Un’ottima idea in questo frangente però è quella dei Pokémon Alfa, esemplari particolarmente potenti di una determinata specie, riconoscibili per via delle grandi dimensioni e per gli occhi rossi, sparsi per tutti gli ecosistemi.

Inizialmente inaccessibili per via del loro livello troppo alto, andando avanti con l’avventura vi troverete a cercare attivamente questi Pokémon dominanti, un po’ perché sono molto divertenti da affrontare, un po’ perché una volta catturati rappresentano una valida aggiunta al team, visto  l’alto livello e le mosse uniche che possono imparare.

Leggende Pokémon Arceus recensione

A completare il quadro abbiamo due tipi di eventi in overworld: le distorsioni spazio temporali e le apparizioni di massa. Si tratta in entrambi i casi di eventi che vedono la comparsa di molto Pokémon nello stesso punto; nel primo caso avremo l’occasione di mettere le mani su esemplari particolarmente rari e introvabili con altri metodi, mentre nel secondo avremo più possibilità di imbatterci in esemplari particolarmente forti.

Particolarmente buona la colonna sonora, che accompagna l’utente senza risultare troppo ingombrante ma rimanendo comunque impressa nella memoria.

La progressione

Ma esattamente cosa si fa in Leggende Pokémon Arceus? Si catturano i Pokémon, che domande. In sintesi il gameplay consiste proprio in questo e gli sviluppatori hanno voluto porre l’accento sulla componente esplorativa del titolo associando il progresso della trama al completamento del Pokédex.

In soldoni questo vuol dire che per ogni specie di Pokémon presente nel gioco, dovremo svolgere un determinato numero di “studi” per compilare la pagina ad esso dedicato nel Pokédex. Questi possono consistere nella semplice cattura della creatura, ma ci sono anche incarichi più bizzarri, che consistono nel vederli eseguire una determinata mossa in battaglia o nel dare loro del cibo da mangiare.

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Ogni Pokémon ha vari livelli di ricerca e per completare la pagina a lui dedicato dovremo portarlo almeno al livello 10. Si tratta di un espediente simpatico per permettere agli utenti di calarsi un po’ più in profondità nel ruolo degli esploratori, se non fosse che portare le ricerche al livello 10 per ogni Pokémon è un requisito quasi obbligato per procedere con la trama.

Sì perché avanzare nella compilazione del Pokédex ci premierà con l’aumento del nostro rango nel Team Galassia, che anche l’unico modo per sbloccare i nuovi ecosistemi e di conseguenza poter andare avanti con le vicende narrate. Si tratta senza ombra di dubbio di una scelta di design discutibile, pensata evidentemente per sostituire il sistema delle medaglie e che potrebbe creare diversi problemi ai giocatori che non vogliono spendere troppo tempo a catturare a ripetizione lo stesso Pokémon solo per aumentarne il grado di ricerca.

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C’è però da dire che il gioco invoglia molto a buttarsi a capofitto nel sistema delle catture, dato che si tratta a tutti gli effetti di una delle meccaniche più riuscite di tutto Leggende Arceus. Catturare Pokémon è un’esperienza strategica al punto giusto, che sa solleticare il palato dell’appassionato senza dimenticare di dare una vasta gamma di strumenti utili rendere il mero atto di lanciare la Pokéball sempre soddisfacente. Oltre a quelle standard, infatti, abbiamo le Peso Ball, a corta distanza ma molto efficaci sui nemici ignari, oppure le Piuma Ball, praticamente dei proiettili che volano a distanze notevoli.

Tutto questo è contornato da un sistema di crafting che permette di creare il proprio equipaggiamento da cattura sul campo raccogliendo i materiali sparsi per le aree, presenti in modo abbonante. Quando si entra nel loop di gioco di Leggende Pokémon Arceus è difficile non esserne catturati, fan o non fan del franchise, dato che esplorare Hisui, al netto della vesta grafica, è davvero un’esperienza piacevole.

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In sintesi nel gioco si procede in questo modo: si scopre un nuovo ecosistema, lo si esplora catturando i Pokémon e alla fine si affronta il Pokémon Regale della zona prima di passare al bioma successivo. Parlando dei Pokémon Regali, impossibili da non citare in una recensione di Leggende Pokémon Arceus, questi sono delle sorta di bossfight che mischiano il classico combattimento Pokémon con delle meccaniche basilari bullet hell.

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La loro esecuzione tuttavia è altalenante e anche a fronte dei  movimenti ingessati del personaggio controllabile, soltanto un paio si sono rivelate divertenti da affrontare purtroppo.  Ad onore del vero il concept di questi scontri evolve un minimo durante la storia, ma mai abbastanza da giustificare queste lunghe battaglie d’attrito, che dopo le prime due cominciano subito a stuccare. Un vero peccato.

