I moderatori che si occupano di filtrare i contenuti online per le piattaforme come Facebook, YouTube, TikTok e ChatGPT in Kenya hanno deciso di formare un sindacato per chiedere migliori condizioni lavorative.
I moderatori dei social e dell’AI in Kenya formano un sindacato
La nascita del sindacato segue una causa legale avviata da 184 lavoratori che erano stati impiegati da Facebook in Kenya e che sono stati licenziati a gennaio. Hanno fatto causa alla società madre Meta per licenziamento illegittimo.
Lunedì scorso a Nairobi, 200 lavoratori di Sama e Majorel – le società che forniscono servizi di moderazione dei contenuti a Facebook, Youtube, TikTok e ChatGPT – hanno protestato contro il trattamento ingiusto dei loro dipendenti da parte dei colossi tecnologici unendosi per difendere i loro diritti. I moderatori che lavorano in 14 lingue africane diverse si sono incontrati il Primo Maggio per votare la costituzione di un sindacato per affrontare problemi come il maltrattamento dei lavoratori.
Questa non è la prima volta che i moderatori dei contenuti cercano di formare un sindacato. Nel 2019, quelli di Sama hanno tentato di aderire al sindacato. Una scelta dettata dalla scarsa retribuzione e delle pessime condizioni di lavoro. I lavoratori hanno minacciato di scioperare se le loro richieste di salari e condizioni migliori non fossero state ascoltate.
Molte aziende social o che raccolgono dati per l’intelligenza artificiale, utilizzano aziende esterne per moderare i contenuti. Spesso, queste società hanno sede in Africa e nel Sud dell’Asia. E hanno condizioni di lavoro pessime. Diversi commentatori hanno sottolineato che le società social e AI esternalizzano queste mansioni perché considerate problematiche. Diversi lavoratori hanno riportato l’esposizione a contenuti traumatici.
L’augurio è che questo nuovo sindacato, nato proprio il Primo Maggio, possa garantire migliori condizioni ai moderatori di contenuti.