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Linfa, la miniserra domestica della startup italiana Robonica

Harald Cosenza; Photo by Report Gourmet

La maggior parte di noi, a causa del luogo in cui abitiamo, della mancanza di tempo o anche solo di capacità, non tiene in casa piante da usare in cucina. E se vi dicessi, però, che esiste un dispositivo in grado di crescere basilico, peperoncini e molte altre piante con uno sforzo veramente minimo da parte vostra? Funzionale, e per questo usato anche da chef di alto livello, e bello da vedere? Il prodotto in questione è Linfa, la mini-serra idroponica domestica della startup italiana Robonica, disponibile già ora al grande pubblico su Amazon  grazie al programma Amazon Launchpad.

Per farci spiegare il funzionamento di Linfa, i retroscena della sua creazione e le prospettive future dell’azienda, abbiamo parlato con Harald CosenzaCEOco-fondatore.

Come è fatta Linfa, la miniserra di Robonica

Linfa nasce da un problema molto diffuso, soprattutto tra le persone che vivono in città: a causa delle condizioni in cui viviamo non è possibile crescere, con i vasi e i metodi tradizionali, molte delle piante che potremmo altrimenti utilizzare in cucina per arricchire i nostri piatti.

Cercando di risolvere questa situazione, Robonica è riuscita ad arrivare molto più in là, creando un prodotto IoT capace di crescere in autonomia e in qualunque stagione tutta una serie di specie vegetali.

Esteticamente Linfa si presenta come un contenitore esagonale alto circa mezzo metro, chiuso su tutti i lati. L’aspetto curato, simile ad una struttura architettonica, rende la serra un vero e proprio pezzo di design, capace di sposarsi al meglio con ogni ambiente.

Linfa si divide in tre parti principali: la testa, il vano centrale e il fondo. “La testa contiene la lampada a multicanale in grado di imitare alba, tramonto e l’intero ciclo di luce circadiano. [Grazie a questa lampada] la crescita è circa un terzo più veloce della coltura classica.

Sempre nel modulo della lampada LED è contenuta tutta la parte di ventilazione, che raffredda la lampada stessa […] e permette di fare il ricircolo dell’aria all’interno del volume di coltivazione, quindi dove crescono fisicamente le piante.[…] Lì dentro riusciamo a ricreare il vento, con le nostre ventoline e riusciamo a fare impollinare i pomodori.

Il vano centrale è dove effettivamente le piante hanno lo spazio di crescere. Alto solo 33 cm, potrebbe sembrare un volume ridotto per specie come pomodori e peperoni, ma c’è un trucco: utilizzare varietà selezionate appositamente per rimanere piccole.

L’altro trucco si trova nel “terriccio”, che, in quanto coltura idroponica, non è veramente terra, quanto un substrato, formato prima da torba di cocco e ora da PLA biodegradabile, in cui la pianta può sviluppare le radici. “Funziona praticamente da tenuta meccanica, non contiene i nutrimenti e sostituisce la terra. Riducendo il volume a disposizione e utilizzando per esempio la luce blu, in certi periodi si riescono a fare anche varietà molto grandi in spazi molto contenuti, un po’ come un bonsai, per spiegarlo. Tu gli dai pochissimo spazio per le radici, e questa pianta viene come un alberello in miniatura.

Infine, sul fondo, c’è un sistema di irrigazione basato sul sistema dell’Ebb and Flow, quello delle maree. “Immaginati un vaso, che contiene dell’acqua, e sopra hai un’altro vaso che contiene le piantine. Una-due volte al giorno irrighi dalla parte di sotto alla parte di sopra con un pompetta. E questo permette di bagnare le piante.” Vista l’assenza di nutrimento nel substrato, con l’acqua vengono anche disciolti dei micro-nutrienti, contenuti in capsule consegnate insieme ai semi del mix.

Internet+automation=????

Un sistema sicuramente affascinante ma anche complesso, che potrebbe intimorire i meno esperti. Niente paura, però, perché, come anticipato, Linfa è in grado di seguire la crescita delle piante in completa autonomia. Tutto ciò che dovremo fare sarà riempire periodicamente il serbatoio dell’acqua e impostare, all’inizio della crescita, il profilo che preferiamo per la nostra pianta.

È proprio nell’impostazione del profilo che l’utente può scegliere di utilizzarne uno completamente predeterminato oppure sperimentare con le varie impostazioni: “Con profilo di coltivazione si intende l’insieme di parametri per far crescere quella varietà: a che ora fa l’alba, a che ora fa il tramonto, quanta luce, per che durata, di che colore, quanta irrigazione, etc etc…

L’utente può scegliere tra un profilo più naturale, molto simile a quello che è l’insieme dei parametri nel luogo e nella stagione d’origine, ed uno un po’ più spinto: gli dai più luce, per più tempo, e la pianta cresce ovviamente più grande. Quello naturale ha come vantaggio, ad esempio per il basilico, il fatto che [la pianta] è più buona di quella più spinta, come se [il gusto] fosse un po’ più concentrato.

