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Swimming Pool di François Ozon – Il filo nascosto

Per il nuovo appuntamento con Il filo nascosto, parliamo ancora di Charlotte Rampling con Swimming Pool.

Nella densa e vitale filmografia di François Ozon, uno degli oggetti più sfuggenti e imperscrutabili è indubbiamente Swimming Pool, thriller intriso di erotismo e interpretato da Ludivine Sagnier e Charlotte Rampling. Già dal titolo si evince che l’esplicito punto di riferimento del film è La piscina di Jacques Deray, che successivamente ha ispirato anche Luca Guadagnino per il suo A Bigger Splash. Il racconto si sviluppa infatti intorno alla piscina della villa di proprietà del ricco editore di Sarah Morton, scrittrice di gialli in crisi di ispirazione. Una volta giunta sul posto per qualche giorno di relax, la donna incontra la sensuale ed esuberante Julie, giovane figlia del suo editore. Lo stile di vita dissoluto della ragazza e la sua totale anarchia sentimentale provocano profondi turbamenti in Sarah. Dopo un’iniziale freddezza, le due entrano sempre più in confidenza. Improvvisamente, avviene un fattaccio: ma è fantasia o realtà?

Dopo Il portiere di notte, a cui abbiamo dedicato il precedente appuntamento con la nostra rubrica cinematografica Il filo nascosto, Charlotte Rampling prende parte a un altro progetto in cui l’insistito eros non è il fine, ma il mezzo per riflettere su una precisa sfumatura dell’animo umano. Nel capolavoro di Liliana Cavani, al centro dell’analisi c’erano il potere e il trauma; nell’opera di François Ozon il tema portante è invece l’ispirazione, dal momento che è facile scorgere nel percorso della scrittrice un parallelo con quello di un regista, alla perenne ricerca di spunti per storie da rielaborare nei più disparati modi attraverso la fantasia.

Swimming Pool: il thriller di François Ozon sospeso fra eros, morbosità e mistero

Swimming Pool

Freddezza contro lascivia, voyeurismo contro esibizionismo, razionalità contro libido. Quello fra Sarah e Julie è un rapporto fatto di contrasti apparentemente inconciliabili, che diventano invece una traballante base su cui costruire un rapporto decisamente fuori dall’ordinario. Il personaggio di Ludivine Sagnier (già scelta precedentemente da Ozon per Gocce d’acqua su pietre roventi e 8 donne e un mistero) è una Lolita moderna, molto più sfacciata e sicura di sé della giovane partorita dalla mente di Vladimir Nabokov e poi mirabilmente portata sul grande schermo da Stanley Kubrick. Sarah al contrario è precipitata in una sorta di blocco artistico ed emotivo, da cui non riesce a fuggire.

Il cuore di Swimming Pool sta nello sguardo di Sarah, dapprima quasi disgustata dal comportamento di Julie, poi incuriosita e infine irresistibilmente attratta, al punto da lambire l’amore saffico. «Si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio», cantava Fabrizio De André. Nelle sbirciate di Sarah c’è il ricordo di un passato ben più libertino della sua attuale austera immagine, un pizzico di invidia nei confronti della sfrontatezza giovanile ma anche una via attraverso cui reinterpretare le immagini, in un intreccio sempre più contorto fra realtà, proiezione mentale e riflesso di quest’ultima sulla scrittura, evocato non solo dal mestiere di Sarah, ma anche da lettere, diari e dal romanzo inedito della madre di Julie.

Swimming Pool: le formidabili Ludivine Sagnier e Charlotte Rampling

Swimming Pool

Da spettatori, ci scontriamo più volte con lo specchio d’acqua della piscina, irresistibile attrazione per Sarah e centro nevralgico degli spunti più misteriosi del racconto, e con gli specchi che circondano la stessa scrittrice, in un gioco di doppi e riflessi che richiama inevitabilmente Alfred Hitchcock e la sua donna che visse due volte ma diventa al tempo stesso una chiave di lettura per gli eventi. Swimming Pool è infatti una di quelle opere che guadagna senso e spessore con il passare di minuti, fino a un epilogo che riesce a essere al tempo stesso spiazzante colpo di scena, esplicito indizio interpretativo e punto di partenza per ulteriori dubbi e molteplici letture alternative.

