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Le Big Tech sempre più decise a isolare Putin

Stop a prodotti e servizi. La Russia è sempre più tagliata fuori

In questi primi giorni di guerra, puntualmente ci arrivano notizie di iniziative di solidarietà e aiuto a favore della popolazione ucraina. E di sanzioni, censure e veti ai danni della Russia.

Pensiamo ad esempio le pesanti misure di carattere economico contro Mosca provenienti da Unione Europea, Stati Uniti e svariati altri Paesi. Poi, certamente, ci sono anche stati provvedimenti dettati forse da troppa fretta o da scarsa lucidità. Abbiamo letto di corsi dedicati a Dostoevskij sospesi (e poi riattivati), o addirittura della grottesca esclusione dei gatti russi dai concorsi internazionali.

Ben più sensata e concreta è invece la presa di posizione delle Big Tech contro Putin. Iniziata già nei primi giorni di conflitto, e che ha innescato l’inevitabile reazione di Mosca. In Russia non solo sono stati sospesi Facebook e Twitter, ma è anche stata approvata a tempo di record una legge che prevede multe (e carcere) per chi diffonde quelle che il governo russo reputa fake news sulla guerra in atto.

Vediamo dunque le tappe fondamentali dell’azione di Big Tech per isolare Putin, e quali sono state le reazioni di Mosca.

Le prime mosse di Big Tech contro Putin

In un precedente articolo abbiamo fatto una carrellata delle più solerti azioni delle aziende del settore tecnologico, che già nei primissimi giorni del conflitto hanno mirato a isolare la Russia.

Al di là dei blocchi alle esportazioni di materiale tecnologico decise da Usa e Ue, si sono segnalate Apple Pay e Google Pay, che si sono rese inutilizzabili per chi ha un conto in cinque dei principali istituti bancari russi.

Si sono mossi con rapidità anche i principali social media, che per la loro semplice fruibilità, la vastità dell’utenza e la velocità con cui è possibile postare e condividere un contenuto, stanno mostrando al mondo in presa diretta il vero volto del conflitto.

E così Facebook, Twitter, TikTok e YouTube hanno intensificato i meccanismi di controllo e filtraggio delle notizie. Per contenere l’inevitabile percentuale di fake news nell’enorme mole di informazioni prodotte a getto continuo sulla guerra in atto.

Come abbiamo visto, quello della disinformazione non è un problema di facile risoluzione. Soprattutto per social come TikTok, che fanno dell’immediatezza la propria peculiarità.

russia putin

Il digitale isola Mosca

Nella seconda settimana di conflitto, le Big Tech sono ancora più compatte contro Putin.

Colossi del comparto tecnologico come Intel e AMD hanno annunciato il blocco delle vendite di chip in Russia. Twitter in Europa ha oscurato i canali Sputnik e RT (Russia Today).

Recente il comunicato di Samsung, che ha annunciato il blocco dell’invio dei suoi prodotti in Russia. PayPal ha interrotto i suoi servizi, e Andy Jessy – amministratore delegato di Amazon – si è schierato apertamente con la popolazione ucraina (e ha inviato donazioni per circa 5 milioni di dollari).

Si stanno mobilitando anche i produttori di videogiochi: Activision Blizzard, ad esempio, sta sospendendo le vendite dei suoi prodotti in Russia.

Prima di loro avevano già bloccato i servizi Apple (che in Russia detiene il 13% del mercato degli smartphone), Spotify, Netflix, naturalmente il gruppo Meta e Microsoft, che – sulla scia di Twitter – ha eliminato dal Windows Store le app di Sputnik e RT.

Ci sono poi azioni clamorose a favore della popolazione assediata. Da quella di Elon Musk, che ha messo a disposizione il servizio satellitare di Starlink, ad Airbnb, che prima ha offerto 100.000 alloggi ai profughi ucraini e poi ha sospeso ogni attività in Russia e Bielorussia.

TikTok sospende i servizi in Russia

Recentissima la notizia che riguarda TikTok, il social che – come abbiamo detto – per la sua stessa natura incontra maggiori difficoltà nell’isolare le notizie false.

Aggiornando un comunicato del 4 marzo, l’azienda cinese spiega di aver dovuto sospendere i servizi in Russia, dopo l’approvazione della già citata legge sulle fake news.

Nella nota leggiamo che “alla luce della nuova legge russa sulle fake news, non abbiamo altra scelta che sospendere il live streaming e i nuovi contenuti nel nostro servizio video in Russia mentre esaminiamo le implicazioni di sicurezza di questa legge”.

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La reazione di Putin e l’isolamento della popolazione russa

Se le Big Tech isolano Putin, potremmo dire che Putin isola le Big Tech.

Quello di TikTok è infatti l’unico caso di autosospensione dei servizi da parte di un social. Nei confronti di Facebook, Twitter e degli store di Apple e Google, la censura è invece arrivata direttamente da Mosca.

Per non parlare, appunto, della legge contro le fake news che ha obbligato TikTok all’autocensura. E che ha portato alla chiusura di una serie di organi di informazione indipendente, che cercavano di offrire un quadro il più oggettivo possibile della guerra in Ucraina.

Si tratta di un clamoroso isolamento a cui il governo sta sottoponendo la propria popolazione. Come ha detto Mikhail Klimarev, direttore di Internet Protection Society, associazione russa attiva per le libertà digitali: “Se si spegne Internet in Russia, ciò significa escludere 140 milioni di persone da almeno alcune informazioni veritiere. Finché esiste Internet, le persone possono scoprire la verità. Se non c’è Internet tutte le persone in Russia ascolteranno solo la propaganda”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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