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Servizi di streaming video nel 2019: ce ne sono troppi, è ora di fare ordine

Nell'era dell'evoluzione tecnologica passiamo più tempo a complicarci la vita

Siamo nell’era della massima evoluzione tecnologica e digitale, un’era in cui tutto smette di essere cartaceo e fisico e diventa fruibile dal computer. Questo può sembrare un grande vantaggio, invece pare che ci stiamo complicando la vita con le nostre stesse mani. Ho deciso di scrivere un editoriale dedicato ai servizi di streaming video nel 2019 per farvi capire cosa ne penso e dirvi la mia sulla “via” che stiamo prendendo.

Come per ogni mio editoriale vale la solita regola: pop corn e birra alla mano, seduti comodi e pronti a sopportare migliaia di digressioni (se siete vegetariani/vegani vale anche il Tofu, ma accompagnatelo con del Seitan, altrimenti nulla).

Servizi di streaming video nel 2019 S1E1: questione di chimica (pilot)

Qualche anno fa guardavo l’America con gli occhi lucidi. Questo perché vedevo tantissimi servizi fantastici e mi chiedevo “chissà se arriveranno mai in Italia“. Uno di questi era Netflix, ma potrei anche citare Apple Pay, Starbucks e tanti altri (ed escludo volentieri Domino’s Pizza, nonostante molti l’apprezzino). Insomma, l’America era avanti e noi eravamo indietro, una frase che per alcuni aspetti potrebbe essere valida anche oggi. Prendiamo come esempio Netflix, servizio inizialmente lanciato come noleggio “espresso” di DVD in stile BlockBuster e diventato poi quello che oggi conosciamo come uno dei più grandi servizi di streaming video legali esistenti sul pianeta.

Tempo fa mi lamentavo proprio di questo: Netflix non c’era in Italia e a me sarebbe piaciuto molto poter vedere tutto on demand in maniera facile e legale. Vorrei essere del tutto sincero con voi: anch’io, come tanti, ho provato a guardare contenuti multimediali su piattaforme non proprio raccomandabili e legali, ma le ho sempre tenute alla larga. Il motivo? Al di la dell’illegalità in sé, sono sempre stato quel tipo di persona che ama le cose facili, veloci e intuitive. Passo la maggior parte della mia giornata in modo burrascoso, lavorando tutto il giorno, a pranzo un panino e adesso non ci vedo più dalla fame. Per fortuna che c’è…il divano. Si, quel tanto amato oggetto d’arredo in cui poso il mio sederino alla sera e mi rilasso guardando qualcosa e non pensando più a niente. Quello è il mio momento gioioso, rilassato, “facile”, e così deve restare.

L’arrivo di Netflix. E di Infinity. E di Prime Video. E di Now TV. E basta.

Questo è il motivo per cui ho sempre odiato i servizi di streaming video illegali: pieni di pubblicità, con contenuti che spesso offrivano una bassa qualità, difficili da riprodurre su televisori e soprattutto difficili da fruire. Insomma, se avessi voluto un “servizio” così brutto avrei continuato a guardare la televisione classica con programmi senza senso e migliaia di pubblicità. Non vedevo l’ora che arrivasse Netflix in Italia per poter premere un bottone sul telecomando e accedere ad un catalogo infinito e completo di tutto ciò che mi serviva.

Nel 2016 Netflix è arrivato ufficialmente in Italia e in altri stati / continenti, diventando via via il servizio più diffuso a livello mondiale rispetto ad ogni altro concorrente. Non potete immaginare la mia gioia (inclusa quella del mio sederino poggiato sul divano comodo comodo). Ero talmente felice che volevo mangiare il televisore dalla gioia.