[Per quanto riguarda il colore della luce] la bibliografia, almeno fino a qualche anno fa, diceva che le piante assorbivano solo la luce nel blu e nel rosso per fare la fotosintesi. In realtà, grazie ad alcuni collaboratori, abbiamo capito che c’era anche la possibilità che assorbisse altre lunghezze d’onda. Quindi la coltivazione standard è viola, [ma c’è anche] l’opzione di aggiungere il verde, ottenendo un bianco.

Dall’app puoi infine monitorare il livello di nutrimenti ed il livello dell’acqua, con delle notifiche che ti avvertono se bisogna intervenire. […] In questo momento stiamo provando tutta una serie di notifiche in-app, che chiamiamo GrowthTips, ossia consigli per il coltivatore: come potare meglio le piante, come aiutarle a impollinarsi, come tagliarle in modo tale che crescano meglio.

Nonostante il controllo abbastanza completo offerto dall’app, per alcuni utenti non è abbastanza: “In futuro vorremmo rilasciare, visto che ce lo chiedono molto spesso, la versione Pro dell’app dove uno potrà selezionare tutto” . Proprio sotto il punto di vista del modding e dell’aumentare il controllo lato utente, Harald, che ha costruito il primo prototipo con un Arduino, non nasconde di essere a favore dell’open-source per il suo prodotto: “Questo adesso è un sistema chiuso, però a bordo c’è un macchina Linux, siamo abbastanza consapevoli delle potenzialità e vorremmo renderla più open.”

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Un gusto degno di uno chef di lusso

Ma a parte la comodità di Linfa per crescere piante che altrimenti non potremmo coltivare, quali sono gli effettivi risultati da un punto di vista gastronomico? Ottimi, tanto è vero che la serra di Robonica ha spopolato tra gli chef di lusso.

Il problema è che la grande distribuzione raccoglie prematuramente [le piante], in modo da poter stoccare [il raccolto] in celle frigo con azoto, un ambiente sterile, evitano l’ossidazione, fermano le piante. Oltre a perdersi una serie di proprietà a livello nutrizionale, perdono gusto, che non è più quello vero.

Harald ammette che, per esempio, un basilico “Made in Linfa” non sarà mai buono quanto un basilico genovese coltivato in riviera il giorno giusto della stagione giusta, ma diventa la migliore opzione disponibile per molti chef di tutta Italia: “Se sei un consumatore di Milano o un chef, quel basilico non lo avrai mai, perché anche se è stato cresciuto lì, lo devono tagliare (e la pianta muore), mettere in una cella frigorifera, trasportarlo al mercato grande generale, impacchettarlo, passare per la GDO [Grande Distribuzione Organizzata]. Viene messo sullo scaffale, sta là 3 giorni e poi tu te lo prendi.”

“Anche se il nostro basilico non raggiunge quel gusto così follemente buono come quello originale, essendo vivo quando lo vai a raccogliere ed utilizzare, è comunque più buono delle altre opzioni”

Proprio per il mercato della ristorazione, Robonica, in partnership 2Assogi, ha sviluppato Linfa Pro, un prodotto dedicato proprio ai professionisti. Ed in futuro l’azienda prevede di sviluppare elettrodomestici ancora più high-end, come una versione frigorifera con diversi piani a scaffale ed un ambiente controllato per la crescita dei germogli, un prodotto molto richiesto nei ristoranti stellati.

Robonica e Linfa, una realtà tutta italiana

Ma com’è partito questo rivoluzionario progetto? “Siamo arrivati in finale ad un contest di Banca Intesa che dava l’opportunità a piccole startup – noi allora non eravamo neanche un’azienda – di vincere un posto per esporre all’EXPO, nel 2015. In finale eravamo gli unici italiani, senza aver niente, solo un prototipo fatto a mano, in plexiglass. A quel punto ci siamo detti ‘hey, quasi quasi possiamo fare una società'” 

“Nella società siamo quattro soci, io, un business angel, l’architetto (il creatore della forma iconica) e poi c’è il quarto socio che fa tutta la parte di software.

Per due anni la società è andata avanti grazie a soldi di amici e parenti, con il primo finanziamento da 700mila euro arrivato a maggio 2017. Solo a questo punto l’azienda ha cominciato a smaltire i pre-ordini nel frattempo accumulati, a partire dalle 20 Linfe destinate ad amici e parenti, incaricati anche di fare la review delle istruzioni per l’utilizzo.

La vera svolta, però, è arrivata con la proposta da parte di Amazon per partecipare al programma Amazon Launchpad, un’iniziativa del colosso di e-commerce americano per permettere alle startup di confrontarsi con il mercato reale, esponendo i loro prodotti sulla vetrina più grande del mondo.

