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IBM dice basta alle soluzioni di riconoscimento facciale

Con una lettera al Congresso, il CEO di IBM si oppone all'utilizzo della tecnologia di riconoscimento facciale per sorveglianza di massa

IBM non offrirà più software di analisi o soluzioni di riconoscimento facciale. Lo ha dichiarato il CEO Arvind Krishna in una lettera al Congresso rivolta ad alcuni parlamentari. Inoltre la società ha affermato a The Verge che non svilupperà o effettuerà più ricerche sulla tecnologia in questione.

IBM dice basta al riconoscimento facciale

ibm riconoscimento facciale
Photo Credit: Freepik

IBM si oppone fermamente e non accetterà l’uso di alcuna tecnologia di riconoscimento facciale, inclusa quella offerta da altri fornitori, ai fini di sorveglianza di massa, profilazione razziale, violazioni dei diritti umani e libertà o qualsiasi scopo che non sia coerente con il nostro valore e principi di fiducia e trasparenza.” ha affermato Krishna nella lettera pubblicata e diretta ai membri del Congresso. “Riteniamo che sia giunto il momento di avviare un dialogo nazionale su come e se la tecnologia di riconoscimento facciale debba essere impiegata dalle forze dell’ordine nazionali.

Il software di riconoscimento facciale è notevolmente migliorato nell’ultimo decennio grazie ai progressi dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, la tecnologia in questione ha dimostrato di soffrire di pregiudizi in termini di età, razza ed etnia. Questo avviene perché è spesso fornita da società private con scarsa regolamentazione o supervisione federale. La conseguenza è che questi pregiudizi rendono gli strumenti inaffidabili per l’applicazione della legge e sicurezza, e possono esserci potenziali violazioni dei diritti civili.

Nel 2018, una ricerca di Joy Buolamwini e Timnit Gebru ha rivelato per la prima volta quanto molti sistemi di riconoscimento facciale – inclusi quelli di IBM – siano distorti. Questo lavoro e i successivi studi della coppia hanno portato a critiche di questi algoritmi e tentativi continui di correggere i pregiudizi. La tecnologia è stata anche messa in discussione per il suo ruolo nelle violazioni della privacy.

Una tecnologia che sta dando del filo da torcere a tutti

Tante società che sviluppano e distribuiscono software di riconoscimento facciale, nel corso degli anni, sono state vittime di polemiche. In passato il programma di Amazon, Rekognition, utilizzato anche dalle forze dell’ordine, ha abbinato erroneamente 28 membri del Congresso a volti scelti tra 25000 foto pubbliche. Si è scoperto che un’altra società, Clearview AI, faceva utilizzare il suo database di immagini prese dai social media a società del settore privato e forze dell’ordine. Inoltre a gennaio Facebook ha dovuto pagare $550 milioni per fermare una class-action per l’utilizzo illegale della tecnologia di riconoscimento facciale.

IBM aveva già provato nel 2018 a risolvere i pregiudizi e la distorsione del riconoscimento facciale, rilasciando un set di dati pubblici. Ma anche in quel momento al colosso non andò proprio bene: si scoprì che aveva usato circa un milione di foto provenienti da Flickr, senza consenso, nonostante le immagini fossero state condivise con la licenza Creative Commons.

La lettera Krishna non arriva in un momento casuale, viste le attuali tensioni dopo la morte di George Floyd.  Il CEO afferma che sia necessaria una riforma delle forze di polizia, inoltre sostiene che le forze dell’ordine dovrebbero essere rese più responsabili per gli illeciti commessi. Infine, riguardo il riconoscimento facciale, scrive “dobbiamo creare percorsi più aperti ed equi affinché tutti gli americani acquisiscano competenze e formazione validi sul mercato”.

IBM quindi dice basta ai software di riconoscimento facciale. La giungla nella quale una società deve muoversi per sviluppare una tecnologia del genere è diventata troppo fitta e piena di insidie.

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Sara Grigolin

Amo le serie tv, i libri, la musica e sono malata di tecnologia. Soprattutto se è dotata di led RGB.

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