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Intelligenza Artificiale, dispositivi smart e privacy: come difendersi

Come proteggere i propri dati personali senza rinunciare ai dispositivi hi-tech

Di recente Amazon ha annunciato l’acquisizione di iRobot, aggiungendo il robot aspirapolvere alla sua suite di sorveglianza domestica, al campanello smart Ring e al prototipo di un drone. Dispositivi tutti alimentati da un’Intelligenza Artificiale in grado di monitorare costantemente la nostra vita – in alcuni casi rischiando di diventare invasiva -. Ma se consideriamo che la tecnologia sembra inarrestabile quanto alla produzione di dispositivi smart basati sull’apprendimento automatico delle nostre abitudini, questo ci ponte di fronte ad un quesito alquanto complicato: come proteggere la privacy in un mondo sempre più dominato dall’AI?

La privacy nell’era dell’Intelligenza Artificiale

Allo stato attuale, possiamo considerarci detentori di due diverse forme di privacy. Una esclusivamente digitale, che comprende tutte le informazioni della nostra vita nel cyberspazio. Ed una che possiamo definire analogica, che riguarda invece il nostro mondo fisico. E se finora è stato tutt’altro che semplice difendere la privacy online, ora sembra che cominci ad essere difficile farlo anche offline. Le nostre case, i nostri uffici e persino noi stessi siamo costantemente collegati a dispositivi connessi ad Internet: smartwatch, lampadine smart, frigoriferi, bilance, tostapane, campanelli e persino serrature delle porte d’ingresso. Tutti dispositivi interconnessi, che registrano costantemente quello che facciamo ogni giorno. La nostra posizione, il nostro peso, le nostre abitudini alimentari e via dicendo.

come proteggere privacy

I dispositivi smart ci monitorano 24 ore su 24, e colossi come Amazon e Google si occupano di raccogliere tutte le informazioni che ci riguardano, così da conoscerci al meglio. In questo modo, le compagnie potranno utilizzare i dati che noi stessi gli forniamo per propinarci annunci pubblicitari su prodotti che rispondano proprio alle nostre esigenze. Dall’altro lato, tutto questo rende la nostra vita decisamente più semplice. Non dobbiamo più preoccuparci di accendere la luce quando rientriamo stanchi a casa dal lavoro. E non dobbiamo pensare al film che possiamo vedere per trascorrere una serata in compagnia, perchè c’è già “qualcos’altro” che lo fa per noi.

Ma se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto? Se qualcuno potesse accedere a tutti i nostri dati e scoprire che passiamo troppo tempo lontani dalla scrivania quando siamo a lavoro? O se il nostro frigorifero smart ordinasse un surplus di cibo per errore? In fondo, lasciare che le aziende private utilizzino i nostri dati personali può non essere sicuro. Ecco perchè è importante capire come proteggere la privacy in un’era dominata dal machine learning.

Come proteggere la privacy nell’era dell’AI e dei dispositivi smart

Utilizzare un dispositivo smart, qualunque esso sia, implica la necessità di accettare i termini di servizio e la privacy policy delle società tecnologiche. Ma quanti di voi li hanno mai letti davvero? In genere, infatti, si tratta di testi molto lunghi e tediosi, spesso poco comprensibili all’utente medio. Pertanto, tutti finiamo con l’accettarli, senza sapere davvero – o quasi – di cosa si tratta. In questo senso, sembrerebbe non esistere una risposta alla domanda su come proteggere la nostra privacy, ma non è così. Anzitutto, c’è da considerare che tutti i servizi digitali devono avere quattro livelli modificabili di privacy:

  • Livello 1, in cui non si non conservano informazioni su di voi oltre a nome utente, e-mail e password
  • Livello 2, che comprende la conservazione delle informazioni sull’utente per fornirglii un servizio migliore, ma non le condividono con nessun’altro
  • Livello 3, che implica la possibilità di condividere con società sorelle le informazioni raccolte su di voi
  • Livello 4, in cui si considerano pubbliche tutte le informazioni raccolte dall’utente.

Tenendo conto di questa classificazione, voi avete la possibilità di modificare il livello di privacy con un semplice clic dalla pagina delle impostazioni. E qualunque modifica facciate, è da considerarsi retrospettiva – selezionando il livello 1, la società dovrà eliminare tutte le vostre informazioni tranne nome utente, e-mail e password -. Inoltre, tutti i dati oltre il livello 1 della privacy devono essere eliminati dopo tre anni, il che rappresenta una forma di sicurezza a vostro vantaggio. Al di là di questo, però, non c’è un vero e proprio modo per sottrarre le nostre informazioni personali ai colossi della tecnologia. Ammesso che non si voglia provare a non utilizzare più smartwatch, smartphone, lampadine smart, social media e chissà cos’altro.

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Questa visione, però, finisce con l’essere eccessivamente negativa. Negli ultimi anni, infatti, l’Unione Europea si è dimostrata molto propositiva quanto alla regolamentazione del settore tech. E lo dimostrano bene il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), il Digital Service Act (DSA) e il Digital Market Act (DMA). Così pure come alcune azioni intraprese dai governi locali. Tutto questo fa pensare che in futuro le compagnie tecnologiche potrebbero lanciare sul mercato dispositivi smart dotati di un’AI in grado di proteggere la privacy degli utenti. La soluzione ottimale sarebbe proprio quella di un sistema che sappia distinguere quali dati condividere con le aziende e quali no. Oppure possiamo immaginarci un futuro in cui l’AI è abbastanza piccola e smart da funzionare sul dispositivo stesso, senza che sia necessario inviare i dati altrove.

Qualunque cosa succederà, per ora l’importante è riuscire a proteggere la nostra privacy, senza rinunciare alla psosibilità di utilizzare AI e dispositivi smart. E ora saprete finalmente come fare.

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Chiara Crescenzi

Editor compulsiva, amante delle serie tv e del cibo spazzatura. Condivido la mia vita con un Bulldog Inglese, fonte di ispirazione delle cose che scrivo.

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