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Anche i produttori di videogiochi hanno isolato Putin

Epic Games e Activision Blizzard sono solo le ultime aziende ad aver interrotto le vendite in Russia

Se il mondo è sempre più dominato dalle tecnologie, isolare un Paese dal punto di vista tecnologico è un ottimo modo per marginalizzarlo dal punto di vista culturale e anche economico.

Seguendo questo inattaccabile concetto, da più parti è stata mossa contro Mosca quella che gli analisti hanno chiamato Tech War, iniziata a poche ore dall’invasione dell’Ucraina, avvenuta all’alba (per la precisione, alle 4 ora italiana) di giovedì 24 febbraio.

Ci hanno pensato le istituzioni: Usa, Unione Europea e altri Paesi hanno imposto pesanti sanzioni nel settore tecnologico. Anche grandi aziende del comparto si sono mosse in autonomia in questo senso. Intel e AMD, per prendere due esempi, hanno bloccato le vendite di chip in Russia.

I social poi, al centro di questo conflitto perché per la prima volta la narrazione di un evento bellico è (in larga parte) nelle loro mani, non sono rimasti a guardare. Hanno intensificato i meccanismi di controllo e di filtraggio delle fake news, e hanno chiuso o sospeso diversi canali vicini a Putin perché divulgavano notizie infondate.

Altre aziende del comparto, come PayPal e Samsung, hanno interrotto rispettivamente i servizi e le spedizioni dei prodotti a Mosca.

In questa azione collettiva del settore tech c’è posto anche per i produttori di videogiochi: la Russia è stata isolata anche dall’universo del gaming. Vediamo in che modo.

Stop dei videogiochi in Russia: l’impulso di Mykhailo Fedorov

Parte del merito della mobilitazione del settore tecnologico è di Mykhailo Fedorov.

Il trentunenne vicepremier ucraino, ministro per la Trasformazione digitale, ha scritto una lettera lo scorso 26 febbraio, poi condivisa su Twitter mercoledì 2 marzo. Nella quale ha sostanzialmente chiamato a raccolta l’universo tech in aiuto al suo Paese, invitandolo inoltre a boicottare Putin.

L’appello è stato raccolto anche da molti dei principali produttori di videogiochi, che hanno tagliato fuori la Russia dal loro mercato. Oltre, come vedremo, a offrire aiuto alla popolazione ucraina.

Epic Games

Epic Games e Activision Blizzard

Ultime due società in ordine di tempo a voltare le spalle a Mosca sono state Epic Games e Activision Blizzard.

L’editore di Fortnite ha sospeso le vendite del suo negozio digitale in Russia, anche se i suoi videogiochi saranno ancora accessibili ai gamer russi. Su Twitter l’azienda ha spiegato di aver interrotto “il commercio con la Russia nei suoi giochi in risposta all’invasione dell’Ucraina. Non bloccheremo l’accesso ai servizi per lo stesso motivo per cui altri sistemi di comunicazione rimangono online: il mondo libero dovrebbe mantenere aperte tutte le possibilità di dialogo.”

In una nota Daniel Alegre, presidente e CEO di Activision Blizzard, ha dichiarato che sospenderà le nuove vendite di videogiochi in Russia. Ha inoltre fatto sapere che la società sta inviando donazioni alla popolazione ucraina.

Il mondo dei videogiochi e la Russia

Le iniziative di Epic Games e Activision Blizzard sono solo le (finora) più recenti prese di posizione. Ma la maggior parte dei produttori di videogiochi si è ormai espressa contro Putin.

Tra le prime aziende a intervenire c’è Electronics Arts che, come spiega in una nota del blog, ha chiuso le porte a Russia e Bielorussia, interrompendo la vendita dei suoi titoli. Inoltre, con una sanzione simbolica (ma eclatante, visto il numero globale dei giocatori), la nazionale russa e le squadre di club sono state escluse da FIFA 22, Fifa Online e Fifa Mobile. I rumors dicono che il ban sarà esteso anche a NHL 22, il titolo in arrivo sull’hockey su ghiaccio.

Ma lo stop dei videogiochi in Russia non finisce qui. Microsoft ha interrotto le vendite dei suoi prodotti (in Russia ma anche in Bielorussia), comprese le Xbox e i relativi giochi. Sony ha fatto uscire Gran Turismo 7 ma non nel PlayStation Store russo.

I giocatori russi non possono più acquistare dell’eShop di Nintendo Switch. Inoltre, Blooper Team e CD Projekt Red hanno bloccato la vendita dei loro videogiochi in Russia e in Bielorussia.

Anche gli eSports penalizzano la Russia

I gamer professionisti sembrano sulla stessa lunghezza d’onda degli sviluppatori di videogiochi: la Russia verrà isolata.

Esl, azienda tedesca che organizza tornei di eSports in tutto il mondo, ha sospeso giocatori e squadre che hanno in qualche modo un legame con il governo russo. Giocatori e squadre vicine a Mosca sono state bandite anche dall’associazione di tornei competitivi Blast Premier.

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Gli aiuti delle aziende di videogiochi all’Ucraina

Non solo sanzioni alla Russia: gli sviluppatori di videogiochi si stanno adoperando per portare aiuti alla popolazione ucraina.

La polacca CD Projekt Red ha per esempio donato 240mila dollari al gruppo umanitario Polska Akcja Humanitarna che aiuta i rifugiati.

Un altro sviluppatore polacco, 11 Bit, donerà tutti i profitti delle vendite di This War of Mine (che si basa sull’assedio di Sarajevo dal punto di vista dei civili) alla Croce Rossa ucraina.

Tra gli altri, hanno donato somme alla popolazione ucraina GSC Game World, Bungie, Beetlewing e Wargaming.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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