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L’indie da scoprire – Reus

Uno dei buoni propositi per il nuovo anno potrebbe essere quello di imparare ad avere maggiormente a cuore l’ambiente che ci circonda. O dedicarsi a videogiochi meritevoli della vostra attenzione. O entrambe le cose. Per unire l’utile al dilettevole, è dunque buona cosa guardare al vostro backlog, o semplicemente spulciare le librerie digitali per riscoprire titoli unici.Tra questi, spunterà sicuramente Reus, il god game sviluppato da Abbey Games e pubblicato oltre cinque anni or sono per diverse piattaforme e per PC. Un gioco che è rimasto nel cuore dei fan e che merita di far battere anche quello di chi ancora non lo conosce. Quale migliore occasione del nostro speciale “L’indie da riscoprire” per conoscere insieme questo gioiellino della produzione indipendente? Vediamo insieme un modo alternativo di conoscere la madre terra, dopo i panorami abbandonati del mondo di Dear Esther o quelli onirici di GRIS.

Reus, le divinità scendono in campo

Ci introduciamo al mondo di Reus grazie a una breve introduzione esplicativa, che ci fa capire fin da subito il tema ambientalista che stiamo per affrontare. In un modo fantasioso, ma anche molto godibile, Reus ci racconta il suo punto di vista sui cambiamenti climatici e sulle variazioni morfologiche del nostro pianeta. Queste modifiche verrebbero apportate da quattro giganti, il Gigante delle Rocce, il Gigante delle Foreste, il Gigante degli Oceani e il Gigante delle Paludi. Ognuno di questi esercita il suo potere e modifica parte del territorio terrestre per cercare di raggiungere i propri (e nostri) obiettivi. I protagonisti del gioco sono loro e possiedono delle caratteristiche legate al proprio elemento. Come il Gigante degli Oceani può creare oceani e popolarli con pesci e altri animali, quello delle Foreste crea alberi intorno agli oceani e alle fonti d’acqua, e via dicendo.

Ma i giganti non saranno sempre attivi: solo al termine della partita, si addormentano per milioni di anni e il mondo torna a essere desertico. Non vi è dunque una vera e propria narrazione da sviluppare, ma solo diverse modalità di gioco a cui possiamo approcciarci, garantendo un gameplay abbastanza variegato e sempre rilassante e piacevole.

Il gameplay infatti è composto da un primo approccio in stile tutorial con la modalità “Origine”. Qui le indicazioni fornite sono davvero complete e ci vengono date anche tutte le informazioni del caso. In buona sostanza, dobbiamo scegliere il gigante da controllare e spostarlo a destra e sinistra su diverse sezioni della superficie del globo. Ciascuna parte ha anche delle sue statistiche, utili per capire come gestire la suddivisione delle territorialità. Oltre a questa attività, dobbiamo anche farli interagire, in quanto il giusto mix di poteri ci consente di realizzare i “progetti”. Tra questi, la costruzione di un edificio entro un certo limite di tempo e lo sviluppo in generale della vita sul pianeta. Le unioni fanno davvero la forza e queste sono il fulcro del gioco in Reus.

Un mondo da popolare e uno stile coloratissimo

Come si popola il mondo in Reus però? All’inizio bisogna quasi incastrare tra loro in modo congeniale le varie parti di terreni, creando un oceano e sviluppando accanto a esso una foresta ad esempio. Arriveranno poi gli animali e i primi accampamenti umani e via dicendo, completando man mano le missioni. Queste consentono di aumentare le dimensioni del villaggio e accontentano o meno i suoi abitanti. Infatti, a seconda delle dimensioni del pianeta, sorgeranno diversi villaggi e gli abitanti potrebbero entrare in conflitto fra loro, portando scompiglio sul pianeta. Il culmine sarà dettato dal loro scontro con i giganti.

Dobbiamo dunque cercare di mantenere l’equilibrio sulla terra, non solo tra elementi naturali e biotopi, ma anche tra i suoi abitanti e le divinità, non immortali però. Le modalità di gioco in Reus sono però un poco limitate: ve ne sono solo tre, oltre a “Origine” che attraversa tre ere, corrispondenti a tre partite. Le altre due sono “Gioco libero”, che ci mette alla prova senza ansie e con quasi tutti i poteri dei giganti sbloccati già all’inizio e la modalità “Era”, dove dobbiamo sbloccare più obiettivi possibili in un determinato tempo massimo.

Guardando anche alla realizzazione in sé del titolo in questione, possiamo ammettere con serenità che il comparto grafico è davvero gradevole. Questo avviene non solo per essere in grado di non subire cali di framerate, ma anche per via dello stile. Questo è dettato da forme piacevoli di personaggi ed elementi e da colori sgargianti in stile fumettistico a tratti. Permangono alcune difficoltà nella localizzazione in italiano, con piccoli errori e sviste, ma questo chiaramente non inficia il risultato finale.

Perché giocare ancora oggi a Reus

Dal 2016 a oggi, ne è passato di tempo, ma questo non sembra aver scalfito in maniera importante Reus. Un titolo che decisamente ha dalla sua la creatività di realizzazione dei personaggi e dello storytelling, con una capacità di coinvolgimento non indifferente e intramontabile. Potremmo definirlo uno strategico a tratti, un puzzle game in altri momenti, per certi aspetti anche un god game come detto poc’anzi. Solo provandolo direttamente potrete capire di cosa si tratta. Vale ancora oggi giocare a questo titolo per la sua capacità di metterci alla prova in modi diversi, sempre divertenti e mai banali. Reus è una piccola, grande perla del mondo indie che porta alla nostra attenzione uno spunto di riflessione sul mondo in cui viviamo in modo semplice, ma efficace.

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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