Cyborg <sàibooġ> (it. <sàiborġ>) s. m. – Organismo cibernetico costituito da parti artificiali (protesi meccaniche, innesti biochimici, modificazioni con parti elettroniche) innestate su corpo umano.
Direttamente dall’Enciclopedia Treccani, questa è la definizione di cyborg su cui vogliamo riflettere prima ancora di parlare di Neuralink, la nota start-up di Elon Musk che ha da poco annunciato il progetto di un’interfaccia cervello-computer. Mai prima d’ora, quindi, il confine tra cyborg ed essere umano è stato così sottile. O forse sì. Ma noi non ci abbiamo mai fatto troppa attenzione.
Stando alla definizione di cui sopra, un uomo che porta un pace-maker è a tutti gli effetti un cyborg. Ci avete mai pensato? Probabilmente no, ma siamo certi che da oggi in poi lo farete. Il progetto di Musk, però, va ben oltre questo, tanto da avere come obiettivo quello di portare l’essere umano a competere con l’intelligenza artificiale. Suona come qualcosa di fantascientifico, eppure è realtà. In ogni caso, sarà più facile capirlo sapendo che Neuralink sta lavorando ad un chip da impiantare nel cervello per ascoltare musica in streaming senza auricolari. E sì, con questa invenzione potremmo davvero trasformarci in cyborg.
Neuralink: fantascienza o realtà?
Qualche giorno fa, Elon Musk ha rilasciato la prima dichiarazione ufficiale sulle attività della start-up Neuralink, che già da qualche anno sta lavorando alla progettazione di un’interfaccia neurale. L’intento è quello di poter assicurare una connessione diretta tra un computer e un chip inserito nel cervello, in modo tale da poter utilizzare pc o smartphone semplicemente con il potere della mente.
If you can’t beat em, join em
Neuralink mission statement— Elon Musk (@elonmusk) July 9, 2020
Il sistema illustrato da Musk si è mostrato incredibilmente all’avanguardia, nonché supportato da una serie di studi di settore, che è possibile consultare dal sito ufficiale di Neuralink per capirne al meglio il funzionamento. Per rendere funzionante questa interfaccia, un team di esperti ha sviluppato fili polimerici più sottili di un capello umano (4/6 μm), che possono essere impiantati nel cervello con una probabilità più bassa di danneggiarlo rispetto ad altri materiali.
L’impianto si compone di 96 fili, ognuno dotato di 32 elettrodi – per un totale di 3072 -, collegati ad un chip personalizzato in grado di leggere e amplificare i dati dal cervello. La trasmissione avviene tramite un cavo USB-C, anche se l’obiettivo futuro è quello di trasferirli con una connessione Wi-Fi. Proprio per questo, il team di Neuralink sta già lavorando al “Sensore N1“, progettato per essere inserito all’interno del corpo umano e trasmettere dati in modalità wireless.
L’idea è di impiantare quattro di questi sensori in una persona: tre nelle aree motorie ed uno in quella somatosensoriale. Ogni sensore sarà poi collegato ad un dispositivo esterno montato dietro l’orecchio, dotato di batteria e comodamente gestibile da un’App per iPhone. E questo sì, ci permetterebbe di ascoltare musica in streaming senza dover utilizzare gli auricolari. In questo modo, infatti, i suoni verrebbero trasmessi direttamente al nostro cervello, e noi li percepiremmo a livello del timpano.
Questa, in effetti, è la novità incredibile di cui tutti parlano, senza sapere che forse ce n’è una ancora più eclatante. Per impiantare la tecnologia di Neuralink, il team di lavoro ha messo a punto un robot neochirurgo “in grado di impiantare sei fili (192 elettrodi) al minuto“. Questa macchina sarebbe addittura in grado di evitare di toccare i vasi sanguigni, così da non creare alcuna problematica in seguito all’operazione. Un lavoro che, stando a quanto riferito dai portavoce della start-up, sarebbe pressoché impossibile per un essere umano.
Ci aspetta un futuro da cyborg?
L’annuncio di Neuralink ha scatenato reazioni davvero controverse. Al di là dell’entusiasmo per la novità tecnologica (o robotica, che dir si voglia), non sono state poche le preoccupazioni al riguardo. D’altronde, l’idea di avere un chip impiantato nel cervello può risultare piuttosto raccapricciante, soprattutto per i non amanti del settore. Per quanto il nostro mondo sia digitalizzato, sono tantissime le persone che non rinuncerebbe mai alla propria umanità. E Neuralink non sembrerebbe proprio andare in questa direzione.
L’idea di Elon Musk di renderci sempre più performanti, così da permetterci di competere con l’AI, c’è ed è reale. Ma i suoi progetti non vanno davvero solo in questa direzione. Uno degli obiettivi primari della start up è infatti quello di utilizzare la tecnologia per aiutare pazienti completamente paralizzati o affetti da disturbi neurologici che hanno un forte impatto sulla mobilità e sulle altre funzioni vitali – come il Parkinson, ad esempio -.
https://youtu.be/r-vbh3t7WVI
E questa non è certo la prima volta che la tecnologia viene in aiuto alla medicina. Matthew Nagle è stato il primo paziente affetto da paralisi del midollo spinale a ricevere un impianto cerebrale che gli ha permesso di controllare il cursore di un computer. Nel 2006, dopo aver imparato a padroneggiare i movimenti, è riuscito a giocare a Pong utilizzando soltanto la sua mente. E da allora, molti pazienti sono riusciti a spostare oggetti utilizzando impianti di questo tipo. Sono cyborg o esseri umani? Difficile dirlo. Forse, semplicemente, si tratta di persone aiutate da una tecnologia avanzata, e nulla di più.
Non possiamo sapere in che direzione andranno gli studi condotti dagli ingegneri di Neuralink, né tanto meno potremmo sapere per cosa davvero sarà utilizzata la tecnologia che stanno mettendo a punto. Al di là dello streaming musicale, i vantaggi dell’interfaccia neurale sembrano essere molteplici, e tutti sembrano avere uno scopo terapeutico. Sembrerebbe, infatti, che questo sistema possa “aiutare a controllare i livelli ormonali e usarli a nostro vantaggio“, aiutandoci così a risolvere i disturbi legati all’ansia. Sarebbe anche in grado di curare depressione e dipendenza, andando a riqualificare le zone del cervello responsabili di queste patologie.
Basterebbe un chip per eliminare tutti i nostri problemi, a quanto pare. E renderci pressoché perfetti. Ma quello che ci chiediamo è: saremmo davvero in grado di vivere senza tutte le nostre preoccupazioni?
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L’articolo esprime una propensione e fiducia verso queste nuove forme di tecnologia che varcano frontiere della bioetica mai varcate prima e creano un precedente molto pericoloso verso una manipolazione tecnologica dell’essere umano ed il controllo della sua mente. il Sensore N1 di Elon Mask, così come il progetto ID2020 di Bill Gates per innestare nel corpo umano tatuaggi a punti quantici per l’identità digitale possono chiaramente essere usati per un controllo globale e sono una seria minaccia per l’intera umanità, considerando soprattutto che le ricerche in questo ambito sono svolte da società private con enormi interessi commerciali. Lo scenario distopico orwelliano non è più fantasia, ritengo grave che che questo genere di informazione presentata in modo così asettico e assertivo non sollevi alcun interrogativo sui rischi di queste tecnologie che si celano dietro a obiettivi apparentemente lodevoli come la telemedicina e la digitalizzazione e sulla natura stessa dell’essere umano, che non si può limitare alla visione meccanicistica.