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Come è cambiato: il libro

Come si è modificato nel corso dei secoli, dal papiro all’eBook, il più importante strumento di veicolazione del sapere

Insostituibile (e principale) strumento di diffusione della conoscenza, come è cambiato il libro nel corso dei secoli?

Come si è trasmessa, si trasmette e si trasmetterà la conoscenza per iscritto?

Come è cambiato il libro?

Per decidere come è cambiato il libro dobbiamo prima stabilire cosa esso sia. La definizione comune di libro è quella di un insieme di fogli di uguali dimensioni, non importa se stampati o manoscritti, tenuti insieme da una qualche rilegatura e racchiusi da una copertina.

Gli antenati del libro

Tutto quello che viene prima di ciò che corrisponde alla definizione appena data, dunque, non è da considerarsi libro.

Per cui, in una rapidissima retrospettiva, ricordiamo che la scrittura alfabetica è nata in Egitto circa 3000 anni prima di Cristo. Ed è stata prima incisa su qualunque materiale permettesse una certa conservazione dei segni (pietra, corteccia d’albero…) e poi vergata sui papiri.

Durante l’Età del bronzo fanno la loro comparsa le tavolette di argilla e cera, affiancate in un secondo momento dal rotolo, i cui materiali costitutivi potevano essere il papiro o la pergamena.

A quanto leggiamo nelle Storie di Erodoto, i Fenici hanno portato in Grecia la scrittura (e il papiro) tra il decimo e il nono secolo avanti Cristo.

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Il codex

Se il rotolo ha rappresentato la forma pre-libraria principale per secoli, nella tarda antichità (cioè tra il terzo e il sesto secolo dopo Cristo) nel mondo romano si è affermato il codex, o codice.

Inizialmente costituito da tavolette di legno unite tra loro da anelli metallici o strisce di cuoio, è diventato col tempo un insieme di fogli cuciti e rilegati. Siamo alle soglie del libro moderno.

Il libro, finalmente

Se fino al secondo secolo dopo Cristo la cultura è stata tramandata attraverso rotoli, la svolta avverrà a partire dal quarto secolo, grazie allo sviluppo del cristianesimo e del monachesimo.

I monaci possono essere considerati i primi editori di libri. In ogni monastero era presente uno scriptorium, e compito dei copisti era quello di tramandare per iscritto, con somma pazienza, tutto il sapere possibile. Adoperavano un calamaio di argilla con inchiostro vegetale, una piuma d’oca, uno stilo, una riga di legno, un compasso e la pergamena. Che permetteva di scrivere anche sul retro del foglio.

Un ulteriore impulso alla diffusione dei libri è avvenuto a partire dal dodicesimo secolo, con lo sviluppo delle Università. La Sorbona di Parigi e la biblioteca pontificia di Avignone, già prima del quindicesimo secolo avevano un patrimonio di oltre duemila volumi ciascuna.

Come è cambiato il libro: la stampa

È la stampa a caratteri mobili, riducendo sensibilmente i tempi di composizione, a dare al libro un’accelerazione impressionante.

Ma qui va sfatato un luogo comune. L’inventore dei caratteri mobili e del torchio tipografico è Johannes Gutenberg solo per le nostre latitudini. Se la sua scoperta è datata 1455, in Cina Bi Sheng lo ha preceduto di ben 400 anni.

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Dagli incunaboli alla lynotipe

Dai primi libri a stampa prodotti sino al 1501, detti incunaboli, i volumi si sono diffusi in modo esponenziale. E l’oggetto libro è diventato sempre più simile a quello odierno. Sono state introdotte l’attuale punteggiatura, la numerazione delle pagine, le indicazioni bibliografiche.

Il libro è diventato sempre più un fenomeno sociale e commerciale oltre che culturale. E la sua diffusione ha una seconda grande accelerazione nell’Ottocento, prima con la stampa a vapore e poi con la lynotipe, inventata nel 1881, utilizzata sino all’avvento della composizione tramite computer.

Come è cambiato il libro nel Novecento

Siamo arrivati al Novecento, alle grandi collane che hanno dato il nome a generi letterari, come il giallo (dalla collana Giallo Mondadori), al libro come strumento di emancipazione e rivendicazione di pari dignità e diritti.

L’invenzione del tascabile, rilegato in brossura ed economicissimo, ha diffuso (e, per quanto possibile, omogeneizzato) ulteriormente il sapere: classici che sino a qualche secolo prima venivano vergati a mano nel corso di mesi ora si potevano trovare nelle edicole, nei supermercati, negli autogrill, nelle tabaccherie.

A partire dal secondo Novecento, chiunque abbia una minima disponibilità economica è in grado di comporre una biblioteca invidiabile.

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Il libro e l’era digitale

Il digitale entra con prepotenza prima nella composizione e poi nella stampa dei volumi. Stampare i libri diventa un processo sempre più rapido e meno dispendioso. Eppure, i lettori che posseggono tomi anche solo di qualche decennio fa si saranno accorti di come i materiali dei libri si sono fatti sempre più scadenti. Il discorso è antico: qualità e quantità sono due variabili che si escludono a vicenda.

Ma oggi siamo già alla seconda era digitale. Quella per cui, con la diffusione degli eBook e degli audiolibri, siamo arrivati alla smaterializzazione del libro.

A questo punto ci ritroviamo però all’inizio del nostro articolo, quando abbiamo definito che cos’è un libro. Ebbene: libri digitali o audio sono ulteriori formati di diffusione della conoscenza, ma non sono libri, così come non erano libri i papiri.

I libri, quegli insiemi di pagine di formato uguale, rilegati e chiusi in una copertina, continueranno esistere e a essere più o meno sempre identici a se stessi. Qualche pagina ingiallirà prima delle altre, qualcun’altra si scollerà più facilmente, ma la cultura continuerà a essere trasmessa prevalentemente attraverso le pagine dei libri cartacei.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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