La mia felicità si è però lentamente “spezzata” una volta scoperto che Netflix Italia non era esattamente come Netflix USA. Primo difetto: mancava The Big Bang Theory. All’epoca, come adesso, ero (e sono) un grande fan della serie, sebbene gli ultimi episodi siano un po’ “fiacchi”. Pertanto, tale scoperta mi ha suscitato una piccola sensazione di vuoto. Mi domandavo “ma come, Netflix ha un catalogo così fornito in America e qui no?“. Viaggiando poi in Europa, soprattutto in Germania, ho scoperto che aprendo Netflix in quella nazione….taac! Spuntava The Big Bang Theory, quindi la mia mente, completamente ignorante all’epoca per quanto concerne i diritti di trasmissione, ha lentamente iniziato a realizzare che…beh, in Italia eravamo (e siamo) ancora indietro.

Certo, ho apprezzato nel corso del tempo le esclusive Netflix (Netflix Original, ndr), come ad esempio Daredevil, che nella fase di lancio del servizio in Italia fu determinante (grazie anche alla partnership pubblicitaria e promozionale con Vodafone, che ancora ricordo bene) per portare un gran numero di pubblico ad iscriversi, o quantomeno provare, il servizio statunitense.

Tutto molto bello e interessante, fino al momento in cui un giorno, qualche mese dopo il lancio di Netflix in Italia, mi si presenta davanti un banner pubblicitario che diceva “Scopri The Big Bang Theory in esclusiva su Infinity TV“. Potete immaginare la mia gioia? Finalmente potevo godermi la tanto amata serie TV su una piattaforma legale e riprendere la visione interrotta dopo la risoluzione del contratto con Sky, giudicato ormai troppo costoso e obsoleto paragonato a Netflix.

Questo mi ha permesso di scoprire Infinity, provare il servizio e infine iscrivermi. Bene, 2 abbonamenti mensili, un catalogo generale soddisfacente. La situazione era questa: se volevo guardare The Big Bang Theory, Flash, Arrow e simili andavo su Infinity, se invece volevo guardare Daredevil, Orange is the New Black, Prison Break, Breaking Bad e altri andavo su Netflix. Non troppo comodo ma si trattava di un’operazione che, in effetti, svolgevo senza troppi problemi.

Ovviamente i fatti sono raccontati in ordine cronologico personale, ogni servizio ha date di fondazione ben diverse (Infinity, ad esempio, è stato annunciato nel 2013 e, a livello temporale siamo già nel 2017 in questi paragrafi). Ciò dipende infatti da come i servizi si sono approcciati a me, ovvero il preciso momento in cui ho visto una pubblicità o mi sono interessato ad uno di questi servizi per qualche contenuto offerto.

Servizi di streaming video nel 2019 S1E2: il tackle a gamba tesa di Amazon

Felice dei miei due abbonamenti, e triste per il pessimo risvolto di un’altra serie che amavo, Top Gear, mentre stavo guardando la homepage di Amazon.it in un momento imprecisato del 2017, vedo il banner che dice “Jeremy Clarkson (protagonista di Top Gear, ndr) è tornato: scopri le avventure di Clarkson, Hammond e May su Prime Video con The Grand Tour, provalo gratuitamente“, ed ecco che la mia attenzione è colpita da un altro servizio.

Le premesse iniziali erano buone, nonostante il servizio fosse in fase di test quindi scarno e poco organizzato. Con il tempo però Prime Video si è evoluto e soprattutto è stato integrato, a livello di prezzo, in Amazon Prime, servizio che già avevo e pagavo (e pago) felicemente una volta all’anno. Avevo dunque motivi validi per non avere Prime Video? Certamente no, è incluso con Prime, quindi via, usiamolo. Scopro così nuove serie e nuovi film, e la cosa si fa interessante perché piano piano inizio a vedere che, bene o male, tutto ciò che volevo vedere era presente su tre servizi diversi.

La cosa iniziava ad essere lontanamente disordinata e difficile da gestire, perché tre servizi con migliaia di contenuti erano tanti, ma tutto cambiò, ancora.

Servizi di streaming video nel 2019 S1E3: TimPariamo a cucinare

Nuova casa, nuova linea internet, ovviamente fibra ottica TIM e noto che nell’abbonamento mensile con un solo euro aggiuntivo potevo avere TimVision con “centinaia di serie TV e film inclusi”. Ho subito pensato “beh, un euro al mese in più non è uno sforzo immane, facciamolo. Altro giro, altra corsa, nuovo servizio in streaming.

