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Crac Silicon Valley Bank: cos’è successo. E perché il mondo tech è in allarme

Facciamo il punto della situazione

In questi giorni la polemica attorno alle possibilità e ai limiti di ChatGPT è passata in secondo piano, perché l’universo tech è stato attraversato da un forte scossone economico, le cui conseguenze non sono del tutto prevedibili.

Stiamo parlando del crac della Silicon Valley Bank, un fallimento di dimensioni tali che, a volerne trovare uno di portata analoga, occorre riandare nientemeno che al default del 2008 di Lehman Brothers.

Ricostruiamo dunque il crac della Silicon Valley Bank, e capiamo quali potrebbero essere gli scenari del futuro prossimo.

Ma soprattutto, vediamo per quale motivo il comparto tech è legato a filo doppio a questo recentissimo fallimento.

Silicon Valley Bank

Il crac della Silicon Valley Bank

QONTO. Il conto business che semplifica la quotidianità bancaria.

Anzitutto, i fatti.

La Federal Insurance Corporation (Fdic) ha chiuso la Silicon Valley Bank (Svb) nella giornata di venerdì 10 marzo.

Questo in seguito a un ritiro massiccio dei depositi da parte degli investitori, che fa fatto crollare in Borsa il titolo Svb dell’80%.

Giovedì 9 marzo la Svb ha annunciato un aumento di capitale di quasi 2 miliardi di dollari, dopo la perdita di 1,8 miliardi di dollari, a causa della frettolosa vendita di un portafoglio obbligazionario di 21 miliardi, allo scopo di ricavare un’immediata liquidità.

Da ciò la corsa al ritiro delle somme investite (42 miliardi di fondi), e l’intervento dell’Fdic, l’agenzia federale statunitense, che assicura i depositi fino a 250.000 dollari.

Il 93% dei depositi non sono assicurati

A proposito di assicurazione, solo il 7% dei depositi di Svb lo è. Il 93% restante è oltre la soglia di garanzia.

Ciò non significa che gli investitori non rivedranno il loro denaro non assicurato, ma che occorrerà attendere gli esisti delle procedure di liquidazione.

Intanto l’Fdic ha creato una nuova banca, la National Bank of Santa Clara, per facilitare almeno i prelievi degli importi assicurati.

Il fallimento di Svb e le start-up tech

La Silicon Valley Bank, fondata nel 1983 da Bill Biggerstaff e Robert Medaris, è la sedicesima banca americana, con i suoi 209 miliardi di attivi e 175,4 miliardi di depositi.

Ed è l’istituto di riferimento per le start-up del comparto tech della Silicon Valley. Bloomberg ha fatto sapere che circa la metà di esse avevano rapporti con Svb.

La Silicon Valley Bank usava il denaro dei depositi per investire in obbligazioni a lungo termine, come i titoli di Stato del Tesoro Usa. Il dissesto è iniziato per via del rialzo repentino dei tassi di interessi da parte della Fed, balzati dallo zero al 4,5%. Questo fattore, sommato alla crisi dell’industria tecnologica, ha indotto i clienti dell’istituto, specie le aziende tech, a ritirare contante dai depositi.

Ultimo capitolo, la Silicon Valley Bank ha venduto parte del suo portafoglio obbligazionario da 91 miliardi di dollari, ed è a quel punto che gli investitori sono corsi a ritirare ciò che avevano investito.

I timori del comparto tech

La Fdic ha fatto sapere che da lunedì 13 marzo i depositi entro i 250.000 dollari saranno accessibili ai clienti.

Intanto sono state avviate le procedure per vendere gli attivi di Svb.

Ma i timori maggiori sono quelli delle start-up tech finanziate dall’istituto. Il crac della Silicon Valley Bank rischia di far rimanere senza stipendio i dipendenti delle società innovative della Silicon Valley.

C’è chi, ottimisticamente, sostiene che i pagamenti saranno effettuati regolarmente: patiranno solo un piccolo ritardo. Altri hanno delineato un quadro decisamente meno roseo. Tra questi c’è Brad Hargreaves, fondatore di startup. Hargreaves ha dichiarato a Bloomberg nella giornata di venerdì 10 marzo: “Aspettatevi licenziamenti di massa entro oggi, al massimo lunedì”.

Storia della Lehman Brothers 1844-2008
  • Editore: 21 Editore
  • Autore: Peter Chapman , Olimpia Ellero
  • Collana: Controstoria

Spunta il nome di Elon Musk

Nel frattempo, anche la filiale britannica dell’istituto è stata coinvolta nel crac della Silicon Valley Bank.

Nelle prossime ore si potrà meglio capire cosa accadrà, e se altre banche correranno lo stesso rischio.

Nel frattempo, ci si domanda quale potrebbe essere il futuro di Svb. Ci si attende una cosiddetta vendita “a spezzatino”.

Min-Liang Tian, CEO dell’azienda di hardware da gioco Razer, ha scritto sul social dei cinguettii: “Penso che Twitter potrebbe comprare la Svb e farla diventare una banca digitale.”

Figurarsi se non è arrivata a stretto giro la risposta di Elon Musk: “Sono aperto all’idea”.

Ma si tratta di Elon Musk, che pochi giorni fa si è dichiarato anche aperto all’idea di acquistare il Manchester United. Vedremo cosa ci sarà di vero.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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