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Oggi, 12 marzo, si celebra la Giornata mondiale contro la cybercensura

L’evento è stato istituito nel 2008

Più passa il tempo e più ci sembra che la Rete debba fare i conti con un equilibrio forse impossibile da trovare. Quello tra la libertà di espressione e il doveroso filtraggio delle notizie, affinché Internet non diventi un contenitore in cui tutto possa essere riversato, con buona pace dei limiti morali.

Gli esempi sarebbero svariati: pensiamo ad esempio al recente caso di FaceMega, l’app che per farsi pubblicità ha diffuso via social video porno girati con la tecnica del deepfake, che avevano per (ignare) protagoniste le attrici Emma Watson e Scarlett Johansson.

O alla richiesta dell’Unione Europea a Elon Musk, affinché assuma nuovo personale per aumentare la moderazione dei contenuti di Twitter.

Per non parlare di ChatGPT e degli ultimi approdi dell’intelligenza artificiale. Dalle mirabolanti possibilità, certo, ma che andranno necessariamente normati (e già lo si sta cominciando a fare, anche dal punto di vista legislativo).

censura

C’è censura e censura

Ma naturalmente, un conto è la censura ragionevole, anzi virtuosa, di cui c’è un gran bisogno affinché anche la Rete sia un luogo vivibile e piacevole per tutti.

Altro conto è la censura che soprattutto i governi illiberali impongono affinché nel proprio Paese non ci sia una libera circolazione di idee. Specie, va da sé, quelle in opposizione al regime.

Per questo nel 2008 è stata istituita la Giornata mondiale contro la cybercensura, che si celebra oggi 12 marzo.

La Giornata mondiale contro la cybercensura

La Giornata mondiale contro la cybercensura, istituita nel 2008, è stata voluta da Reporters sans frontières e Amnesty International.

L’obiettivo è quello di attirare l’attenzione sulle forme di censura di alcuni governi nei confronti della libertà di espressione online.

Nel 2008 Jean-François Julliard, segretario generale di Reporters sans frontières, e Larry Cox, direttore esecutivo di Amnesty International, hanno scritto agli amministratori delegati di Google, Yahoo!, Inc. e Microsoft Corporation, chiedendo loro di onorare la Giornata.

Il Netizen Prize

In occasione della Giornata mondiale contro la cybercensura, Reporter Senza Frontiere assegna il premio annuale Netizen Prize a un utente Internet, blogger, cyberdissidente o gruppo che ha contribuito in maniera significativa alla difesa della libertà di espressione online.

Tuttavia, le ultime notizie del premio risalgono al 2016.

La libertà di espressione online

Periodicamente vengono pubblicati report e mappe sullo stato della libertà di espressione online. E va da sé che tra cybercensura e regimi illiberali ci sia spesso uno stretto legame.

Uno dei più recenti contributi in questo senso è quello pubblicato da Proxyrack lo scorso dicembre.

Si tratta di una classifica che attribuisce ai vari Paesi un punteggio da 0 (il massimo della libertà) a 10 (il massimo della censura) basandosi su diversi parametri. Tra cui l’accesso a siti Internet di varia natura e eventuali blocchi, totali o parziali, ai social.

I tre Paesi in cui la cybercensura è più severa sono, in ordine decrescente, Cina, Iran ed Egitto.

Al contrario, il Paese più virtuoso quanto a libertà d’espressione online è il Regno Unito, seguito da Giappone e Germania.

L’Italia sta in un’onorevolissima sesta posizione, con un punteggio complessivo di 1.45.

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Il ruolo dei social

Della cybercensura ci sono stati offerti recenti esempi da parte del governo di Mosca.

Attenzione però a un aspetto: le piattaforme social non sono sempre e solo vittime di questo bavaglio.

Prendiamo due esempi: il primo riguarda TikTok, e si riferisce proprio al suo atteggiamento ambiguo verso il regime di Mosca. Se inizialmente il social cinese è sembrato uno strumento indispensabile agli assediati ucraini per manifestare (e mostrare al mondo) il proprio dissenso, nel corso dei mesi la sua prospettiva è mutata.

E già il 15 marzo del 2022, poche settimane dopo lo scoppio della guerra, un report di Tracking Exposed aveva mostrato la posizione ambigua (se non filorussa) della piattaforma.

Torniamo poi indietro nel tempo all’ottobre del 2021, quando è scoppiato lo scandalo dei Facebook Papers.

Ovvero quelle diecimila pagine che hanno mostrato non solo un controllo spesso – diciamo così – distratto dei contenuti da parte dell’allora azienda Facebook, oggi Meta.

Ma anche un’inquietante connivenza con alcuni regimi autoritari, come quello vietnamita, che avrebbero tacitato il dissenso grazie anche alla censura operata dai social di Mark Zuckerberg.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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