Ho trovato TimVision interessante e soprattutto stupefacente in quanto molti contenuti che non trovavo da altre parti li ho trovati proprio lì. L’esempio è molto recente, perché grazie alle “promo” di TimVision ho potuto vedere Ocean’s Eight e soprattutto Marvel Agent Carter, che volevo vedere ma non trovavo da nessuna parte.

Col passare del tempo vedo in giro varie pubblicità di Masterchef e 4 Ristoranti, e inizio a ricordare con malinconia i momenti in cui avevo Sky, tanti anni fa, e seguivo con grande interesse le avventure degli chef, commentandole poi su Twitter in real time con l’hashtag #MasterChefIt. Bei tempi. Tanta malinconia.

Ero stato troppo scottato da Sky e dalla sua politica di prezzi alti: sono stato cliente Sky per 13 lunghi anni, e in tutto quel tempo non avevo mai ottenuto promozioni o sconti, il prezzo era sempre tra i 50 e i 60€ al mese, cosa che non valeva per i nuovi abbonati, che invece avevano il pacchetto mondo + cinema + intrattenimento + documentari + calcio + sport + primafila + i tortellini di Barbieri una volta alla settimana + un’intervista con Cattelan al mese + il decoder + lo streaming di Sky Online + l’HD da 150.000 terabyte + le frasi di Bastianich ogni giorno a soli 15,90€ al mese. Insomma, questa distinzione non mi piaceva e pertanto avevo scelto di disdire Sky. La classica magia è stata questa: chiedevo sconti e non li ottenevo, ho disdetto e improvvisamente sono diventato il bersaglio preferito del call center del servizio clienti Sky. Mi chiamavano così tante volte al giorno per propormi promozioni incredibili che ormai eravamo diventati amici, ci chiamavamo per nome, uscivamo a cena e organizzavamo vacanze insieme.

In tutto questo però il mio desiderio di guardare Masterchef non si era spento, così ho scoperto e provato NowTV, servizio con nome diverso ma sempre di Sky che si pone l’obiettivo di proporre gli stessi contenuti divisi però in “ticket” mensili a scelta dell’utente. Insomma, prezzi più bassi, app per smartphone e tablet al posto di un decoder e possibilità di recedere a piacere (oltre alla recente “chiavetta” di Now TV collegabile al TV e creata in collaborazione con Roku).

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Seppur inizialmente ho avuto diversi problemi con l’app non proprio ottimizzata e priva del supporto Chromecast, nel corso del tempo gli aggiornamenti hanno portato notevoli miglioramenti offrendo una migliore organizzazione, più fluidità e soprattutto il supporto a Chromecast, permettendomi quindi lo streaming WiFi al mio Android TV in sala.

E via, altro abbonamento, altro servizio, siamo arrivati a quota 5, praticamente ingestibili.

Milano – 2019, cinque giovani ragazzi reagiscono alla quantità di servizi di streaming online

A questo punto la mia difficoltà era la seguente: capire cosa guardare e dove, ma soprattutto trovare il tempo per vedere i vari contenuti su più piattaforme rendendo quindi il pagamento dei vari abbonamenti adatto al rapporto qualità-prezzo. In questo sono stato aiutato molto da una calendarizzazione delle visioni (manco fossero appuntamenti di lavoro) e dall’utilizzo della fantastica applicazione JustWatch, una genialata che offre un database incredibilmente completo basato su tutti i servizi di streaming disponibili. Con JustWatch è facilissimo trovare chi offre che cosa: basta mettere il titolo del contenuto (film o serie tv) all’interno della barra di ricerca e in un attimo l’app vi dirà dove potete vedere quel contenuto, se è disponibile in streaming gratuito o a pagamento e così via.

JustWatch non solo si è rivelata comoda, ma mi ha fatto scoprire altri servizi su cui guardare film e serie TV. Avete presente quel momento in cui desiderate vedere qualcosa ma non lo trovate e vorreste evitare di dover comprare appositamente un dvd/blu-ray per un film che vedrete una sola volta? Ecco, quello.

