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Comandante: com’è il film con Pierfrancesco Favino

Comandante arriverà nelle sale italiane l'1 novembre, distribuito da 01 Distribution.

Si apre con le inconfondibili note dell’intermezzo della Cavalleria Rusticana Comandante, film di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino a cui tocca l’onore e l’onere di aprire Venezia 80. Una musica che riporta inevitabilmente alla mente le tormentate e dolenti parabole umane alla base di opere come Toro scatenato e Il padrino – Parte III, ma che in questo caso accompagna il percorso esistenziale ben più retto e limpido di Salvatore Todaro, comandante di sommergibili della Regia Marina che durante la seconda guerra mondiale si distinse per aver prestato soccorso ai 26 naufraghi del piroscafo belga Kabalo, superando le barriere imposte dal conflitto bellico in nome della legge del mare e della reciproca solidarietà fra esseri umani.

Già dall’incipit, con una citazione tratta da un episodio del conflitto fra Russia e Ucraina che funge da chiaro collegamento fra passato e presente, Comandante si propone come opera sulla natura umana, alimentata da una pungente riflessione politica. Al cavallo di battaglia sovranista Dio, Patria e Famiglia, Salvatore Todaro antepone infatti la fede nel mare e nelle regole che lo governano, immutate da secoli. Come esplicitato dallo stesso personaggio interpretato da Pierfrancesco Favino, il comandante può accanirsi senza nessuna pietà sui pezzi di metallo con cui si combattono le guerre, ma in mezzo all’acqua ha solo uno schieramento, quello di chi offre aiuto alle persone che rischiano di affogare. Una scelta doverosa e scontata, ma che è opportuno ribadire con forza in epoca di “cibo per pesci” e altre bestialità pronunciate sulla pelle delle vittime dei flussi migratori.

Comandante: il film con Pierfrancesco Favino apre Venezia nel segno dell’umanità e dell’accoglienza

Comandante Favino

A partire da questi punti fermi, Edoardo De Angelis firma insieme al co-sceneggiatore Sandro Veronesi quello che per gli attuali standard delle produzioni italiane è un vero e proprio kolossal bellico, forte di un budget superiore ai 14 milioni di euro, del sostegno della Marina Militare e di un comparto tecnico e scenografico che per una volta non ha nulla da invidiare al cinema statunitense. Ma questo sforzo produttivo sarebbe pressoché inutile senza un’adeguata attenzione all’approfondimento psicologico e umano del racconto. Anche sotto questo aspetto Comandante convince, ponendosi in continuità con il precedente film del regista Il vizio della speranza (altro fulgido esempio della capacità della vita di fiorire anche nelle situazioni più disastrate) e guardando al tempo stesso a U-Boot 96 di Wolfgang Petersen, ineludibile termine di paragone per ogni rappresentazione dell’isolamento e della difficoltà di convivenza all’interno di un sommergibile.

All’interno del mezzo bellico si crea un piccolo microcosmo, capitanato dal solito strepitoso Pierfrancesco Favino, qui alle prese con il dialetto veneto e con un’autorevolezza mai limitata dall’umanità che filtra fra le pieghe del volto del comandante. Respiriamo sia la goliardia che contraddistingue ogni corpo militare, fatta di sfottò fra diverse regioni (in particolare fra veneti e campani) e delle più disparate volgarità a sfondo sessuale. Il clima cameratesco finisce però in secondo piano nel momento in cui Todaro decide di salvare (per due volte) un gruppo di naufraghi con ogni probabilità ostili alla Marina italiana, con l’intento di scortarli verso il porto sicuro più vicino. Nella convivenza forzata fra italiani e belgi c’è la sintesi delle maggiori problematiche relative all’integrazione: reciproca diffidenza, incomunicabilità e la tendenza a classificare un intero gruppo etnico sulla base dei propri elementi peggiori.

Non solo retorica

Comandante Favino

Nel freddo ottobre del 1940, con l’acqua gelida che intirizzisce chi di volta in volta deve stazionare all’esterno per mancanza di spazio all’interno, il sommergibile Comandante Cappellini diventa con il passare dei minuti un esempio di pacifica coabitazione, che neanche gli atti dissennati di alcuni elementi del Kabalo riescono a scalfire. La cucina, la musica e persino le differenze linguistiche si trasformano in terreno fertile su cui socializzare, trasformando gli sguardi in cagnesco in sorrisi sempre più convinti e sinceri.

Comandante riesce così sia a farsi perdonare le ingenti dosi di retorica (comunque difficile da evitare in un racconto basato sulla solidarietà e sul soccorso), sia la caratterizzazione indulgente e mitigata di un corpo militare dell’Italia fascista, priva di atti di cieca devozione al regime. Da segnalare invece un momento abilmente messo in scena da Edoardo De Angelis, ovvero l’esecuzione corale, apparentemente slegata dal contesto, dell’immortale brano Un’ora sola ti vorrei: la canzone scritta da Umberto Bertini e Paola Marchetti fu infatti considerata irriverente dal regime fascista, che vide nella frase «Un’ora sola ti vorrei per dirti quello che non sai» una velata critica al Duce. L’esecuzione da parte di un gruppo di commilitoni in partenza per la loro missione bellica non è solo una dichiarazione d’intenti, ma un vero e proprio manifesto politico e sociale.

Comandante: un cast d’eccezione, in cui brilla Pierfrancesco Favino

Pierfrancesco Favino è la punta di diamante di un cast in cui brillano ottimi caratteristi come Massimiliano Rossi, Johan Heldenbergh, Giuseppe Brunetti e Gianluca Di Gennaro. Ma una menzione particolare la meritano due delle migliori attrici italiane della loro generazione, ovvero Silvia D’Amico e Cecilia Bertozzi: ben lontane dall’essere mere spalle dei rispettivi compagni, anche con pochi minuti a disposizione questi due talenti del nostro cinema riescono a infondere spessore e umanità all’intero racconto, evidenziando l’insensatezza di ogni conflitto bellico. Doveroso rivederle quanto prima in ruoli più centrali ed estesi.

Quando gli viene chiesto il motivo di tale risolutezza nel salvataggio di perfetti sconosciuti, in spregio agli ordini degli stessi vertici militari, Salvatore Todaro risponde con un disarmante «Perché noi siamo italiani». Un perfetto ribaltamento del nazionalismo un tanto al chilo in voga negli ultimi anni, ben più aderente alla storia di un popolo che ha fatto dell’accoglienza uno dei propri marchi di fabbrica.

Ma in un momento in cui il cinema italiano è chiamato a un definitivo salto di qualità, reclamato anche dai 6 film nostrani selezionati per il concorso della 80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, questa frase è anche una dichiarazione di fiducia e vitalità di un’intera industria, sempre più desiderosa di confrontarsi alla pari con le produzioni europee o nordamericane. Nella sua semplicità narrativa accompagnata da una notevole accuratezza tecnica, Comandante dimostra che possiamo e dobbiamo farlo, rivelandosi una valida apertura di Venezia 80 e un prezioso biglietto da visita per il nostro cinema.

Comandante arriverà nelle sale italiane l’1 novembre, distribuito da 01 Distribution.

Il Colibri - Bd
  • Il Colibri - Bd
  • Pierfrancesco Favino, Nanni Moretti, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Laura Morante, (Attore)
  • Francesca Archibugi (Direttore)

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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