Poco incisive e piuttosto tediose anche le missioni secondarie, che si riducono a poco più di semplici fetch quest.

Il combat system

Continuiamo la nostra recensione di Leggende Pokémon Arceus parlando del combat system dell’opera, altra caratteristica del gioco che non convince totalmente. Per questo spin off Game Freak ha deciso di optare per una variazione sul tema del combattimento a turni, ora molto più simile al concetto di ATB, in cui i turni del nostro Pokémon vengono mostrati in alto a destra dell’HUD di combattimento e sono determinati da vari fattori.

Accanto a questa novità, che stravolge ben poco il gameplay rispetto ai titoli standard, gli sviluppatori hanno optato per inserire la possibilità di attaccare con due stili diversi, oltre allo standard, una volta che il nostro Pokémon avrà padroneggiato una mossa. Da una parte abbiamo lo Stile Rapido, che sacrifica parte della potenza della mossa per guadagnare posizioni nella turnazione, dall’altra lo Stile Potenza, che fa l’esatto opposto, ovvero consente di sferrare un colpo molte potente a fronte di un turno di inattività.

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Entrambe queste opzioni consumano più PP all’utilizzo e, dato che anche le creature avversarie possono sfruttare questa meccanica verrebbe da pensare che si tratti di una componente core del combattimento. In verità non è così, dato che è possibile ignorare totalmente gli stili per l’intera durata del gioco senza sentirne particolarmente la battaglia.

Peggio: in certe battaglie, soprattutto in endgame, diventano un vero e proprio impedimento, dato che diventa praticamente impossibile prevedere l’ordine delle azioni del nostro avversario proprio a causa degli stili che può usare; una componente fondamentale da sempre in Pokémon e che qui viene meno, sporcando un combat system che altrimenti avrebbe rasentato la perfezione.

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Ad aggravare la situazione c’è la totale mancanza delle abilità dei Pokémon e uno snellimento eccessivo del parco mosse a loro disposizione, che manca totalmente di mosse capaci di colpire ad area. Se poi uniamo questa caratteristica al fatto che potremo mandare un solo Pokémon in combattimento mentre d’altro lato del campo ce ne possono essere fino a sei, capite bene che l’equilibrio di gioco non è dei migliori.

Piuttosto che gli stili, che di fatto sono un’aggiunta superflua e a tratti peggiorativa dell’esperienza ludica del gioco, sarebbe stato probabilmente meglio conservare queste ultime due meccaniche, per stratificare a dovere il combat system. Spezziamo una lancia però in favore della nuova gestione delle mosse, ora intercambiabili in ogni momento, dato che rimangono “in memoria” al Pokémon che le ha apprese.

Pokémon Leggende Arceus: la nostra recensione in sintesi

Concludiamo questa recensione di Pokémon Leggende Arceus dicendo che questo gioco può prestarsi a diverse chiavi di lettura. Una consiste nell’ammettere che effettivamente nel 2022 pubblicare un gioco con un comparto tecnico simile non è una cosa dovrebbe succedere. Non nel mercato del gaming moderno. Si tratta di una presa di posizione che non condanniamo, dato che in un gioco strutturato come Leggende Arceus è un limite che si fa sentire fin da subito.

Un altro modo di inquadrare l’intera questione però è prendere atto che questo titolo è un primo tentativo di Game Freak di uscire dalla comfort zone in cui stagna da anni, cercando di dare ai fan del franchise quello che volevano da parecchio tempo a questa parte.

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Un obbiettivo che sotto alcuni aspetti viene totalmente soddisfatto, pensiamo all’esplorazione di Hisui o alla meccanica dei Pokémon Alfa, e che sotto altri aspetti presta ancora un po’ il fianco, come nel caso del combat system striminzito.

Difficile stabilire se quella tracciata da Leggende Arceus sia o meno la strada giusta per il franchise, specie se consideriamo l’appiattimento di alcune meccaniche che da sempre hanno reso la serie Pokémon affascinante: quello che possiamo dire, concludendo la recensione però è che la base per costruire qualcosa di più ambizioso c’è, se verrà sfruttata o meno dipenderà solo da Game Freak.

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Francesco Castiglioni

Incallito videogiocatore, appassionato soprattutto di Souls e Monster Hunter, nonché divoratore di anime e manga. Scrivere di videogiochi è la mia vocazione e la porto avanti sia qui su Tech Princess che sul mio canale YouTube.

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