Grazie a JustWatch ho scoperto Chili, servizio completamente diverso dai vari Netflix e Infinity in quanto tutti i contenuti presenti sono a pagamento. I film vengono infatti noleggiati per 48 ore e per una singola visione ad un prezzo più che abbordabile (paragonabile a PrimaFila di Sky). Ciò che mi ha stupito è il database di film: ho trovato praticamente TUTTO ciò che volevo (anche film molto vecchi), però avevo deciso di darmi un freno, i servizi erano troppi, i soldi spesi anche, quindi ho messo da parte Chili. Il servizio è molto simile (ma forse più fornito) a RokutenTv, creato da Roku, azienda nota per vari prodotti dedicati allo streaming multimediale nonché partner ufficiale di Now Tv per la “chiavetta” sopracitata).

Manco a farlo apposta, poco tempo dopo ho comprato una nuova sedia comoda per il mio ufficio e indovinate un po’ cosa ho trovato al suo interno (inspiegabilmente oserei dire)? Un buono Chili con cui vedere “i miei film preferiti” da ben 50€.

Ecco, subito convinto, altro servizio. Ma è mai possibile trovare un buono del genere all’interno di una sedia da ufficio? Quale razza di complotto è mai questo? Volete farmi spendere ancora soldi? Ecco, prendeteli!

A questo punto ero arrivato ad avere Netflix, Infinity, Prime Video, TimVision, Now TV, Chili Cinema e RokutenTV (grazie al suo slogan “ma tranquillo, il primo film costa solo 99 centesimi, che sarà mai?“). 7 servizi di cui “solo” 5 ad abbonamento mensile.

Nuovo giorno, nuova notifica sulla PlayStation: “è disponibile un aggiornamento per PS4” – “click” – Aggiornamento in corso…– novità? Oltre ai vari bug fix, è ora presente una nuova interfaccia per la sezione “video” che mostra tutti i contenuti visibili sui vari servizi in streaming e non solo.  Ho subito pensato “beh, bello, organizzato e pulito, mi piace.”; indovinate però quale altro servizio ho scoperto? PlayStation Video, ovviamente, che, grazie al fatto che è di Sony, offre ancora altri contenuti che da altre parti non si trovano o si trovano a fatica e a prezzi esosi. Questo perché, come molti di voi sapranno, tra i vari reparti del brand giapponese c’è anche “Sony Pictures“, che produce film di grande calibro (vedi Venom, Spider-Man Homecoming, Men In Black…etc etc). Poi arriva il Natale (quello del 2018 per l’esattezza) e scopro tantissime promozioni sui film in vendita proprio su PlayStation Video: ho trovato contenuti come il già citato Spider-Man Homecoming e Black Panther a prezzi inferiori ai 4€. Comprati subito.

Quindi, a conti fatti, nel periodo natalizio del 2018 guardavo Elite e Gotham su Netflix, poi The Big Bang Theory su Infinity, poi The Grand Tour e The Man In The High Castle su Prime Video, Quantico su TimVision, Masterchef su NowTV, vari film su Chili Cinema, Black Panther e altro su Playstation Video.

La situazione iniziava a sfuggire di mano, esattamente come il portafogli.

Servizi di streaming video nel 2019 S1E4: la complicazione del Bitcoin modo di rilassarsi

(omaggio a TBBT S11E9)

L’inizio dell’anno 2019 non ha portato notizie migliori, in quanto sono venuto a sapere di molte cancellazioni sospette di show Marvel su Netflix, e in effetti ho visto una lenta sparizione di vari contenuti. Il motivo? Facile, Disney (proprietaria di Marvel, tra le altre aziende) ha improvvisamente deciso di buttarsi nel mondo dello streaming on demand annunciando la piattaforma Disney+, che sarà disponibile a fine anno. Insieme all’annuncio del nuovo servizio sono stati annunciati anche prodotti Disney Original & Marvel Studios, ovvero produzioni “originali” create appositamente per il servizio e, diciamocelo, per ingolosire il pubblico ad abbonarsi. Tali nuovi show saranno ovviamente disponibili insieme al lancio reale della piattaforma, a fine 2019, ad un prezzo ad abbonamento mensile incluso tra i 9 e i 15€ (stesse modalità di Netflix e tanti altri).

