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L’Ape Maia: il viaggio più bello e difficile è quello della crescita

Più che un semplice anime per bambini: la storia di questa simpatica apina è un vero e proprio percorso pedagogico

C’è un anime degli anni ’80 che gli adulti di oggi ancora ricordano con grande affetto e dolcezza, considerandolo uno dei migliori visti durante l’infanzia: L’Ape Maia. Le avventure di questa piccola ape, simbolo della curiosità infantile, si sono tramandate per generazioni grazie alla messa in onda in Italia in vari decenni e su canali diversi.

Diretto nel 1975 da Hiroshi Saito – sceneggiatore di anime come Heidi e L’Isola della piccola Flo – l’anime è una co-produzione nippo-austro-tedesca degli studi Nippon Animation e Apollo films. Una collaborazione che d’altronde affonda radici ancor più profonde visto che la trama centrale di Nisan Takahashi è basata su una raccolta di novelle dell’autore tedesco Waldemar.

La prima serie de L’Ape Maia è composta da 52 episodi di 22 minuti ciascuno, creata nel 1975 da Nisan Takahashi. Nel 1982 fu prodotta una seconda serie composta sempre da 52 episodi di 22 minuti. Arrivato in Italia agli inizi degli anni ’80, l’anime venne trasmesso su Rai Uno, riscuotendo un enorme successo. Arrivò poi su Canale 5 e su Junior Tv, per poi approdare nei primi anni 2000 su Italia 1.

L’Ape Maia: cosa racconta l’anime?

Storia di un’ape curiosa

L’Ape Maia è essenzialmente un kodomo. Una parola questa che letteralmente in giapponese vuol dire ‘bambino’ e che, applicata al mondo anime, vuole indicare un prodotto dedicato all’infanzia. Partendo da questo presupposto, è chiaro che L’Ape Maia racconti una storia semplice, adatta ai più piccoli. Questo però non deve trarre in inganno: adatta ai più piccoli non vuol dire priva di significato o semplicistica.

lape maia

L’Ape Maia è la storia di una piccola ape che, come ogni bambino, vuole scoprire il mondo. La sua curiosità la porterà ad affrontare numerose avventure nel corso dei vari episodi (che non sono pochi!), ognuno dei quali avrà per lei un insegnamento o una risposta a una delle sue tante domande.

Un viaggio alla ricerca di risposte

La nostra Maia è una simpatica e vivace ape nata da poco, il cui tratto distintivo sono i riccissimi capelli biondi. La sua curiosità la porta ad allontanarsi dal suo alveare per scoprire il mondo e trovare risposte alle sue tante domande. In questo percorso Maia non è certo da sola ma viene affidata alle cure di Cassandra, un’ape adulta.

Maia parte così per il suo lungo viaggio che si svolge quasi del tutto all’interno del Prato dei papaveri, un vero e proprio regno degli insetti. È qui che Maia incontra personaggi che saranno poi fulcro delle sue avventure. Alcuni di questi, come il ragno Tecla e il lombrico Max, saranno ricorrenti nei vari episodi, altri invece solo comparse, centrali dunque per un solo episodio. Ricordiamo, infatti, che gli episodi de L’Ape Maia sono autoconclusivi.

Un acerrimo nemico

Maia non è da sola in questo turbinio di avventure. La dolce apina è infatti affiancata da una serie di amici a cui è impossibile non affezionarsi. C’è Willy, un’altra ape che ha la caratteristica di essere molto pigra ma che viene suo malgrado spesso coinvolta nelle avventure dell’amica; c’è Flip, la cavalletta giramondo col cappello a cilindro e c’è Alessandro, un topo colto e saccente.

ape maia will

Le avventure di Maia non sono però sempre allegre e prive di ostacoli. Nel corso della storia si scopre infatti che le api hanno un acerrimo e pericoloso nemico: i calabroni. L’anime rappresenta attraverso questi nemici la parte più pericolosa e crudele del mondo; quella distruttiva contro cui bisogna lottare, sì, ma non da soli. E arriviamo così al finale de L’Ape Maia.

Come finisce l’Ape Maia?

Ci sono anime che sono ricordati per il loro protagonista e per alcune sue avventure ma di cui si ignora completamente il finale o, dopo tanti anni, si è dimenticato. È sicuramente questo il caso dell’Ape Maia. Abbiamo accennato al fatto che questo anime è composto da episodi pressoché autoconclusivi, tuttavia questo non implica l’assenza di un vero e proprio finale. La prima serie de L’Ape Maia ha anzi una conclusione molto significativa.

