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Canone Rai anche per smartphone e tablet?

Carlo Fuortes, neo-eletto (o quasi: è in carica dal 16 luglio) amministratore delegato della Rai, ha rilasciato una dichiarazione con cui difficilmente si accattiverà le simpatie dei consumatori.

Fuortes ha infatti ventilato l’ipotesi di un allargamento del canone Rai anche agli smartphone e a tutti i dispositivi multimediali.

La dichiarazione-bomba è stata data davanti ai parlamentari della Commissione di vigilanza. Ed è solo una delle mosse che fanno parte di una strategia più ampia, che potrebbe essere messa in atto per risanare il cospicuo debito dell’azienda.

Vediamo più da vicino la proposta choc di Fuortes di allargare il canone Rai anche a smartphone, tablet e pc. E analizziamo le non troppo liete condizioni economiche della nostra televisione di Stato.

Canone Rai anche per smartphone e tablet?

L’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, ha detto alla Commissione di vigilanza che l’azienda non versa in buone condizioni.

E illustrando i passi da compiere per risanare il bilancio, ha anche ipotizzato un ampliamento del canone Rai a smartphone, tablet e a ogni altro dispositivo multimediale.

Alla domanda sulla ripercussione che questa manovra avrebbe sugli italiani, Fuortes ha risposto che “interesserebbe una percentuale dell’utenza complessiva al momento piuttosto ridotta che non impatta sugli utenti perché non impatta nemmeno su Rai.”

L’ad ha poi specificato che l’eventuale mossa sarà adottata in un futuro non prossimo, “a mano a mano che queste tecnologie prenderanno piede”. Cioè quando sarà assai più diffusa di adesso l’abitudine di guardare i canali Rai da tablet e smartphone.

canone Rai

La Rai in rosso

Più in generale, Carlo Fuortes ha spiegato alla Commissione di vigilanza che “le attuali risorse provenienti dal canone e il ridimensionamento della pubblicità minano l’attuale perimetro industriale (e il relativo indotto), il rinnovamento e il percorso di trasformazione del Servizio Pubblico”.

I conti, insomma, sono in rosso. Proprio il canone è la principale fonte di reddito dell’azienda. Gli italiani pagano una cifra complessiva annua di 1,726 miliardi di euro, pari al 73% dei ricavi della Rai. Nel 2020 la pubblicità, con i suoi 501 milioni di euro, ha portato il 21% dei ricavi. Sempre lo scorso anno, nonostante i 2,36 miliardi di introiti, la televisione di Stato ha perso 20 milioni di euro.

Nei 12 anni dal 2012 al 2020 c’è stato un calo dei ricavi di 700 milioni di euro, pari al -22%.

I motivi del debito

L’ad ha analizzato alcuni dei motivi del debito record della Rai. A cominciare dai 2.400 milioni di euro trattenuti dallo Stato in 8 anni sul canone versato. Canone che Fuortes ha definito “incongruo” rispetto a quello di altri Paesi europei. Gli italiani pagano infatti 90 euro all’anno, contro i 312 della Svizzera, i 300 dell’Austria, i 220 della Germania e i 185 della Gran Bretagna.

Si sta poi recependo il nuovo Codice europeo delle comunicazioni, secondo cui la televisione pubblica potrà trasmettere meno spot rispetto al passato. Si calcola che ciò avrà un impatto di 50 milioni nel prossimo anno e di 130 nel 2023.

Altri motivi del debito Rai vanno ricercati nelle televisioni via Internet (Netflix, Amazon Prime…), nei social network e nei canali gratuiti del digitale terrestre.

Le possibili soluzioni

La strategia di Fuortes per cercare di risollevare le sorti dell’azienda è stata sintetizzata dallo stesso amministratore delegato in quattro punti.

Il primo: riconoscere integralmente alla TV di Stato le risorse provenienti dal canone, eliminando l’attuale trattenuta da 110 milioni di euro a favore dell’editoria.

Secondo punto: cancellare la tassa di concessione sul canone ordinario (4,18 euro per ogni utenza).

Terzo: rimodulare il limite per singola fascia all’8% per quanto riguarda la pubblicità.

Quarto e ultimo punto: ampliare il canone Rai agli smartphone e agli altri dispositivi multimediali.

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Canone Rai agli smartphone? Le critiche

Fuortes ha immaginato l’ampliamento del Canone Rai a smartphone, tablet e pc per evitare che gli italiani, esentati dal pagare la tassa se non hanno un televisore in casa, continuino a seguire le trasmissioni della Rai dai dispositivi multimediali.

L’ad ha anche detto che questo provvedimento avverrà nel tempo e con “dovuti accorgimenti”.

Tuttavia è stato quasi unanime il coro delle critiche. Dopo il no dei senatori Giorgia Maria Bergezio, Umberto Fusco e Simona Pergreffi sono arrivate le critiche della FIEG (federazione italiana editori giornali), anche se per motivi personalistici. Secondo la FIEG “desta sorpresa e sconcerto la proposta dell’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes di eliminare la quota del canone assegnata annualmente al Fondo per l’editoria. Si tratta di risorse peraltro limitate, per l’esattezza 110 milioni di euro, a fronte di oltre 1,7 miliardi di finanziamento pubblico incassato dalla Rai che rappresenta una quantità di risorse senza uguali per gli altri operatori”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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