Sono un grande fan di Marvel, più che di Disney, ma questo annuncio non mi ha reso felice: il mio primo pensiero è stato “un altro servizio di Streaming? E poi?“. Ero nauseato e anche un po’ stufo, contando il fatto che uno dei principali motivi per cui mi sono abbonato a Netflix riguardavano proprio le serie TV Netflix Original + Marvel (come Daredevil, The Punisher e tante altre).

Tutto questo sfocia in un’ennesima evoluzione annunciata al mondo il 25 marzo 2019: Apple TV+, un nuovo e fantastico servizio di streaming video on demand (“fantastico” è retorico) con, indovinate un po’, produzioni “Apple Original“, programmi esclusivi e tanto altro creato appositamente per la piattaforma dell’azienda di Cupertino. Il tutto è stato presentato con diversi personaggi importanti del calibro di Steven Spielberg, Ben Stiller, Jennifer Aniston, Oprah ed altri.

Stesse modalità di sempre, stessa tattica dell’esclusività, stessa parola “Original” all’interno delle produzioni e così via. In questo caso è stato addirittura quasi copiato il nome del servizio, con quel “+” che ricorda tanto Disney+.

No, non sono affatto felice, perché a conti fatti mi lamentavo tanto dei prezzi di Sky, pari a circa 50€ mensili per avere tutto incluso, e alla fine sto arrivando a pagare quasi la stessa cifra tra un servizio e l’altro. A questo punto era più comodo avere Sky: un solo decoder, un solo servizio, una sola fattura, un solo telecomando, un solo hard disk, un solo televisore (ahimè) e un’unica fonte di contenuti facilmente fruibile.

Per carità, posso capire che oggi ci sia tutta la questione dei diritti e del copyright e quello ha acquistato questi diritti, e l’altro può trasmettere solo questo fino a quella data poi passa all’altro e così via, ma chi ne sta pagando le conseguenze siamo noi utenti, colpiti da un disordine di servizi e contenuti, da 700 ricevute diverse mensili per altrettanti servizi e dall’incapacità di riuscire a scegliere cosa guardare e dove.

Non stiamo andando avanti e nemmeno tornando indietro, perché almeno una volta si comprava il dvd, si accendeva la TV al giusto orario quando si voleva guardare il proprio programma preferito e stop. Niente confusione, niente disordine, niente mille pagamenti diversi.

Mi sembra incredibile pensare che nell’era in cui stiamo sperimentando la vita su Marte non si riesca a creare un servizio unico con un pagamento unico e una fonte unica di contenuti. Certo, nel 2019 ci sono anche persone che non sono in grado di fare la differenziata, ma questo è un altro problema.

Il vero problema più grande in realtà è il fatto che in questo editoriale ho sicuramente dimenticato qualche servizio di streaming minore che non ho ancora conosciuto o che ho ignorato finora, il che significa che non sono finiti qui i servizi, ce ne sono altri, con altri contenuti, con altri “Originals”, con altre esclusive, con altri soldi.

Basta, davvero, basta. L’intrattenimento è la cosa che amo di più, i film, le serie TV, il sederino rilassato sul divano o la possibilità di guardare ciò che voglio su qualsiasi dispositivo, però mi state facendo odiare tutto, perché non è più una comodità, è un incubo.

Man mano che andremo avanti ci saranno, purtroppo, ancora più servizi, e quindi nei prossimi mesi mi aspetto cose come Poste+ con i contenuti Poste Original, Carrefour TV, con i contenuti Carrefour Original, e perché no, magari anche Coca Cola TV, Nike Channel con Nike Original e McDonald’s TV, con show dedicati alle ricette per i migliori panini da fast food. Non vi ho menzionato Pornhub Premium (qui l’accesso gratuito per sempre) e Brazzers, ma in effetti sono servizi che non conosco e non ho mai provato…me ne ha parlato un lontano amico del cugino del mio gatto…chissà cosa son..ehm…vabbè.

