McDonald’s chiude 850 punti vendita in Russia. A distanza di oltre 30 anni dall’apertura del primo ristorante in quella che era ancora l’Unione Sovietica, McDonald’s sceglie di chiudere in via temporanea i suoi punti vendita come conseguenza della campagna mediatica che, negli USA, ha spinto tantissimi clienti a boicottare i locali della nota catena.
McDonald’s chiude in Russia (almeno per ora)
McDonald’s è un vero e proprio punto di riferimento per Russia e Ucraina. I due mercati, infatti, rappresentano circa il 9% delle entrate annuali dell’azienda su scala globale, per un fatturato di 2 miliardi di dollari. L’impatto della guerra in Ucraina sulle operazioni di McDonald’s è, quindi, evidente.
L’azienda, a differenza degli altri grandi brand di fast food americani che operano in Russia, è proprietaria direttamente della quasi totalità delle sue sedi russe. Circa l’84% dei locali di McDonald’s in Russia sono gestiti direttamente dall’azienda e non tramite franchising come avviene, invece, per KFC, Burger King e altri.
Una chiusura temporanea legata al boicottaggio mediatico
La scelta di chiudere, anche solo temporaneamente, i propri ristoranti in Russia andrà a condizionare pesantemente McDonald’s. La catena potrebbe trovare non poche difficoltà a riaprire e riportarsi ai livelli precedenti. Nel frattempo, diretti concorrenti di McDonald’s continueranno ad operare sul territorio russo essendo, di fatto, gestite direttamente da aziende locali.
L’hashtag #BoycottMcDonalds, apparso online negli ultimi giorni, è stata una motivazione sufficiente per l’azienda che ha scelto, almeno temporaneamente, di ritirarsi dal mercato russo. Staremo a vedere quali saranno le conseguenze di tale scelta.
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