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Molti brand di lusso della moda chiudono le proprie boutique in Russia

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Alcuni dei più famosi marchi di lusso del settore della moda hanno annunciato che chiuderanno temporaneamente i propri negozi in Russia e interromperanno le operazioni commerciali nel paese. Questa mossa si aggiunge alla lista di aziende che hanno deciso di interrompere i rapporti con la Russia per via del conflitto attualmente in corso in Ucraina.

Molti marchi di lusso del settore della moda chiudono i negozi in Russia

Molti grandi marchi di lusso della moda, come Hermès, Richemont, l’azienda dietro a Cartier, Piaget e Jaeger-Lecoultre, hanno annunciato la chiusura dei propri negozi in Russia. A seguire si sono poi aggiunti Chanel; LVMH (la multinazionale dietro a Bulgari, Fendi, Louis Vuitton e Tiffany per citarne alcuni); e il gruppo Kering – che controlla aziende come Gucci, YSL, Balenciaga e Dodo – si sono uniti all’elenco.

La motivazione, oltre a una presa di posizione contro il conflitto attualmente in corso, è molto semplice. Le sanzioni imposte alla Russia hanno infatti reso sempre più difficile condurre affari nel paese. Visa, Mastercard e Apple Pay, ad esempio, hanno recentemente annunciato la sospensione dei loro servizi in Russia e questo impedisce a molti utenti di proseguire con gli acquisti. Secondo un rapporto di Jeffries, la popolazione russa effettua circa 9 miliardi di dollari di spesa annuale per beni di lusso.

“Date le nostre crescenti preoccupazioni per la situazione attuale, la crescente incertezza e la complessità di operare, Chanel ha deciso di sospendere temporaneamente la sua attività in Russia. Non consegneremo più in Russia, chiuderemo le nostre boutique e abbiamo già sospeso il nostro e-commerce”, si legge in un post della maison.

“Profondamente preoccupati per la situazione in Europa in questo momento, è con rammarico che abbiamo preso la decisione di chiudere temporaneamente i nostri negozi in Russia e sospendere tutte le nostre attività commerciali dalla sera del 4 marzo.”, ha scritto invece Hermès su LinkedIn.

Il mondo della moda a sostegno dell’Ucraina

Nonostante la chiusura delle boutique, molte aziende si stanno impegnando a continuare a pagare gli stipendi dei dipendenti. LVMH, che chiuderà 124 negozi in Russia, ha affermato che continuerà a pagare gli stipendi dei suoi dipendenti. Lo stesso vale per Kering, che promette di pagare gli stipendi per i suoi 180 dipendenti nel paese. Inoltre entrambe le aziende, insieme ad altre come Richemont e L’Oreal, hanno promesso sostegno finanziario ai rifugiati ucraini, che negli ultimi giorni stanno aumentando a dismisura.

LVMH ha infatti donato cinque milioni di euro alla Croce Rossa e ha aperto una raccolta fondi per facilitare il contributo dei propri dipendenti. Chanel ha donato 2 milioni di euro a due associazioni e ha affermato di impegnarsi a fornire assistenza e supporto al popolo ucraino.

La Camera Nazionale della Moda Italiana ha annunciato il proprio supporto a UNHCR, l’organizzazione delle Nazioni Unite per i Rifugiati, a cui si sono uniti molti importanti brand. Il Gruppo Armani ha infatti aderito donando 500mila euro e capi di prima necessità per gli ucraini. A questi marchi poi si aggiungono Prada, Gucci e Valentino, che hanno donato a UNHCR; Versace e Balenciaga a World Food Programme; oltre a Mango, Stella McCartney e davvero moltissimi altri brand del settore.

Questi gesti, oltre ad aiutare concretamente i rifugiati, hanno un’incredibile valenza simbolica: insieme, uniti per la pace, si può dare davvero una mano. Se anche voi volete contribuire in questo momento drammatico e delicato, potete aderire alle numerose campagne esistenti come quella di Save the Children o quella della Croce Rossa ucraina; oppure potete donare beni di prima necessità tramite il Consolato Generale d’Ucraina.

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