Servizi di streaming video nel 2019 S1E5: per fortuna che c’è YouTube che è grat…ah no.

In tutto questo, non dimentichiamoci di YouTube: inizialmente si chiamava RED negli USA ed era stato concepito come servizio ad abbonamento mensile per consentire agli utenti di accedere a contenuti, indovinate un po’, esclusivi (posso scriverlo come “esklusiviyh!1!” ? Mi perdonereste nel caso? Grazie). Con l’arrivo in Europa (e in Italia) nulla è cambiato a parte il nome: si chiama YouTube Premium e offre contenuti YouTube Originals, nome derivato dalla grande fantasia globale nel definire contenuti esclusivi e prodotti esclusivamente per il proprio servizio di streaming.

Ci sono però alcune differenze fondamentali rispetto agli altri servizi che, secondo me, potrebbero in qualche modo costituire un vantaggio per chi vuole abbonarsi a YouTube Premium: avete notato come sia aumentata drasticamente la pubblicità nei video? È diventata fastidiosa quasi quanto quella in TV. Adesso infatti non solo ci sarà pubblicità all’inizio e alla fine ma anche durante i video, interrompendo di netto ciò che state guardando. Il primo vantaggio vero di Premium è proprio questo: con l’abbonamento a pagamento viene rimossa completamente la pubblicità. Ci sono persone che ci lavorano con YouTube, che si acculturano o che hanno bisogno di sapere qualcosa in poco tempo per poi magari farne un articolo o un altro video, e in effetti le pubblicità potrebbero essere davvero fastidiose in questo caso.

Altro vantaggio di YouTube Premium è il fatto di poter scaricare i video offline (per guardarli ad esempio in aereo) e accedere alla funzione “Pip“, che non deriva dal sopracitato PornHub ma è la possibilità su smartphone di chiudere l’app e continuare la visione o l’ascolto del video. Insomma, tutte le volte che vorrete ascoltare una canzone da YouTube in macchina non dovrete più lasciare il display del dispositivo acceso con il video aperto ma potrete chiudere l’app e bloccare lo schermo. Questa in realtà è stata una delle primissime funzioni introdotte con l’abbonamento a pagamento e sperimentata già all’epoca in cui si ruppe la famosa partnership Apple-Google che portava YouTube di default su ogni iPhone (ve lo ricordate? Aveva quell’icona con il TV a tubo catodico tanto richiesta da Apple e lo scheumorfismo di Scott Forstall all’inizio dell’era iOS…bei tempi, lacrimuccia ).

Ultima ma non meno importante feature di YouTube Premium è la possibilità di accedere a YouTube Music, l’app rivale di Spotify, Deezer e Apple Music che permette l’accesso a centinaia di migliaia di milioni di trilioni di canzoni. C’è da dire in effetti che il database di YouTube Music è decisamente ben fornito grazie soprattutto a quanto già esistito ed esistente a livello musicale sulla piattaforma di proprietà di Google. Certo, per come la vedo io però, difficile far coesistere due abbonamenti a servizi musicali, o vi abbonate a Spotify o vi abbonate a qualcos’altro, e in effetti il feeling e la comodità di Spotify sono difficili da replicare. La furbata di YouTube in questo caso è stata quella di mettere tutto insieme in un unico abbonamento a circa 14€ al mese. Certo, non è un prezzo così a buon mercato (contando che l’abbonamento Family costa ancora di più) ma è quello che offre un po’ di tutto. Lato YouTube Originals…beh, male, molto male. Se conoscete qualcuno che segue una serie su YouTube Originals, una di quelle in inglese con sottotitoli in inglese in Italia, fatemelo conoscere perché voglio stringergli la mano.

