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La nostra intervista ad Alessandra Faustini, fondatrice di LOUD, il social dei messaggi vocali

È la prima app di podcasting collaborativo

Ogni fenomeno globale, oltre ad attrarre numeri importanti di consumatori o fruitori, suscita anche reazioni opposte, quasi di rigetto.

I sempre più sgargianti social, ad esempio, è vero che continuano a evolversi: sino a pochi anni fa, ad esempio, era impensabile l’idea che Instagram e TikTok potessero fungere anche da canali alternativi su cui reperire informazioni di politica, economia e cultura.

Ma d’altro canto gli stessi social hanno portato molti utenti, forse per saturazione, alla riscoperta dell’audio. Si pensi ai numeri del podcasting e della radio, in lento ma costante aumento.

Oppure si pensi al fatto che un uso sempre più esasperato dei filtri che abbelliscono ha prodotto non solo quello che viene chiamato narcisismo digitale. Ma anche veri e propri fenomeni di reazione collettiva, come il movimento #nomakeup.

loud campagna berlino

Come nasce LOUD

E in un certo senso è proprio per reazione al narcisismo digitale che è nato LOUD, il social italiano basato sui messaggi vocali. O, come si autodefinisce, “la prima app di podcasting collaborativo”.

Abbiamo chiacchierato con Alessandra Faustini, che il social LOUD l’ha fondato, e di cui ci ha svelato i dettagli.

Anzitutto, la genesi. Eravamo nel primo lockdown, e Alessandra Faustini si è resa conto in prima persona che l’attitudine giocosa a ritoccare le proprie immagini su Instagram stava prendendo i contorni dell’ossessione.

Confrontandosi con altri coetanei, e leggendo studi che mostravano le conseguenze psicologiche (ben poco liete) della sovraesposizione ai social media, la futura fondatrice di LOUD ha pensato a quale avrebbe potuto essere un modo nuovo, più essenziale e meno invasivo di frequentare le piattaforme social.

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Cos’è il social LOUD

L’idea di Alessandra Faustini è stata quella di puntare su un prodotto innovativo, semplice e orizzontale. E che accompagnasse gli utenti nella loro quotidianità, senza invaderla.

Ecco allora che ha iniziato a prendere forma il social LOUD, la cui peculiarità è quella di basarsi sui messaggi audio.

Niente di originale, diranno i lettori: c’era già Clubhouse.

Non proprio, perché Clubhouse è un’app gerarchica, formata da stanze in cui proprietario virtuale decide chi ospitare.

LOUD invece è la “prima app di podcasting collaborativo”, non solo perché prevede l’utilizzo dei soli messaggi vocali. Ma anche perché chi avvia una conversazione non ha alcuna titolarità né potere di veto né strumenti in più rispetto a chi proseguirà la conversazione.

Alessandra Faustini Founder Loud
Alessandra Faustini

Come funziona il social LOUD

Alessandra Faustini ci ha poi spiegato il funzionamento dell’app.

Che presenta tre sezioni: il profilo, la home-feed e la possibilità di effettuare la ricerca delle conversazioni tramite hashtag.

Il feed si divide poi in Account seguiti e Nuovi. Altra differenza rispetto ai social canonici, che propongono argomenti più o meno consoni in base alle bizze dell’algoritmo, in Account seguiti i profili vengono mostrati solo seguendo un ordine cronologico.

Ma come funziona il social LOUD?

Ogni utente, anzitutto, si iscrive indicando un nickname, inserendo un’eventuale immagine e – prima novità – una breve nota autobiografica sotto forma di messaggio vocale.

Ed è proprio il messaggio vocale lo strumento comunicativo di LOUD. Ogni messaggio, anzitutto (che nel caso dell’app LOUD si chiama, appunto, loud) non potrà essere più lungo di un minuto e mezzo. Ottima trovata, per evitare sbrodolamenti infiniti e costringere a concentrarsi sui contenuti (tutti noi ben sappiamo come si reagisce alla vista di vocali lunghi 7 minuti).

Assieme al messaggio, si può anche inviare – e correggere – la relativa sbobinatura, e occorre inserire gli hashtag che faciliteranno le future ricerche.

Una volta lanciata una discussione, chiunque potrà intervenire per alimentarla.

I loud che compongono la discussione non avranno nessun ordine gerarchico, ma solo cronologico.

La moderazione

Anche il social LOUD bada alla moderazione. Chiunque può segnalare all’azienda un loud o un utente inopportuni, che dopo opportune verifiche da parte del team interno potranno essere sospesi o eliminati.

C’è comunque una pagina con gli standard della community consultabile da tutti.

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Il social LOUD tra presente e futuro

Dopo un paio di mesi di beta testing, LOUD è stato lanciato il 27 febbraio scorso sia per iOS che per Android, e attualmente è gestito (tra staff e collaboratori) da una ventina di persone.

Chiediamo infine ad Alessandra Faustini quale sarà il futuro del social LOUD. E otteniamo due risposte: nel breve periodo, i due obiettivi della piattaforma sono quello di creare un sistema di messaggistica diretta e di rendere l’app accessibile ai non vedenti.

Più a lungo termine, verranno introdotte nuove funzionalità a pagamento.

L’idea è buona, coraggiosa e innovativa. Teniamo d’occhio LOUD.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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