Dopo la loro lunga serie di avventure, Maia e l’amico Willy decidono di tornare al loro alveare ma devono fare i conti con la loro regina. La situazione però viene stravolta dal rapimento della nostra protagonista da parte dei calabroni. Maia, nel loro covo, viene a contatto con la loro principessa e riesce a scoprire che i calabroni stanno preparando l’invasione al loro alveare. Maia riesce a fuggire e, con l’aiuto di Willy, ad avvisare le altre api che riescono a preparare una difesa, facendo fallire miseramente l’attacco dei calabroni.

L’alveare è salvo e i meriti vanno proprio a Maia e Willy che vengono così riaccolti nella loro casa. Maia, infine, viene nominata maestra: farà da insegnante alle api più piccole.

L’Ape Maia: curiosità e considerazioni

Il valore pedagogico dell’anime

Il viaggio che intraprende l’Ape Maia nell’anime è lo stesso che intraprendono i suoi piccolo spettatori. Il valore pedagogico di questo prodotto è eccezionale se si pensa a ciò che i bambini degli anni ’80 (ma anche degli anni successivi) hanno imparato attraverso le avventure di questa piccola Ape. Maia, d’altronde, è una bambina con le stesse curiosità, lo stesso desiderio di scoprire il mondo e le tante domande che ogni bambino pone agli adulti durante la crescita. La differenza sta che ogni sfumatura del genere umano viene qui ricreata attraverso similitudini nel regno degli insetti.

Così, attraverso le avventure di una piccola Ape, i bambini imparano a scoprire il mondo, ad apprezzare le piccole cose e, soprattutto, a rispettare per la natura. L’ambientazione, d’altronde, gioca un punto a favore in questo senso. La natura, la sua bellezza e i suoi simpatici abitanti sono inevitabilmente un elemento attrattivo per i più piccoli. Disegni e ambientazioni aiutano a mantenere alta l’attenzione mentre Maia, come ogni bambino che si rispetti, vola alla ricerca di spiegazioni e risposte.

Un anime senza adulti diretto anche agli adulti

Va però sottolineato ancora che Maia non è sola in questo viaggio. La piccola Ape non può trovare da sola le risposte a tutte le sue domande, anche perché molte sono difficili, complesse. Ecco allora che è accompagnata in tutto il suo viaggio da alcuni amici, in particolare Flip e Alessandro, che fungono da adulti pazienti e sapienti e seguono la nostra protagonista durante il suo viaggio che è in tutto e per tutto un percorso di apprendimento.

Flip e Alessandro sono la metafora degli adulti umani – nell’anime totalmente assenti – che affiancano i bambini nel loro percorso di crescita. Un messaggio importante che rende questo anime diretto non solo ai più piccoli ma che mira a ricordare ai più grandi che c’è sempre da imparare e che bisogna essere pazienti e pronti ad affiancare i bambini in un percorso difficile come quello della crescita.

L’importanza delle radici

Un ultimo insegnamento, tra i più importanti, arriva attraverso il finale. La curiosità di Maia la porta a lasciare casa, le sue radici, per intraprendere il proprio percorso di vita. Eppure, dopo tante avventure e imprevisti, la nostra protagonista ha un solo pensiero: quello di tornare a casa, nel suo alveare. Proprio per questo alveare metterà a rischio la sua vita quando i calabroni la cattureranno.

Rischiare per i suoi affetti, per ciò che rappresenta la sua casa è una decisione che Maia affronta senza paura perché per lei necessaria. Una scelta che alla fine la premia e che si fa simbolo di una delle più belle metafore dell’anime: i più piccoli, così come gli adulti, potranno affrontare il mondo da soli se legati a forti radici rappresentate dagli affetti. L’unione e l’amore saranno sempre le armi più forti attraverso le quali poter combattere le ostilità.

La sigla

La prima serie dell’anime venne trasmessa con la celeberrima sigla contata da Katia Svizzero “L’Apemaia“. Nelle successive repliche essa venne poi sostituita da “L’Apemaia va” in apertura e “L’Apemaia in concerto” in chiusura, entrambe sempre cantate da Katia Svizzero.

Volete rivivere altre storie legate agli anime degli anni ’80? Siamo andati sui monti insieme ad Heidi e Annette, tifato per i protagonisti di Prendi il mondo e vai e vissuto i tormenti d’amore di Johnny e della dolce Kyoko. Ci siamo immersi nelle battaglie su pattini a rotelle di Muteking; vissuto il drammatico percorso di Remi e ci siamo appassionati alle sfide sportive di Holly e BenjiShingo e Mila e Shiro. Ma anche molto, molto altro!

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Anna Montesano

Scrittrice da quando ne ho memoria, dai diari al web. Viaggiatrice incallita e malata di serie tv, appassionata di tv e cinema. Nella vita un solo motto: "Perché rimandare a domani quando puoi vederlo oggi?"

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