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Il 22 giugno 1984 usciva Karate Kid

Esattamente trentasette anni fa arrivava nelle sale americane un film destinato a diventare un cult tra i giovani

Il 22 giugno del 1984 usciva nelle sale americane Karate Kid, diretto da John G. Avildsen.

O più precisamente The Karate Kid, il cui titolo completo dell’edizione italiana è Per vincere domani – The Karate Kid.

La pellicola, destinata a diventare un film di culto per i giovani di diversi Paesi, ha dato il via a una saga cinematografica, una serie televisiva e molto altro.

Ripercorriamo insieme la trama del film. E cerchiamo di capire perché una pellicola non priva di ingenuità è riuscita a entrare nel cuore di milioni di spettatori di tutti gli angoli del pianeta.

The Karate Kid

Qualunque lettore che abbia più di quarant’anni non resterà insensibile alla frase “Dai la cera, togli la cera”. Si tratta di una battuta di dialogo presa da una delle scene più memorabili del film. Ma andiamo con ordine.

Il sedicenne di origine italiane Daniel “Danny” LaRusso si trasferisce con la madre in California. Lì viene bullizzato da alcuni ragazzotti che fanno parte del Cobra Kai, un dojo di karate il cui istruttore usa metodi di allenamento piuttosto spicci.

Un curioso signore anziano di Okinawa, tale Miyagi, verrà in soccorso di Danny. Lo allenerà con pratiche poco ortodosse, per farne un campione di karate che… Non sveliamo il finale, nel caso (improbabile) ci fosse qualcuno che non abbia ancora visto il film.

La battuta che abbiamo citato si riferisce al fatto che uno degli allenamenti imposti da Miyagi a Danny consiste nel dare e togliere la cera a una grande quantità di automobili (non per sadismo, ma per insegnare al ragazzo la coordinazione tra movimenti delle braccia e respirazione).

karate kid

Il successo del film

Karate Kid ha incassato solo negli Stati Uniti oltre 90 milioni di dollari. Ma la sensazione è che l’eco prodotta dal film sia stata di molto superiore ai pur lusinghieri risultati al botteghino.

La pellicola, oltre ad avere avviato la carriera di Ralph Macchio (che interpretava LaRusso), ha regalato una nomination agli Oscar e una ai Golden Globe a Pat Morita, l’attore statunitense di origine nipponica che ha vestito i panni del maestro Miyagi.

Dopo The Karate Kid

Il successo della pellicola del 1984 ha fatto sì che The Karate Kid fosse il primo di una fortunata serie di quattro film. Gli altri titoli della tetralogia sarebbero usciti nel 1986, nel 1989 e nel 1994. Solo nei primi due ricompare Macchio nel ruolo di Danny.

Esiste anche un reboot (un film che prende spunto dal primo della saga ma non ne fa parte) del 2010, The Karate Kid – La leggenda continua, dove lo sport praticato passa dal karate al kung fu.

Nel 2018 sarà la volta della serie televisiva Cobra Kai, con il clamoroso ritorno di Ralph Macchio, nata come web serie per YouTube.

Ma la fortuna di Karate Kid oltrepasserà presto i confini della macchina da presa. Nel 1987 esce per la console Nintendo il videogioco The Karate Kid, che si sviluppa su quattro livelli corrispondenti alla trama del film.

Due anni dopo, nel 1989, sarà la volta della serie animata. Composta da tredici mini episodi, è andata in onda sul canale NBC.

Karate Kid nel costume e nell’immaginario

Un elenco di opere derivate dal film non rende giustizia dell’effetto psicologico che le imprese di Danny LaRusso hanno avuto per anni, anzi per decenni, su una percentuale difficilmente calcolabile (ma di certo ampia) della popolazione giovane mondiale.

Basta fare una piccola ricerca in Rete oggi, a distanza di ben trentanove anni dall’uscita del film nelle sale americane. Si trovano in vendita il gioco di società di Karate Kid, gadget celebrativi di ogni tipo, un fitto merchandising che va da capi di abbigliamento a portachiavi, da spillette a targhe automobilistiche. E per chi fosse attratto dai cattivi della storia, non manca la divisa completa del dojo Cobra Kai.

Chi scrive, poi, ricorda con divertita malinconia buona parte dei suoi amici che, dopo la visione del film, si cimentavano in improbabili e rozze mosse di karate.

Battute a parte, il film ha dato davvero un grande contributo allo sviluppo delle arti marziali, non solo negli Stati Uniti ma in tutto l’occidente.

I motivi del successo del film

Ma perché, viene da domandarsi, Karate Kid è penetrato così a fondo nella moda e nell’immaginario dei ragazzi dell’epoca?

La risposta ha un nome, ed è John G. Avildsen.

Ricordiamo che il regista del film otto anni prima aveva girato Rocky, eccellente pellicola sulla biografia di un loser, ben lontana dai sequel via via più grotteschi.

In fondo, Karate Kid è una riproposizione in salsa adolescenziale dell’epopea di Rocky-Stallone.

karate kid

Molte sono le tematiche comuni. Intanto, il protagonista è un individuo non particolarmente dotato ma con un’enorme forza di volontà: tutti noi, insomma, potremmo diventare come lui. La sua fidanzata devota non è troppo avvenente. C’è poi il tema del riscatto attraverso lo sport, quello della lealtà, quello della disciplina e della costanza per il raggiungimento di un obiettivo. E quello della condanna del bullismo (col sottinteso che chi la fa deve aspettarsela).

Infine, rispetto a Rocky, in Karate Kid ci sono due elementi in più: una garbata ironia che attraversa l’intera storia, e una riproposizione un po’ (un bel po’) stereotipata, eppure affettuosa, del Giappone.

Se trentasette anni dopo siamo ancora qui a parlarne, evidentemente Karate Kid ha tenuto fede al suo titolo italiano, Per vincere domani.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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