Attualmente infatti, lato video on demand, YouTube è troppo debole in Italia rispetto alla concorrenza, e questo in effetti non giustifica una spesa così grande, ma in effetti non conosco le statistiche circa gli abbonati a YouTube Premium quindi posso solo valutare su una base soggettiva e personale. La morale della favola è che pagate un fisso (decisamente alto) per poter chiudere l’app e continuare la riproduzione oppure per togliere completamente la pubblicità, ergo, sicuramente è un servizio che non rinnoverò (volevo e dovevo provarlo comunque). In tutto questo non manca la possibilità di poter noleggiare film a pagamento, funzione che è sicuramente più interessante in quanto YouTube ha decisamente un buon catalogo di film recenti ma che risulta diverso da YouTube Premium in quanto il funzionamento è pressoché lo stesso di Chili Cinema: paghi il singolo film che vuoi vedere ad una cifra inferiore ai 4€ e stop. Servizi del genere, cioè con singolo film a noleggio, li hanno praticamente tutti tranne Netflix, situazione che in effetti è ancora peggiore rispetto a quella dedicata ai contenuti on demand: Apple ha iTunes Store con i noleggi, Sony ha PlayStation Video, Infinity ha i contenuti a pagamento, Sky ha PrimaFila, Chili…beh, è tutto così e tanti altri hanno servizi uguali o simili.

Servizi di streaming video nel 2019 S1E6: l’ipotesi del cervellone

Ciò però non risolve in alcun modo il problema di partenza di questo editoriale dedicato ai servizi di streaming video nel 2019: cosa guardo e dove? Perché in effetti la verità dei fatti è che io ho 5 abbonamenti diversi a servizi di streaming ma passo le serate sul divano insieme alla mia ragazza a decidere cosa guardare facendo una sorta di zapping 2.0 per poi finire a non guardare nulla in quanto, dopo due ore, ci addormentiamo annoiati. È davvero questo il futuro dell’intrattenimento? E questo ciò che dobbiamo aspettarci e che peggiorerà sempre di più? Beh, a me non piace affatto. Ripeto, piuttosto torno a Sky e tengo una cosa sola, con il rischio di perdermi tanti contenuti che mi interessano, ma davvero penso che si stia esagerando e ci sia troppa scelta.

Una foto storica risalente all’epoca pre-CASINODISERVIZIDISTREAMING

Una volta c’era una cosa sola e, come dicevano tutte le nostre nonne, “o mangi questa minestra o salti dalla finestra“. Per questo motivo nemmeno nasceva in noi il desiderio di guardare altro ma anzi, apprezzavamo ciò che stavamo guardando scoprendo nuovi show, nuovi film e nuovi contenuti vari. Adesso invece abbiamo così tanto che non sappiamo più cosa scegliere, è come portare un bambino in una fabbrica Haribo oppure portare me da piccolo in un Blockbuster: passavo le ore a guardare gli scaffali e mangiare Pop Corn al caramello (quanto mi mancano), ma alla fine mi divertivo di più perché socializzavo, chiedevo consigli, scoprivo nuovi film e, soprattutto, uscivo da casa.

Per come la vedo io, considererò “innovazione” un tizio che come me si sveglia e dice “BASTAH!” e crea un servizio che raggruppa tutti gli altri: un solo pagamento mensile, i cataloghi di tutti gli altri a disposizione. Lo farei volentieri io, se solo avessi budget, investitori, sviluppatori e molto altro, ma è inutile, non ho nulla di tutto ciò e non sono in grado di averlo. Pertanto, consideratela un’idea se state leggendo questo articolo.

Vi avverto però: se dalla mia idea nascerà per voi un’azienda multimilionaria…beh allora dovrete assicurarvi di fare contenuti “Originals” e pagarmi un fisso di 14,99€ al mese per la sottoscrizione al mio servizio “IdeaFlix+” che vi fornirà nuove idee ogni mese senza pubblicità e scaricabili sul vostro smartphone ovunque voi siate. Prova oggi IdeaFlix+ e accedi ad un mondo di contenuti esclusivi, Originals e visibili ovunque tu sia. 

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Ricky Delli Paoli

Parlo italiano e inglese di giorno, russo di notte. Molti mi definiscono "creativo", io rispondo che sbagliano perché sono un creatino. Fotografo, riprendo (sia come "video" sia se sbagliate qualcosa), faccio Time Lapse, metto miei filmati su YouTube e racconto cose alla gente.

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