La paura era tanta. Tutt’ora lo è, perché i pre-orders arrivavano principalmente da qualche articoletto di giornale, dalle fiere, da  gente che sapeva che stava comprando un elettrodomestico da 5 ragazzini. […] Invece su Amazon lo può comprare chiunque. [Una volta accettato sono arrivati] i primi ordini, e Amazon ci ha spinto tantissimo, tanto è vero che ad un certo punto siamo andati sold-out […], abbiamo finito il nostro stock una cosa tipo il 18 dicembre, prima delle vacanze di Natale.

[La nostra esperienza con Amazon Launchpad] è stata molto positiva. […] Quando tu fai un prodotto puoi fare tutti i test che vuoi, ma non è detto che piaccia al mercato, e noi siamo stati soddisfattissimi dal feedback, se abbiamo un feedback negativo cerchiamo di capire e di migliorare ogni volta.

Proiettati verso il futuro

Nonostante gli impressionanti risultati raggiunti, Robonica rimane ancora una startup relativamente giovane, con quindi molti margini di miglioramento e crescita sia lato prodotti che come azienda.

Parlando dei prodotti, i prossimi modelli di Linfa saranno progettati rispecchiando le esigenze dei diversi tipo di clienti di Robonica. Il primo è il mercato professionale, composto dagli chef, e che già ora è parte del focus dell’azienda. “Essendo abituati a comprare per esempio forni e frigoriferi tra i 2-5mila euro e i 20mila, vedono la Linfa e dicono ‘ah, ma così poco?’. E quindi per loro il costo non è un problema. E loro ci permettono di fare tutta una serie di sviluppi tecnologici. Lo chef che è disposto a pagare di più è come se fosse il nostro ambassador, chiamamolo così, è un po’ più sensibile alla causa.

Per i consumatori, invece, i prodotti di Robonica arriveranno sotto due forme: innanzitutto l’azienda spera, con l’esperienza accumulata ed uno scaling adeguato del processo produttivo, di creare una versione di Linfa molto più economica e quindi accessibile. ” [Si tratterebbe di] un prodotto che è leggermente più semplificato ma che costa molto di meno, senza perdere la sua natura. Esistono già oggi prodotti competitor che costano 200 euro, anche meno, ma sono dei gadget, cioè è un vasetto con la riserva d’acqua, una lampadina, 3 LEDini sopra. Il nostro sarebbe comunque un piccolo prodotto professionale, chiamiamolo così.”

Robonica spera poi di raggiungere i consumatori con delle piante coltivate con la loro piattaforma, senza necessariamente vendere l’intera macchina. L’idea, molto bella ma complicata, sarebbe addirittura quella di costruire una serra sopra i supermercati, per avere cibo veramente a chilometro zero: “Immaginati che tu vai nel tuo supermercato di fiducia e invece di comprarti l’insalata in busta ti compri l’insalata appena raccolta, allo stesso prezzo o leggermente di più, non a dei prezzi proibitivi. […] Ci vorranno anni,  forse decenni, per avere nella GDO i prodotti Linfa. Il progetto è pronto, siamo in attesa del nostro partner della GDO . Sarebbe veramente una roba nuova in Italia, mai vista, primo in Europa.

Per crescere, però, servono soldi, ed infatti l’azienda è in cerca di un finanziamento di serie A, guardando principalmente ad investitori all’estero. Un problema di fondo sta proprio nello spiegare, ai vari fondi di investimento, quale sia il settore di competenza di Robonica: “Già se fai una stampante 3D, esistono fondi che fanno dell’Iot, ora anche mia nonna sa cos’è una stampante 3D. Spiegare invece cos’è una Linfa senza fargli vedere una foto è molto più complicato. […] Abbiamo un altro grande difetto, ovvero siamo italiani, nel senso che siamo una SRL, cioè un’azienda sotto la giurisdizione italiana. Ci sono una serie di problemi, tasse, lentezza della giustizia, tutta una serie di cose che spaventa ovviamente, [e quindi] uno dei requisiti che chiedono molto spesso e “sì ti do i soldi, ma tu sposti la sede legale”, quasi obbligatoriamente

Harald, però, si è mostrato allo stesso tempo molto ottimista, anche grazie ai risultati ottenuti con il programma Amazon Launchpad, dove l’azienda ha dimostrato la capacità di confrontarsi con il mercato reale: “Amazon ci ha permesso di fare, a budget praticamente nullo, un vero e proprio market test local in Italia […] e non ci aspettavamo che avremmo venduto così tanto

Non resta quindi che vedere, nei prossimi mesi, se effettivamente qualcuno, riconoscendone il valore, scommetterà su questo team di giovani talenti, i quali hanno tutte le carte in regola per rivoluzionare il settore alimentare italiano ed mondiale.

Se siete interessati ad approfondire i prodotti offerti al momento da Robonica o volete valutare l’acquisto di una Linfa, potete trovare tutto sul sito ufficiale dell’azienda.

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