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Cosa abbiamo imparato dal concerto dei Coldplay a Napoli, tra polemiche social e pizze Cold

I Coldplay fanno doppietta al Maradona in stile Osimhen

È cominciato ufficialmente ieri il nuovo tour mondiale dei Coldplay, con prima tappa a Napoli, in una città tappezzata d’azzurro che ancora sta festeggiando il recente tricolore. Il tour è cominciato proprio dallo Stadio Maradona, ex San Paolo, teatro dell’incredibile stagione calcistica della squadra partenopea.

Ma il concerto dei Coldplay a Napoli, che peraltro faranno doppietta al Maradona questa sera in stile Osimhen, non è stato esente da polemiche, soprattutto sui social, come non è stato esente da momenti emozionanti e situazioni decisamente bizzarre. Per maggiori informazioni chiedete a Gino Sorbillo (oppure continuate a leggere questo nostro articolo, che è meglio).

Coldplay in concerto a Napoli tra polemiche social, pizze fredde e Napul’è: cosa abbiamo imparato

Gino Sorbillo è grande fan dei Cold Play

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Il vero meme della settimana partenopea di Chris Martin e soci è sicuramente la foto di Gino Sorbillo che porge al frontman della band di Londra una pizza con la scritta COLD – a capo – PLAY. Peccato che il nome della band non preveda alcuno spazio, anche perchè questo ne altera completamente il significato. Fatto sta che la faccia di Chris Martin è priceless, mentre Sorbillo appare assolutamente ignaro della gaffe. Magari con una pizza a metro ci sarebbe entrato tutto, come ci spiegano anche i nostri grafici di redazione. Meglio una pizza calda che una pizza cold, comunque.

Il Sud è assolutamente in grado di ospitare grandi concerti

Napoli non è tra le prime mete di chi organizza un tour mondiale o europeo. Non lo è proprio il sud Italia, in realtà. La motivazione è semplice: più si è a nord, più è facile ottimizzare gli spostamenti per le tappe successive, che solitamente sono Francia, Germania o, nel caso dei Coldplay, Svizzera. Una dinamica assolutamente motivata, che però ha creato un vero e proprio squilibrio per quanto riguarda la musica dal vivo nel nostro Paese. E chi vi scrive, da napoletano e da grande appassionato di musica, lo sa fin troppo bene.

Tuttavia il doppio concerto dei Coldplay a Napoli ci dimostra che le date al sud sono fattibili e sostenibili, o almeno lo sono per quegli artisti che godono di un successo sconfinato nel nostro Paese. Già perchè i Coldplay possono permettersi di chiudere ben 6 date negli stadi nel nostro Paese, tra Napoli e Milano, potendo così ugualmente ottimizzare i tempi di spostamento nel resto del continente (dopo San Siro andranno in Svizzera con un solo day off, situazione improponibile se il calendario fosse stato “oggi Napoli, domani Zurigo”). Il problema non sono tanto agli spostamenti dei membri della band, quanto a quelli della produzione (il palco, le infrastrutture, il comparto tecnico audio/luci e tutto il resto). Strutture che generalmente viaggiano su ruote, in enormi tir che si inseguono sulle autostrade europee.

Le polemiche social: maledetto gatekeeping

Il non essere abituati a ospitare eventi di questo tipo ha portato molti a creare polemiche assolutamente inconsistenti. All’annuncio delle due date partenopee c’è stata una vera e propria corsa per accaparrarsi i biglietti, con un sold-out praticamente immediato alimentato dall’effetto FOMO. Si contano ben 40mila biglietti venduti per ciascuna delle due serate. Insomma il concerto dei Coldplay a Napoli, per molti, era un evento mondano a cui partecipare, fosse anche solo per pubblicare una storia su Instagram per vantarsi di esserci. E poco importa se si è fan o meno della band.

Questo ha ovviamente scatenato l’ironia di quelli che si definiscono “veri fan dei Coldplay”, che “cantano anche le canzoni meno conosciute” (vedi screen sotto di una conversazione realmente intrattenuta dal sottoscritto con una fan). Il meccanismo è quello consolidato del gatekeeping: c’è chi vorrebbe fare selezione all’ingresso.

Ci sono poi quelli che hanno polemizzato per la questione opposta, insultando i Coldplay perchè catturano l’attenzione di un pubblico mainstream e non abituato a frequentare la musica dal vivo. Gran parte di queste polemiche arrivano generalmente da musicisiti emergenti, che nel complesso scenario della musica dal vivo partenopea malsopportano l’attenzione locale per una band nota, mentre i club di live music cadono come pedine del domino.

Polemiche entrambe insensate, almeno a nostro modo di vedere. Ai gatekeepers ricordiamo che il successo su larga scala della propria band preferita non fa che alimentare il benessere della band stessa. Inoltre i badge de veri fan, che vi siete attribuiti da soli, non vale assolutamente nulla agli occhi del resto del mondo.

Chi invece malsopporta i Coldplay (e magari ne invidia il pubblico) dovrebbe riflettere sull’effettivo risvolto culturale di una band che fa tappa in una città dimenticata dai tour manager globali. La rinascita passa anche e soprattutto da questi eventi, nella speranza che si abitui il pubblico più generalista a frequentare la musica dal vivo tutta, non solo il grande artista da stadio ma anche quella del piccolo club con la piccola band emergente. Ad ogni modo una non esclude l’altra, anzi.

Chris Martin canta Napule è meglio di molti artisti napoletani

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Suonare in una città e proporre la cover di un brano caro a quel pubblico è ormai usanza per i grandi artisti. Ieri sera, ad esempio, Chris Martin ha cantato Napule è di Pino Daniele, chitarra e voce. Anche qui ognuno cerca e trova il proprio motivo per polemizzare sui social: “hanno rovinato un capolavoro”, “l’accento era totalmente sbagliato” (ma va? Guardate che è di Exeter, mica di Piazza del Gesù). Insomma per molti è stata una parac…hutes (per citare il primo album dei Coldplay).

La grande verità, se solo per una volta ci sforzassimo di parlare di musica, è che l’ha cantata divinamente. O comunque decisamente meglio di molti altri, napoletani e non, che nel corso di questi anni si sono cimentati con uno dei capolavori di Pino Daniele.

I presenti al concerto, fan occasionali e sfegatati, concordano unanimi sull’emozione scaturita da questo omaggio. E allora tutto il resto sono chiacchiere da bar. Anzi, chiacchiere da social.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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