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Da OpenAI pressioni all’Ue per “aggiustare” l’AI Act

Lo rivela il Time

In questa vicenda si incrociano almeno due argomenti affini. Che convergono in uno scoop reso pubblico dal Time nella giornata di martedì 20 giugno.

Partiamo proprio dalla notizia, e poi ripercorriamo a ritroso cosa è accaduto.

Secondo l’articolo del Time, ci sono state pressioni da parte di OpenAI sull’Ue per ammorbidire le norme sull’intelligenza artificiale. Norme che si sono concretizzate mercoledì 14 giugno, quando il Parlamento Europeo ha approvato l’AI Act. E questo è uno dei due argomenti di cui dicevamo.

L’altro argomento è rappresentato dall’atteggiamento ambiguo finora tenuto da Sam Altman, Ceo di OpenAI, sulla necessità di normare l’intelligenza artificiale.

Svisceriamo intanto la notizia del Time, e poi addentriamoci su questi due argomenti.

OpenAI Ue

Pressioni di OpenAI sull’Ue per alleggerire l’AI Act

Sam Altman, numero uno di OpenAI, ha fatto pressioni all’Ue per mitigare le norme sull’intelligenza artificiale.

E lo ha fatto proprio durante una sua tournée europea, nella quale Altman ha pubblicamente caldeggiato la necessità di normare l’AI. Insomma: tutto il contrario di quanto avrebbe chiesto dietro le quinte.

Già nel 2022 OpenAI ha interloquito con i commissari Ue affinché ChatGPT (ma allora c’era GPT-3) non fosse incluso tra le intelligenze artificiali “ad alto rischio”.

Le proposte di modifica erano state messe nero su bianco dai vertici di OpenAI, che hanno poi inviato sette pagine di documento all’Ue già nel settembre del 2022.

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OpenAi, l’Ue e la modifica dell’AI Act

Le insistenze di Altman sarebbero poi proseguite proprio durante il suo tour europeo.

E ora si capisce meglio il suo repentino cambio di atteggiamento (di cui riparleremo). Perché secondo il Time le pressioni di OpenAI sull’Ue avrebbero ottenuto i risultati sperati. Infatti, leggiamo nell’articolo, “nella bozza finale della legge approvata dall’Ue i legislatori non hanno incluso la formulazione presente nelle bozze precedenti, che suggeriva che i sistemi di IA di uso generale dovrebbero essere considerati intrinsecamente ad alto rischio.”

La modifica riguarderebbe un passaggio delle bozze, che definiva “ad alto rischio” l’IA generativa, in grado di produrre testo o immagini che potrebbero “apparire in modo ingannevole come generate dall’uomo”.

Passaggio poi addolcito: ora è sufficiente che chi produce intelligenza artificiale indichi che un determinato contenuto non è stato prodotto da un essere umano.

L’AI Act

A questo punto, torniamo sul primo dei due elementi che si incrociano in questa vicenda.

Ovvero l’Ue AI Act. Che, come possiamo leggere sul sito ufficiale, è “una proposta di legge europea sull’intelligenza artificiale, la prima legge al mondo sull’IA da parte di un importante organismo regolatore. La legge assegna le applicazioni dell’IA a tre categorie di rischio.”

E inizialmente l’intelligenza artificiale generativa sarebbe stata considerata appunto al livello massimo di rischio.

Il cambio di prospettiva di Sam Altman

Ed eccoci al secondo elemento, il cambio di prospettiva di Sam Altman rispetto alla necessità di regolamentare l’IA.

Subito il Ceo di OpenAI aveva minacciato l’Ue: se si fossero applicate regole troppo severe, i suoi prodotti non sarebbero stati distribuiti in Europa. Salvo poi tornare clamorosamente sui propri passi, e arringare i pubblici del suo tour europeo sulla necessità di dare confini all’IA. Sino addirittura all’istituzione di un fondo da un milione di dollari per finanziare dieci ricerche proprio sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale.

Non ci sentiamo troppo maliziosi a supporre che il ribaltamento di prospettiva di Sam Altman sia derivato dall’accoglimento, da parte dell’Ue, della sua proposta di emendamento della bozza dell’UE Act.

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I commenti

Sulla questione, il Time ha intervistato Sarah Chander, esperta di legge e consulente politica senior presso l’European Digital Rights.

Chander ha detto: “Hanno ottenuto ciò che chiedevano. OpenAI, come molte aziende Big Tech, ha utilizzato l’argomento dell’utilità e del beneficio pubblico dell’IA per mascherare il proprio interesse finanziario ad annacquare la regolamentazione”.

Dichiarazione comprensibilmente opposta quella di un portavoce di OpenAI: “Su richiesta dei responsabili politici dell’Ue, nel settembre 2022 abbiamo fornito una panoramica del nostro approccio alla distribuzione sicura di sistemi come GPT-3 e abbiamo commentato l’allora bozza dell’AI Act sulla base di quell’esperienza. Da allora, l’AI Act si è evoluto in modo sostanziale e noi abbiamo parlato pubblicamente dei nuovi approdi della tecnologia, e del loro utilizzo.

Continuiamo a impegnarci con i responsabili politici e a sostenere l’obiettivo dell’Ue di garantire che gli strumenti di intelligenza artificiale siano costruiti, implementati e utilizzati in sicurezza, oggi e in futuro”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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