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Dopo i ban a TikTok, iPhone vietati in Russia: oggi la Guerra fredda si fa così

Stavolta il timore di essere spiati arriva da Mosca

La notizia giunta nelle scorse ore, all’apparenza clamorosa, in fondo è quanto di più ovvio ci si potesse attendere.

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E, al di là dei giudizi che si possono dare, fa luce su alcuni aspetti su cui troppo di rado si ragiona. Riassumibili in una sola frase: la prospettiva che noi adottiamo è solo una delle tante possibili.

Veniamo subito alla notizia, poi ne analizzeremo il contesto: gli iPhone sono stati vietati in Russia ai funzionari interni. Il motivo è semplice, e non risuonerà originale: la paura del governo di Mosca è che i dispositivi di casa Apple possano spiare gli utenti.

Dunque, in Russia gli iPhone sono stati vietati allo staff del Cremlino coinvolto nella campagna elettorale per le presidenziali del 2024.

Cosa sappiamo della notizia?

vladimir putin

Stop agli iPhone in Russia: cosa sappiamo

La notizia è stata data dal quotidiano russo Kommersant nella giornata di lunedì 20 marzo.

E riguarda, ripetiamo, i funzionari coinvolti nei preparativi per le elezioni presidenziali russe del 2024, che non potranno più utilizzare gli iPhone.

Kommersant cita fonti anonime, secondo cui Sergei Kiriyenko, primo vice capo di gabinetto dell’Amministrazione Presidenziale di Putin, avrebbe indicato il prossimo 1 di aprile come data entro la quale i funzionari dovranno abbandonare il telefono della Apple.

I timori sono speculari a quelli che muovono l’occidente nei confronti di TikTok: gli iPhone in Russia potrebbero essere vulnerabili per le agenzie di intelligence occidentali.

“O lo butti via o lo dai ai bambini”

Durante un incontro organizzato dal Cremlino, dunque, è stato dato l’ultimatum ai prodotti della Apple.

E le fonti anonime russe dipingono di tinte grottesche il meeting. Uno dei partecipanti avrebbe ad esempio detto che: “Per l’iPhone è finita: o lo butti via o lo dai ai bambini. Tutti dovranno farlo a marzo”.

Putin avrebbe affermato di non possedere alcun telefonino, e di navigare in Rete sporadicamente.

Secondo Kommersant, a essere considerati poco affidabili sarebbero sia gli smartphone iOS che quelli Android. E non si esclude che il Cremlino fornirà ai suoi funzionari device con sistemi operativi alternativi, russi o cinesi.

A proposito di Russia e Cina, occorre fare una considerazione.

La “coincidenza”

Non appare davvero casuale che il veto della Russia agli iPhone sia stato ufficializzato proprio nelle ore della visita del presidente cinese Xi Jinping al suo omologo Vladimir Putin.

Nelle scorse settimane, infatti, l’occidente si è schierato piuttosto compatto contro l’utilizzo di TikTok, accusato di sottrarre i dati degli utenti e fornirli al governo di Mosca.

Particolarmente severa, poi, appare la posizione degli Stati Uniti nei confronti di ByteDance. Anzitutto, l’amministrazione Biden ha intimato TikTok di rendersi autonomo dall’azienda: in caso contrario il ban alla piattaforma social potrebbe essere esteso all’intero Paese.

Ciò, peraltro, ha ingenerato la protesta di creator e influencer, che sfocerà in una manifestazione prevista nelle prossime ore.

Inoltre, un’indagine avviata dal Dipartimento di giustizia americano (in collaborazione con Fbi e procura della Virginia) starebbe facendo luce proprio sulle accuse di spionaggio mosse a ByteDance.

La guerra fredda tech

Il veto stavolta proveniente dalla direzione opposta, dalla Russia verso gli iPhone, è una mossa dal preciso sapore politico.

Testimonia del legame tra Russia e Cina, corroborato dall’incontro in atto tra i due presidenti, e mostra come ormai la guerra fredda, ovvero le tensioni tra i due cosiddetti blocchi, si giochi ormai anche (o soprattutto) sul versante tecnologico.

Versante tecnologico che – tra utilizzo dei social, hackeraggi incrociati, droni, interruzioni delle comunicazioni Internet e quant’altro – sta caratterizzando il conflitto russo-ucraino.

I punti di vista

C’è infine da dire che, ad affrontare la questione da una prospettiva strettamente logica, il boicottaggio della Russia verso gli iPhone è del tutto identico a quello dell’occidente contro TikTok. E quindi altrettanto legittimo.

Va da sé che ciascuno rivendichi come giusto il proprio punto di vista, e come esecrabile quello dell’avversario.

Sarebbe piuttosto il caso che, da una parte o dall’altra, alle accuse seguisse l’esibizione di prove incontrovertibili della colpevolezza altrui. Solo così ai punti di vista si sostituirebbe la verità, univoca e non interpretabile.

Ma forse tali prove non permetterebbero più di proseguire in questa strategia della tensione incrociata, di cui si nutre appunto ogni Guerra fredda che si rispetti.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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