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Il movie viewer, ovvero il super 8 per l’infanzia. La macchina del tempo

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Uno dei primi appuntamenti di questa rubrica, basata sull’amarcord tecnologico di qualche decennio fa, è stato inevitabilmente dedicato ai filmini in super 8.

Sì, proprio loro, i tragicomici filmini di famiglia: interminabili minuti in cui tre generazioni si riunivano e si poteva vedere gente che salutava, o che faceva palle di neve, o che leccava un cono gelato. Sempre che la pellicola non si incastrasse nel proiettore.

Tuttavia, attraverso i filmini in super 8, nel corso dei decenni si è raccontato molto dell’Italia: i cambiamenti socioeconomici, le mode, le ansie e le illusioni di generazioni. Al punto che da qualche tempo esiste un meritorio sito dedicato proprio ai filmini di famiglia girati nel nostro Paese.

Ma c’è da domandarsi: i bambini, in tutto questo, avevano un qualche scampo? O erano destinati a essere prima soggetti e poi spettatori dei film girati in super 8?

Oggi, finalmente, abbiamo la risposta. E quella risposta si chiama movie viewer.

Il super 8 e il movie viewer

I filmini in super 8 nascono nel 1965 grazie a Kodak, che semplifica e migliora la qualità dell’8 mm.

Da allora e per almeno due decenni, prima del boom delle videocamere digitali, le famiglie hanno saputo come spassarsela (si fa per dire) in vacanza e in gita.

Ma dicevamo dei bambini. I quali, per un certo periodo, si sono potuti emancipare dal ruolo di cavie per gli esperimenti artistici di registi-genitori non proprio destinati all’Oscar.

E tutto grazie al movie viewer. Cos’era mai?

Cos’era il movie viewer

Dicesi movie viewer uno strumento in plastica che poteva somigliare a un phon, o forse a un’arma da fuoco, o forse a una videocamera progettata da un designer decisamente eccentrico.

In esso poteva incastonarsi una cassetta di dimensioni abnormi, contenente pochi minuti dei cartoni animati in voga a quei tempi, nello splendore del super 8.

Sì, perché la cassetta, o cartuccia, conteneva una pellicola fruibile col mitico visore.

Il movie viewer, infatti, era dotato di quattro funzionalità fondamentali. La manopola per impugnarlo, una rotellina per la messa a fuoco, una lente su cui poggiare l’occhio per la mirabile visione. E, meraviglia delle meraviglie, una manopola per far avanzare la pellicola, e godere del cinema alla maniera dei fratelli Lumière.

Il movie viewer V35

Esistono anche visori giocattolo più antichi, certo.

Ma alle nostre latitudini, a “spopolare” è stato soprattutto il movie viewer V35 della Mupi.

Le scarnissime informazioni (nulla o quasi si trova in rete) le abbiamo pescate da un sito Internet e una pagina Facebook curate da appassionati, dunque non ci resta che… fidarci.

Mupi ha messo in commercio anche prodotti audio e video per adulti, strumenti ottici e giochi di varia natura. Quand’ecco, pare nel 1976, prendere piede il movie viewer V35. Che per qualche anno ha avuto, almeno in Italia, la sua gloria.

Cosa sappiamo di più? Praticamente nulla. Se non che, come recita la pagina Facebook, Mupi “nel 1978, sotto licenza Sacis Roma, distribuisce le cartucce con le sequenze del cartone animato Goldrake prodotto dalla giapponese TOEI Animation.”

Il resto è affidato al mito. Ma la nostra memoria ci dice che il movie viewer ha avuto una certa diffusione fino alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, come testimonia la struggente testimonianza che segue.

Perché il movie viewer

No, ahinoi, l’estensore di questo articolo non ha mai posseduto un movie viewer.

Ma ricorda bene (certe esperienze non si dimenticano) di averne fatto uso un paio di volte in casa di amici di gioventù. E non è stata un’esperienza da raccontare ai nipoti.

Infatti la domanda che voi, cari lettori, vi state facendo ora, ce la facevamo già noi quando – bambini – infilavamo la cartuccia, mettevamo a fuoco e guardavamo un cartone animato senza audio, sgranato e che faceva muovere i nostri eroi a scatti.

Quindi, in definitiva, perché il movie viewer?

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Quando la tecnologia galoppa

La nostra ipotesi è che, dopo il boom dei filmini di famiglia, si è avuta l’idea di immettere sul mercato un prodotto analogo, ma destinato unicamente ai giovanissimi.

Tutto bello e meritorio. Se non che, al momento del lancio del movie viewer V35, la tecnologia alla base era già più che superata. Da lì a poco sarebbero arrivati gli schiacciapensieri, le console domestiche e i videogiochi da bar. A quel punto, girare una manovella per sbirciare dal buco della serratura Heidi o Jeeg Robot era un’operazione diventata già démodé.

Al punto che, un giorno di alcuni decenni più avanti, qualcuno ne avrebbe fatto l’oggetto di un articolo per Tech Princess.

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