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Bollette alle stelle e crisi climatica? Ecco le comunità energetiche rinnovabili

Cosa sono e come funzionano

Tutti abbiamo letto almeno una notizia, o seguito un servizio del telegiornale, che dà conto del cospicuo aumento delle bollette di luce e gas deciso dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) a partire dal gennaio del 2022. Si tratta di rincari medi del 55% per l’elettricità e del 41,8% per il gas.

Gli aumenti sono la diretta conseguenza del rincaro delle materie prime energetiche e del prezzo della CO2.

Proprio le emissioni di CO2 sono un problema sempre più urgente. In svariati articoli vi abbiamo raccontato come le autorità governative e l’Ue stiano cercando di adottare strategie comuni per risolvere o almeno contenere le emissioni. Cioè una delle principali cause del cambiamento climatico in atto. Che a sua volta è uno dei maggiori indiziati delle anomalie atmosferiche e degli eventi estremi della scorsa estate.

Tuttavia, da qualche tempo esiste uno strumento per contrastare entrambi i problemi (quello del rincaro delle bollette e quello della crisi climatica) in un sol colpo. Stiamo parlando delle comunità energetiche rinnovabili. Scopriamo cosa sono e che vantaggi possono offrire.

Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili

Le comunità energetiche rinnovabili sono associazioni tra cittadini, attività commerciali, autorità locali o imprese che si uniscono e cooperano per dotarsi di impianti per la produzione e l’autoconsumo di energia proveniente da fonti rinnovabili.

Cittadini, negozi, aziende ed enti territoriali di un medesimo territorio possono quindi munirsi di un impianto condiviso, purché la sua potenza complessiva sia inferiore a 200 kW. L’impianto potrà essere utilizzato sia per l’autoproduzione e il consumo immediato di energia, sia per il suo stoccaggio in sistemi di accumulo.

energie rinnovabili

Quando nascono le comunità energetiche rinnovabili

In Italia, a dare il via alle comunità energetiche rinnovabili è stato il decreto-legge 162/19 (il cosiddetto Decreto Milleproroghe), diventato legge il 28 febbraio 2020.

La legge definisce anche nel nostro Paese il concetto di comunità energetica, presente già da diversi anni in alcuni Paesi del Nord Europa.

Vero è che in Italia anche prima della legge era possibile unirsi per finanziare l’installazione di un impianto condiviso e alimentato da fonti rinnovabili. Ma non era ancora previsto che l’impianto erogasse energia a più utenze.

I benefici delle comunità energetiche rinnovabili

I principali benefici delle comunità energetiche rinnovabili sono, evidentemente, ambientali. L’energia non si produce da fonti fossili e non ci sono perdite di energia in rete. I benefici sono poi economici, grazie all’applicabilità di una serie di incentivi per promuovere la transizione energetica. Incentivi della durata di 20 anni e che, tra l’altro, sono cumulabili con altri contributi come il bonus casa e il superbonus 110%.

Ci sono poi i vantaggi sociali: le comunità energetiche rinnovabili favoriscono la coesione delle comunità locali, l’inclusione e la collaborazione sociale. Inoltre i consumatori che ne fanno parte acquisiscono una maggiore consapevolezza civica.

Le comunità energetiche rinnovabili in Italia

Secondo un rapporto di Legambiente del maggio 2021, dopo un anno dall’entrata in vigore della legge, in Italia erano già attive 20 comunità energetiche rinnovabili, e altre 7 erano prossime alla costituzione. Gli impianti di autoproduzione di queste prime 20 comunità sono mediamente tra i 20 e i 60 kW. Ci sono comunità energetiche rinnovabili che coinvolgono famiglie, cooperative, imprese private, comuni e anche aziende agricole.

Il futuro è roseo per le comunità energetiche rinnovabili, anche in virtù dei recenti aumenti delle bollette di luce e gas. Uno studio del Politecnico di Milano ha previsto che entro il 2025 saranno addirittura 40mila e coinvolgeranno circa 1,2 milioni di famiglie, 200mila uffici e 10mila piccole e medie imprese.

Due esempi concreti

Legambiente Campania, assieme alla Fondazione Famiglia di Maria e grazie al finanziamento di Fondazione con il Sud, ha promosso la Comunità energetica rinnovabile e solidale di Napoli est, la prima in Italia. Si tratta di un progetto che ha coinvolto 40 famiglie del comune di San Giovanni a Teduccio, attiva dal marzo del 2021.

Un’iniziativa simile è quella che nel maggio del 2021 ha dato vita, nel comune di Ferla, alla comunità energetica rinnovabile “Common Light-mettiamo insieme le nostre energie”. Ferla è un centro in provincia di Siracusa di appena 2.300 abitanti, eppure il progetto si è concretizzato grazie a un’intesa tra la popolazione e il Comune. L’idea alla base dell’iniziativa è stata semplice: reinvestire il denaro ricevuto da Ferla per la realizzazione di impianti fotovoltaici o di sistemi di accumulo.

L’emergenza climatica si contrasta anche così, tramite azioni magari circoscritte ma meritorie, e che possono essere prese da esempio e ribadite altrove.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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