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I lavoratori robot? Negli Usa si possono assumere. E costano meno degli umani

Intanto, in Europa, 12 milioni di posti a rischio a causa dei robot

La domanda: “Quando i robot sostituiranno l’uomo?” è ormai antica. Dapprima dominio della fantasia (e della fantascienza), si è andata via via concretizzando. E sono sempre di più le mansioni in cui l’uomo è stato rimpiazzato dai robot. Di solito gli ambiti in cui una macchina viene utilizzata per rimpiazzare un umano sono quattro: in lavori rischiosi, di precisione, di fatica o monotoni, per cui è prevista la ripetitività di gesti pressoché identici.

Il fatto è che adesso i lavoratori robot rischiano davvero di insediare gli umani, al punto che stanno iniziando a essere assunti dalle aziende. E a un prezzo indubbiamente concorrenziale.

A questa notizia, che ci arriva dagli Stati Uniti, se ne aggiunge una proveniente da un report, secondo cui in Europa entro il 2040 potrebbero essere a rischio sino a 12 milioni di posti di lavoro. Proprio perché donne e uomini potrebbero essere sostituiti da lavoratori robot.

Vediamo anzitutto cosa sta succedendo negli Stati Uniti, dove i lavoratori robot si possono assumere, e pure a buon mercato.

Negli Usa i lavoratori robot si possono assumere

Che le macchine aiutino ormai da decenni le aziende è risaputo.

Ma adesso negli Stati Uniti è accaduto qualcosa di profondamente diverso. La Polar Manufacturing, con sede a Chicago, produce oggetti in metallo. E ha deciso di assumere il primo dipendente robot.

Il cui braccio, come dicevamo all’inizio dell’articolo, esegue un grande numero di volte lo stesso identico (e semplice) gesto: quello di sollevare un pezzo di metallo e posizionarlo in una pressa.

E allora, cosa c’è di nuovo e di diverso rispetto a tutte le altre macchine utilizzate dalle aziende?

robot

Lavoratori robot pagati (poco)

La sostanziale differenza è che si tratta del primo lavoratore robot a percepire un salario.

Con questo non vogliamo dire che ogni 27 del mese il lavoratore robot in questione riceve una busta paga nella cassetta della posta del suo villino. Ma che la Formic, l’azienda che affitta i bracci robotici (corredati da relativo software) utilizzati dalla Polar Manufacturing, chiede un corrispettivo di 8 dollari l’ora.

La prima cosa che balza all’occhio è la differenza di salario, se così si può dire, rispetto a un umano, che per adempiere alla stessa mansione percepisce 15 euro orari: quasi il doppio.

Ma perché affittare un lavoratore robot anziché acquistarlo?

La parola alle aziende

A spiegarlo è Jose Figueroa, che gestisce la catena di montaggio della Polar Manufacturing. Figueroa ha peraltro assicurato che l’utilizzo del robot ha permesso di assegnare un’altra mansione all’operaio sostituito, aumentando la produzione.

Un lavoratore robot, spiega Figueroa, avrebbe un costo di 100mila euro, a cui andrebbe a sommarsi la spesa per la programmazione. Siccome l’azienda avrà bisogno di 25 bracci robotici, la formula del leasing è certamente più vantaggiosa per la Polar.

Sulla questione si è espresso anche Shahin Farshchi, un investitore di Formic. Secondo cui lo stato attuale della robotica è simile a quello dell’informatica prima del boom dei personal computer prendessero piede. I tempi, cioè, in cui solo le aziende potevano investire nei sistemi informatici. E quando la programmazione e la manutenzione richiedevano competenze custodite da pochi. “Oggi siamo alle soglie della stessa epoca ma con i robot”.

In crescita i robot lavoratori

Che la tendenza dei robot lavoratori sia in crescita lo dicono i dati raccolti dall’International Federation of Robotics, organizzazione che monitora le tendenze dei robot. Il numero di macchine vendute nel 2021 è cresciuto del 13% rispetto all’anno precedente.

Secondo un’analisi di mercato effettuata nel 2018, per il numero di robot industriali in leasing è prevista una crescita che li porterà dai 4.442 pezzi del 2016 a 1,3 milioni nel 2026.

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Il futuro dei robot (e dei lavoratori) in Europa

Se il primo lavoratore robot negli Stati Uniti sembra essere salutato con un certo entusiasmo generale, un recente report sembra andare nella direzione opposta.

Il rapporto Forrester Job Forecast 2020-2040 ha esaminato gli effetti dell’automazione del mondo del lavoro nei cinque principali Paesi europei. E cioè Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna.

Gli esiti del rapporto non sono dei più confortanti: entro il 2040 saranno circa 12 milioni i posti di lavoro che scompariranno, proprio perché gli umani saranno rimpiazzati da macchine.

I settori più colpiti saranno quello della vendita al dettaglio, della ristorazione e dell’ospitalità.

C’è però un dato che riequilibra non di poco la questione. Il forte sviluppo dell’automazione, e dunque lo sviluppo della robotica, porterà ben 9 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore.

L’aspetto più inquietante del report prescinde però dai robot, e deriva semmai dal calo demografico dei cinque Paesi presi in esame. La cui popolazione lavorativa complessiva, nel 2040, potrebbe calare di 30 milioni di individui.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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