Ci ritroviamo così in un noir ad alto tasso di erotismo, dove il detective è lo spettatore e la femme fatale si sdoppia in Sarah e Julie, due facce della stessa medaglia. La nudità di Ludivine Sagnier, esibita costantemente e senza alcun freno inibitorio, è una chiara espressione della sessualità repressa di Sarah, che sotto l’influenza di Julie si ritrova sempre più a suo agio con il proprio corpo. La svolta thriller del racconto è rappresentata dalla morte di uno spasimante della giovane nell’onnipresente piscina, involontariamente provocata da un atto di pura ripicca e invidia della scrittrice. In un susseguirsi di eventi e colpi di scena le due donne si intrecciano indissolubilmente, portando Sarah a un vero e proprio atto di riappropriazione della propria sessualità, utilizzata per sedurre e comprare il silenzio del giardiniere della villa, insospettito dal terreno smosso sotto il quale giace il cadavere dell’uomo ucciso da Julie.

Il finale di Swimming Pool

Swimming Pool

Si giunge così a un finale che dal 2003 non ha ancora smesso di fare discutere. Sarah presenta all’editore (interpretato da Charles Dance) il suo nuovo libro, che si intitola appunto Swimming Pool. A distribuirlo non sarà però l’uomo ma un’altra casa editrice, a cui la donna ha sottoposto il libro, certa della ritrosia del padre di Julie. L’atto di tradimento supremo nei confronti di un uomo su cui aleggia l’interesse sentimentale non ricambiato di Sarah, caratterizzato da un’anaffettività chiaramente emersa dalle parole della figlia. Ma non è finita qui. A salutare l’uomo arriva infatti Julie, con sembianze ben diverse da quelle di Ludivine Sagnier e con una fisicità molto più dimessa.

Il gioco di François Ozon è scoperto: i tanti spunti e le diverse ambiguità messe sul piatto nel corso di Swimming Pool verosimilmente non sono che un frutto dell’immaginazione di Sarah, che ha riversato sulla ragazza ossessioni e frustrazioni personali, proiettando su di lei le sue fantasie erotiche e morbose. La villa e la piscina dell’editore hanno dato i loro frutti, facendo riaffiorare l’inventiva e l’ispirazione perdute. Sarah può così dire addio alla “sua” Julie, in un finale ambiguo e appagante allo stesso tempo.

Un giallo senza assassino e senza movente

Troppo spesso superficialmente bollato come la scheggia impazzita di un regista difficilmente classificabile e sempre in bilico fra generi, sessi e diverse percezioni del reale, Swimming Pool si rivela invece un’opera ricca di spunti e suggestioni tutt’altro che banali. Un giallo senza assassino e senza movente e intriso di sfumature gotiche, su cui non a caso aleggia il nome tutelare di de Sade, vecchio proprietario del castello che domina la cittadina francese di Lacoste in cui è ambientato il racconto. Un noir seducente e respingente, che guardando a Hitchcock, Ingmar Bergman (in particolare Persona) e a Claude Chabrol (l’analisi delle borghesia di provincia) di trasforma in puro e originale inno alla creatività più sfrenata e priva di compromessi.

Il filo nascosto nasce con l’intento di ripercorrere la storia del cinema nel modo più libero e semplice possibile. Ogni settimana un film diverso di qualsiasi genere, epoca e nazionalità, collegato al precedente da un dettaglio. Tematiche, anno di distribuzione, regista, protagonista, ambientazione: l’unico limite è la fantasia, il faro che ci guida è l’amore per il cinema. I film si parlano, noi ascoltiamo i loro dialoghi.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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