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Come è cambiato: il treno

Storia del mezzo di trasporto pubblico più popolare e affascinante

Come sempre, prima di scoprire attraverso un breve excursus storico com’è cambiato il treno nella storia, diamone una definizione. Solo così possiamo circoscrivere l’ambito d’azione ed essere tutti d’accordo sull’argomento che tratteremo.

Cos’è il treno

Mica facile, dare una definizione sintetica di treno.

Un treno è un mezzo di trasporto (quasi sempre pubblico) di persone o merci. Circola sulle ferrovie ed è composto da una serie di vagoni che, assieme all’elemento che fornisce la forza di trazione (cioè la locomotiva), formano un unico convoglio.

E così, grazie a questa definizione scopriamo che per esempio anche i mezzi adibiti al trasporto metropolitano sono treni, perché ne possiedono tutte le caratteristiche.

Vediamo adesso come è cambiato il treno dal periodo preindustriale a oggi.

come è cambiato il treno

Come è cambiato il treno: gli antenati

Chiunque fosse fermato per strada e si sentisse domandare quando è nato il treno, magari non indovinerebbe l’anno ma quasi sicuramente risponderebbe che il periodo è stato quello della rivoluzione industriale.

Risposta giusta, ma che esclude tutti i tentativi precedenti all’invenzione ufficiale del mezzo di trasporto più mitico e romantico.

Già all’epoca romana, nelle miniere venivano adoperati mezzi di trasporto concettualmente simili a treni. Erano convogli composti da una serie di carrelli uniti tra loro, trainati da animali da soma o da schiavi. Non viaggiavano su veri e propri binari ma avevano delle guide in legno entro cui avanzare.

Tuttavia, prima della rivoluzione industriale le migliorie di questi prototipi sono state relative, e hanno riguardato appunto le guide esterne. Oppure le ruote, che sono state dotate del bordino, proprio come gli attuali treni.

La rivoluzione industriale

Alla fine del Settecento, con lo sviluppo e la diffusione delle macchine a vapore cresce la richiesta di carbone. Inizialmente sono i motori a vapore fissi che, tramite un sistema di corde, trainano file di carrelli.

La svolta epocale ha una data compresa tra il 1801 e il 1804, e il suo fautore è Richard Trevithick, ingegnere britannico a cui è attribuita l’invenzione del treno.

Trevithick infatti, dopo una serie di tentativi solo parzialmente riusciti, nel febbraio del 1804 riuscirà a inventare il primo motore a vapore in grado di muoversi lungo i binari. La locomotiva si chiamava Penydarren, era capace di trasportare 10 tonnellate di ferro, 70 passeggeri e 5 vagoni. Compiva un tragitto di 9 miglia toccando le 5 miglia orarie, e veniva impiegata nelle miniere di Merthyr Tydfil, in Galles.

Nei primi decenni dell’Ottocento, le locomotive di George e Robert Stephenson (padre e figlio) determineranno il primo successo commerciale del treno.

Dal primo treno commerciale ai convogli moderni

Per capire come è cambiato il treno occorre considerare una data cardine, esattamente il 27 settembre 1825. È stato allora che la locomotiva Locomotion n° 1 ha trainato il primo treno commerciale tra Stockton-on-Tees e Darlington, in Inghilterra.

Negli anni successivi treni e ferrovie hanno iniziato a diffondersi in tutta Europa, con velocità che toccavano i 100 chilometri orari.

Nell’ottobre del 1839 ha fatto la sua apparizione la prima tratta ferroviaria italiana, la Napoli-Portici.

Non solo un mezzo di trasporto

L’invenzione del treno implica una rivoluzione culturale pari a quella di Internet per la fine del Novecento. Col treno le distanze si relativizzano: per le persone, per le merci, per la comunicazione.

Con il treno, per fare solo un esempio, nasce il pendolarismo. Anche grazie al fascino della sua estetica (specie nei modelli pionieristici, o comunque prima dell’avvento della plastica) il treno acquista un ruolo di primo piano nell’immaginario collettivo, e fa parlare di sé nella letteratura, nelle arti figurative e nel cinema.

treno a levitazione magnetica

Il treno nel Novecento

Treni speciali, corazzati e addirittura armati verranno ampiamente utilizzati nei due conflitti mondiali. Per tacere dei convogli che trasportavano ebrei e altri perseguitati nei campi di concentramento.

Nel frattempo si migliorano l’estetica e il comfort dei convogli, in Italia nascono i treni popolari per le località turistiche e le città d’arte, gli elettrotreni che collegano Milano e Roma, e le Littorine, lussuose locomotive a nafta.

Con l’industrializzazione degli anni Cinquanta e Sessanta si moltiplicano i treni, specie quelli reversibili (cioè capaci di viaggiare in entrambi i sensi di marcia).

Dagli anni Settanta del Novecento a oggi

Negli ultimi decenni è una gara di velocità.

Ha iniziato il Giappone negli anni Settanta del secolo scorso con i cosiddetti treni-proiettile. Seguiranno i TGV francesi e i Pendolino italiani.

Oggi si sta ampliando sempre di più la rete dell’alta velocità, cioè riservata a convogli che superano i 250 chilometri orari.

Con la tecnologia della levitazione magnetica, o MagLev, i treni viaggiano senza toccare le rotaie, grazie appunto a un campo magnetico che si genera tra i magneti. In questo caso le locomotive possono superare addirittura i 500 chilometri all’ora, come succede in Cina con il Transrapid di Shanghai, che collega la metropoli con l’aeroporto di Pudong.

Ma a noi, diciamo la verità, manca tanto un assassinio sull’Orient Express.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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